Per i giovani serve un cambio di passo

Per favorire un reale e concreto ricambio generazionale in agricoltura andrebbero seriamente ripensate alcune politiche che, a oggi, continuano a porre ostacoli spesso insormontabili all’ingresso e alla conduzione dei giovani in azienda. Due su tutti: l’accesso alle terre e quello al credito per avviare attività. Questo il messaggio lanciato dai giovani di Confagricoltura (Anga) e dall’associazione nazionale pensionati agricoltori (Anpa), che hanno fatto il punto nei giorni scorsi durante un convegno.

Dall’incontro è emerso che, malgrado negli ultimi anni non siano mancate le misure per favorire l’ingresso dei giovani nel settore primario, a partire dai mutui a tasso zero e dalle agevolazioni per l’acquisto e la vendita dei terreni, la quota di under 35 alla guida delle imprese agricole in Italia si pone ancora decisamente al di sotto  della media di altri paesi europei.

"Non bisogna parlare di ricambio generazionale, quanto piuttosto di integrazione generazionale - ha detto il presidente di Confagricoltura, Massimo Giansanti - perché l'azienda ha bisogno di tutti, di innovazione e di esperienza. Per avviare un'impresa di 50 ettari servono circa 2 milioni di euro e il contributo che può arrivare ad un massimo di 70 mila euro non è certo sufficiente".

Presente al convegno il direttore di Ismea, Raffaele Borriello, che nella sua relazione si è soffermato sugli aspetti normativi. In particolare, ha precisato che le leggi sull’affiancamento oggi in vigore non servono al trasferimento dell’azienda tra parenti, ma per mettere in contatto gli over 65 che non hanno eredi con i giovani che non hanno possibilità di acquistare terreni per mancanza di credito. Quanto alle misure a favore dei giovani, secondo il presidente della Commissione agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, occorre che siano destinate in maniera più puntuale, incentrandole sui nuovi obiettivi del settore e quindi sostenibilità e qualità. Il presidente Anga, Raffaele Maiorano, ha fatto notare la disparità delle misure del pacchetto giovani nei Psr delle 20 regioni, dove si va da un finanziamento di 40 mila euro ai 70 mila, cifre comunque insufficienti.

Questi i principali dati emersi sul tema, elaborati dal Centro studi di Confagricoltura, a partire dall’assunto principale, che conferma come siano ancora relativamente pochi i giovani di età inferiore a 30 anni e già parte integrante del sistema agricolo nazionale. I numeri parlano chiaro: gli under 30 titolari di imprese individuali sono appena il 4%, il 6% i soci e gli amministratori delle gestioni societarie, l'1,6% quelli che rivestono altre cariche. Inoltre, su dati Unioncamere, solo un'azienda su 10 sopravvive alla terza generazione e la percentuale delle imprese che supera il primo passaggio generazionale varia tra il 25 e il 31%.

Certamente non giova a fare della causa, come è stato ricordato durante i lavori, il mancato rinnovo per il 2019 del provvedimento che prevedeva per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali under 40 un importante sgravio dal versamento dei contributi. Misura, questa, che si era rivelata molto utile soprattutto in fase di avvio dell’impresa, quando l’azienda ha già molti costi, come testimoniano le oltre 3500 nuove imprese iscritte nel 2018. A questo proposito Confagricoltura si sta impegnando anche per permettere ai coadiuvanti familiari degli imprenditori agricoli professionali di ottenere le stesse tutele previdenziali di cui godono i coltivatori diretti. "Occuparsi di passaggio generazionale, diritto successorio, legge di affiancamento, politiche giovanili e pensionistiche e questioni previdenziali - ha sottolineato il presidente Anpa, Rodolfo Garbellini - vuol dire pensare al presente e al futuro delle persone e delle imprese agricole".

Emiliano Raccagni

Per i giovani serve un cambio di passo - Ultima modifica: 2019-03-21T14:59:17+01:00 da Redazione

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