Con la certificazione del primo trattore e del primo attrezzo, il progetto Tim passa dallo stato di idea astratta a quello di realtà oggettiva. Una realtà con solide basi anche nel nostro paese, visto che il laboratorio Rei – sigla che sta per Reggio Emilia Innovazione – è stata la prima struttura a certificare la funzionalità Tim su un trattore.
Cos’è Tim
Iniziamo da un rapido riassunto. Tim (la sigla svolta si legge Tractor Implement Management) è un nuovo standard di comunicazione secondo cui l’attrezzo può prendere il controllo su alcuni parametri del trattore, liberando il conducente da compiti scontati e ripetitivi. L’esempio che si fa sempre è quello della rotopressa, che grazie a Tim potrebbe fermare il trattore quando è il momento di scaricare la balla e farlo ripartire una volta eseguita l’operazione. O anche, per esempio, regolare automaticamente la velocità di avanzamento in base alla dimensione dell’andana da raccogliere. Va da sé che una funzione del genere è estremamente utile in alcune applicazioni: la già citata fienagione, ma anche i trattamenti, i trapianti e via elencando.
Un sistema simile è già in fase di realizzazione da tempo, ma aveva sempre riguardato trattori e attrezzi dello stesso costruttore: New Holland con New Holland, John Deere con John Deere eccetera.
Un protocollo comune
Aef (Agricultural Electronic Industry Foundation), ovvero l’associazione di costruttori nata allo scopo di studiare i test di conformità relativi a Isobus, è però andata oltre, proponendosi di creare uno standard che permettesse il dialogo tra applicazioni di diversi costruttori. Il protocollo di test per Tim è stato presentato lo scorso dicembre e con il 2020 sono iniziati i test per la certificazione degli attrezzi. «Un’operazione particolarmente complessa, perché si deve mettere in comunicazione la centralina del costruttore con un complesso sistema di simulatori, facendo in modo che si scambino le relative chiavi di accesso.
Lo scopo è far sì che i due sistemi si riconoscano come affidabili», spiega Simone Zamboni, Test Engineer di Rei. Gli ostacoli sono stati però superati e nel marzo scorso Rei ha certificato il primo trattore, appartenente al gruppo Sdf. Si affianca al primo attrezzo certificato: una rotopressa Krone, validata in Germania. «L’aspetto fondamentale di Tim è che funziona indipendentemente dalla marca. È quindi possibile collegare qualsiasi trattore a qualsiasi attrezzo, purché entrambi certificati, e quest’ultimo sarà in grado di controllare alcuni parametri della trattrice. Come velocità, prese di potenza, distributori idraulici, sollevatore o sterzo», aggiunge Zamboni.
Realizzati i test di certificazione, è il momento di creare lo standard. Attualmente, infatti, gli iscritti Aef per compilare i software si rifanno a linee guida realizzate da loro stessi, ma è necessario arrivare a una normativa univoca, che i costruttori dovranno seguire in via ufficiale per scrivere software certificabili secondo la funzionalità TIM. A quel punto, il controllo delle funzioni tra macchine diverse non sarà più un problema e avremo compiuto tutti un importante passo avanti verso il cosiddetto Internet of things.
Premiato negli States
Arrivano i primi riconoscimenti per Tim, il nuovo standard per il controllo reciproco tra macchine. Nello scorso febbraio Aef, la fondazione in seno alla quale è cresciuto il progetto Tim, ha ricevuto il premio AE50 presso l’Agricultural Equipment Technology Conference di Louisville/Kentucky, da parte dell’Asabe, sigla che sta per Società americana per l’ingegneria agricola e biologica. Il riconoscimento è stato attribuito per il contributo che Tim potrà dare allo sviluppo dell’agricoltura digitale e in particolare alla sinergia tra macchinari di diversi costruttori.