Morsa, flessibile, saldatrice, compressore, chiavi e martelli. Ma anche un trapano a colonna, un tornio e, perché no, una piccola pressa. L’officina, in un’azienda agricola, ha un ruolo di primo piano. Per le riparazioni urgenti, in primo luogo, ma anche per le manutenzioni, che solitamente occupano titolare e dipendenti nel periodo invernale. E poi per tutti quei lavori di miglioramento che tanti agricoltori effettuano sugli attrezzi, per adattarli alle loro necessità. Oppure per ripristinare parti usurate o danneggiate durante la stagione senza ricorrere ai sempre più costosi ricambi. Non ci può essere azienda agricola, in poche parole, senza un angolo-officina. E se l’azienda è grande, oppure fa lavorazioni in conto terzi, l’officina si allarga in proporzione, fino a gareggiare, per completezza di dotazione, con quella del meccanico o del fabbro di paese. Non è un segreto, del resto, che molti meccanici, si siano formati proprio nelle officine private, decidendo successivamente di lavorare per un’impresa artigiana o di costituirne una essi stessi.
Sullo scorso numero ci siamo occupati dei costi di allestimento di un’officina professionale, che richiede un investimento prossimo ai 150mila euro. Una spesa ovviamente improponibile per la quasi totalità delle aziende agricole italiane, ma in quel caso si parlava di una struttura allestita da chi fa il meccanico per professione.
Come allestirla
In questa occasione, invece, si prende in esame l’officina privata, utile appunto per i primi interventi e le manutenzioni. Lo facciamo con l’aiuto di Damiano Santelli: mantovano, agricoltore, contoterzista e soprattutto strenuo difensore del fai da te in campo meccanico. «Se parliamo di contoterzisti, non può esistere questo mestiere se non prevede anche qualche lavoro di ferramenta. Un agromeccanico deve saper fare almeno i lavori basilari da fabbro», ci spiega. Discorso diverso per un agricoltore. «Anche in quel caso – aggiunge – è sempre meglio essere attrezzati, sia per guasti improvvisi nei momenti nevralgici della stagione, sia per tutti quei lavoretti che, delegati all’esterno, farebbero lievitare i costi».
Rispetto alla lunghissima lista di attrezzature che servono a un meccatronico professionista, la dotazione per riparazioni fai da te è senz’altro più contenuta. Per chi proprio non ha dimestichezza con l’officina, possono bastare trapano, smerigliatrice, morsa, saldatrice elettrica e un buon set di chiavi, oltre a pinze, martelli e bulloneria. Con cui allestire, naturalmente, l’immancabile banco di lavoro. In totale, con un migliaio di euro ci si attrezza per le riparazioni più elementari.
Santelli, tuttavia, va oltre. Sia per passione sia perché, da buon agromeccanico, preferisce fare in casa tutto quel che può. «In officina abbiamo tornio, trapano a colonna e anche una pressa, per la carpenteria. Poi due saldatrici, scaffalature, vari banchi di lavoro e naturalmente il compressore. Abbiamo anche un gruppo elettrogeno, necessario per alimentare il compressore con tutta la potenza necessaria». Set di chiavi e attrezzi di vario tipo, naturalmente, non si contano. E in un’area coperta esterna troviamo un attrezzato reparto pneumatici, completo di smontagomme. «Troppo piccolo per le ruote posteriori del trattore, ma per quelle anteriori va bene. Inoltre riesce a lavorare su quelle dei carri-botte, che sono da girare a intervalli frequenti. Già soltanto questo fa capire quanto tempo e denaro ci faccia risparmiare».
Secondo Santelli, la presenza in azienda di un reparto di questo tipo permette in primo luogo di ottimizzare i tempi. «Se dovessimo andare ogni volta dal gommista, dovremmo smontare la ruota, caricarla sul furgone e portarla via. In questo modo, invece, quando abbiamo un attimo di tempo, giriamo le ruote a due o tre carri e ci togliamo un po’ di lavoro di manutenzione».
Risparmi assicurati
Anche nel settore della carpenteria Santelli non si tira indietro. «Lo scorso anno, per esempio, abbiamo rinforzato con la saldatrice tutte le punte e i dischi di due barre. Un lavoro certosino, fatto con acciaio da riporto, che per la sua durezza resiste molto più del pezzo originale. Alla fine, due testate da trincia usurate sono tornate come nuove. Ci sono voluti quasi due mesi di impegno da parte di un addetto a tempo praticamente pieno ma ne è valsa la pena, se si pensa a quanto costa una barra nuova». Pur dovendosi rivolgere all’assistenza per la riparazione dei trattori, insomma, Santelli cerca di fare in casa quanto più possibile. «È soprattutto una questione di costi, oltre che di comodità: è sorprendente quanto si può risparmiare facendo da soli la maggior parte dei lavori e delle manutenzioni. A eccezione di quelli che richiedono l’intervento dell’elettronica, per la quale non siamo attrezzati».