Piccola, ma dignitosa

Luciano Frigieri sul suo McCormick D217
La collezione di Luciano Frigieri nel Modenese conta pochi esemplari, ma conservati o restaurati con grande passione

Ho sempre avuto la passione per i motori e i trattori, ma non tanto per il gusto di averli, quanto perché mi è sempre piaciuto metterci le mani e lavorarci attorno».

Nato in una famiglia agricola al confine tra Sassuolo e Magreta in provincia di Modena e oggi in pensione, Luciano Frigieri ha lavorato come escavatorista presso un frantoio della zona e circa 30 anni fa ha deciso di iniziare a collezionare trattori d’epoca. «Andavo a lavorare sempre in bicicletta e quando alle cinque e mezzo tornavo a casa, davo una mano ai miei in campagna – ci racconta Frigieri – ma se non c’era bisogno di me, dovevo trovare a tutti i costi qualcosa che mi impegnasse. E poi, appunto, una trentina d’anni fa ho comprato il primo trattore d’epoca, un Fiat 25 C, perché è stato il primo trattore Fiat a essere stato venduto qui a Magreta e lo aveva acquistato proprio mio padre».

E la prima passione per i motori a Luciano l’ha trasmessa proprio il papà, anche se Luciano ci ha comunque messo molto del suo. «In effetti ho imparato un po’ da solo – conferma – anche perché se uno ha la passione per i motori, in qualche modo riesce a metterci le mani. Chiaramente, quando avevo bisogno chiedevo supporto a qualcheduno che sapevo essere del mestiere. E così uno alla volta, di trattori ne ho messi insieme otto, senza seguire un criterio particolare, l’importante per me era che non fossero dei doppioni. Bene o male li ho recuperati tutti qui in zona, tramite conoscenze, e nella maggior parte dei casi erano in pessime condizioni».

In realtà i trattori sarebbero stati nove, perché Frigieri possedeva anche un SuperLandini, ma su consiglio del medico lo ha venduto. «È stato il mio terzo acquisto, ma la mia schiena negli anni, anche a seguito del tipo di lavoro che ho sempre svolto, è peggiorata e avviare un bestione come il SuperLandini era diventato troppo faticoso per me. Così l’ho venduto e, sempre per una questione di età e di salute, una decina di anni fa ho deciso di non comprare più trattori».

MotoMeccanica e Fiat

Vediamo allora quali sono questi otto esemplari, andando in ordine cronologico e quindi partendo dal più vecchio, il Balilla MotoMeccanica del 1931, dotato di motore quattro cilindri da 10 cavalli alimentato a petrolio (serbatoio da 22 litri), cambio a due leve per un totale di 6 marce in avanti e 2 retromarce, e dell’allora innovativo filtro dell’olio motore. La versione recuperata da Frigieri è di colore nero e gommata per poter circolare su strada (è omologato Asi), ma Frigieri dispone anche delle ruote originali in ferro. A seguire troviamo anche la versione cingolata del Balilla, del 1938, anch’esso in livrea nera, sempre con motore quattro cilindri avviato a benzina e alimentato a petrolio, da 15 cv di potenza, con cambio a 6 marce in avanti + 2 retromarce e lubrificazione forzata con pompa a ingranaggi. Frigieri sottolinea l’originalità del suo modello (ne furono prodotti 200), evidenziando in particolare il tappo del serbatoio con il piede sinistro della statuetta sollevato. «Non è raro trovare esemplari in circolazione con il piede della statuetta appoggiato a terra», rimarca Frigieri.

Andiamo avanti e passiamo al marchio Fiat. Il primo esemplare è una Fiat 601 del 1950, una vera e propria pietra miliare del marchio torinese. Equipaggiata con motore quattro cilindri da 17 cavalli a petrolio, valvole laterali e avviamento a manovella, cambio a 5 marce (4+1) e guida a leve, Frigieri ha trattato la sua Fiat 601 in un modo particolare. «Era messa male, con i parafanghi tutti segnati – spiega – per cui dopo averla pulita a regola d’arte, avrei dovuto portarla in carrozzeria. Ma allora non ero tanto dell’idea di portare i trattori a verniciare in carrozzeria, così ho deciso di verniciarla io con questo colore metallo, giusto per farla diversa dal convenzionale». Frigieri possiede anche la versione gommata, ovvero la Fiat 600, con stesso motore e cambio, zavorrata, sempre del 1950, un ottimo conservato che, grazie anche al contributo del fratello sulla parte elettrica, è tornato come nuovo.

Fiat 25 R, il trattore con cui lavorava il padre di Frigieri

Rimanendo in casa Fiat, nella collezione di Frigieri troviamo anche l’evoluzione della serie 600, ovvero la 25, con i modelli 25 R e 25 C, del 1953, con motore diesel 4 cilindri da 23 cavalli e cambio a 4 marce + 1 retromarcia. «La Fiat 25 R è stata la prima trattrice che ho acquistato trent’anni fa – ricorda Frigieri – perché era il trattore di mio padre ed è stata la prima trattrice Fiat a essere venduta a Magreta. L’ho presa da un agricoltore della zona, l’ho pulita e ho verniciato il cofano con della vernice trasparente, mentre il resto l’ho lasciato come da originale. Ho dovuto sistemare qualche dettaglio come per esempio le valvole, e adesso parte che è una meraviglia».

Fiat 25 C, tutto originale a parte il motore che è quello dell’OM 512 R

La Fiat 25 C, invece, è rimasta conservata come colori, con carro largo 1,30 m, ma non ha il suo motore originale, bensì quello dell’OM 512 R. «Lo avevo comprato anche per arare – conferma Frigieri – e riuscivo a farlo proprio grazie alla presenza del motore del 512 da 50 cavalli».

 

 

Lugli e McCormick

Trattorino da fornace Lugli Lilliput

 

Sempre del 1953 è un Lugli Lilliput di colore verde, che Frigieri ha recuperato a Formigine (Mo), perfettamente funzionante. «Ho fatto rifare le decalcomanie a un esperto e lo uso pochissime volte, ma va forte», dice sorridendo Frigieri. Equipaggiato con motore diesel monocilindrico Enfield da 7 cavalli, raffreddato ad aria, con accensione a manovella, fu il capostipite della serie di trattorini da fornace prodotti dai fratelli Lugli in quel di Carpi (Mo).

 

 

McCormick D217 del 1958

Con l’ottavo e ultimo modello saltiamo al 1958. Si tratta di un McCormick D217, l’ultimo acquisto di Frigieri, risalente a ormai dieci anni fa. Faceva parte di un gruppo di otto esemplari portati a Magreta dalla Germania da una ditta di ceramica, la Giacobazzi, come contropartita di una partita di mattonelle. «Di questi otto uno è rimasto a Magreta – ricorda Frigieri – ricoverato in un magazzino di un caseificio non in buone condizioni. Perciò ho deciso di farlo verniciare tutto in carrozzeria, compresi i parafanghi e il sedile. Non era molto ricercato come esemplare, perché il motore a due cilindri non tirava tanto, ma a me piace andarci in giro ogni tanto (l’ho omologato Asi). Con questo ho partecipato anche a un tour in montagna, ma devo riconoscere che non era molto adatto a quel tipo di strade». Prodotto dalla International Harvester nello stabilimento tedesco di Neuss, era equipaggiato con motore diesel 2 cilindri da 17 cavalli, raffreddato ad acqua, e dotato di cambio a 6 marce.

Falciatrice trainata della Johnston Harvester (a sinistra) e seminatrice di precisione “Avvenire” della modenese Taddeo Giusti

Nella collezione di Frigieri, poi, si segnalano alcune attrezzature particolari. Molto rara e dei primi del ’900 sicuramente la falciatrice trainata (da animali, ovviamente) No. 10 dell’americana Johnston Harvester, azienda che aveva sede a Batavia nello stato di New York. Non meno interessanti le due piccole seminatrici della modenese Taddeo Giusti, degli anni ’30, una delle quali è il modello Avvenire per la semina di precisione. Sempre a marchio Taddeo Giusti Frigieri possiede anche un aratro monovomere.

Nel futuro i nipoti?

Frigieri è socio storico Gamae, da ormai 30 anni. «All’inizio ricordo che eravamo in pochi, poi negli ultimi anni il club è cresciuto tanto e adesso abbiamo superato quota 500 soci. Ho fatto anche il consigliere per un po’, ma c’è tanto lavoro da fare, sul fronte amministrativo, organizzativo e informativo. Speriamo che entrino nuove leve con la voglia di dare continuità a tutto il grande lavoro che è stato fatto fino a oggi».

La chiusura come sempre la dedichiamo al futuro che aspetta questi mezzi preziosi. «Io non sono sposato e non ho figli – conclude Frigieri – ma ho dei nipoti, uno dei quali mi ha chiesto se posso lasciargli i due MotoMeccanica. Gli ho risposto che finché sarò vivo, quei due trattori passeranno a lui, assieme al Lugli. Quanto agli altri, si vedrà. Per quanto mi riguarda, ho fatto quello che mi piaceva fare nella vita e sono contento di averlo fatto».

Veduta dall’alto di una parte della collezione di Frigieri

 

Piccola, ma dignitosa - Ultima modifica: 2025-06-16T08:49:19+02:00 da Francesco Bartolozzi

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