Semina o trapianto in orticoltura?

Risultato della semina di zucchino su film di pacciamatura eseguita con Modula Jet, seminatrice elettronica con variazione della distanza di semina indipendente dalla velocità di avanzamento (foto Forigo)
Nel confronto fra semina e trapianto emergono aspetti interessanti che possono diventare indicazioni tecniche utili sia per scegliere, di volta in volta, la tecnica di impianto più appropriata, ma soprattutto per disporre di informazioni su come applicarla per valorizzarla

In orticoltura la semina è stata in molte situazioni sostituita dal trapianto. Infatti, vi sono colture, come il pomodoro da industria e in genere tutte le altre orticole destinate all’industria, dove il ricorso al trapianto prevale nettamente sulla semina.

Il trapianto, e sono elencati non in ordine di importanza, comporta vantaggi legati alla riduzione delle fallanze, all’accorciamento della durata del ciclo fenologico svolto sul campo, alla possibilità di anticipare la coltivazione e la raccolta, alla semplificazione di alcune lavorazioni di affinamento del terreno, alla più efficace applicazione delle tecniche di diserbo meccanico.

La semina non di meno ha il grande vantaggio di utilizzare un prodotto, il seme, che costa meno della piantina, di essere una operazione svolta a velocità superiori e di richiedere un fabbisogno di manodopera molto inferiore a quella richiesta mediamente dal trapianto, di poter operare con tempestività e sulla base di una organizzazione preliminare molto semplificata, di poter essere adottata nella coltivazione di colture a semina fitta e ultra fitta e, non ultimo, di non interferire con lo sviluppo dell’apparato radicale.

Queste ultime due considerazioni sono dirimenti per la scelta della tecnica di impianto per orticole come la carota, il cui prodotto è appunto il fittone del suo apparato radicale, o come le baby leaf che prevedono una densità di piantine molto elevata ottenibile solo con una semina a righe o a spaglio realizzata con attrezzature dedicate.

Seminatrice di precisione allestita per realizzare tre aiuole di coltivazione da sei file ciascuna con un’unica passata (foto Agricola Italiana)

Una scelta obbligata?

La semina quindi è una scelta obbligata (almeno allo stato attuale dell’arte) per alcune colture, ma si propone come valida alternativa anche in altre situazioni agronomiche. In questo caso la principale leva che spinge verso la semina è sempre quella di ridurre il costo colturale e semplificare l’organizzazione aziendale, mentre quella che spinge verso il trapianto riguarda soprattutto la valorizzazione della produzione.

Proviamo a capire meglio.

Se grazie al trapianto riduco le fallanze dovute, ad esempio alla mancata germinazione dei semi, e riduco le differenze nello sviluppo iniziale delle piantine, scopo raggiunto svolgendo in ambiente protetto e controllato la fase più delicata dello sviluppo, ottengo con maggiore probabilità una coltura uniforme con piante omogenee per dimensione e forma. Questo più che un vantaggio è una necessità da perseguire con le lattughe e altre colture raccolte in cespo, dove l’omogeneità della pezzatura è un requisito fondamentale per raggiungere i mercati non locali.

L’importanza di questo aspetto, insieme ad altri fattori legati alle particolari esigenze di queste colture da foglia, fa sì che si sia addirittura diffuso, con grande vantaggio economico, il ricorso al trapianto con cubetto in sostituzione dell’alveolo. Infatti, com’è noto, il cubetto offre allo sviluppo del seme una quantità maggiore di torba capace di garantire una migliore crescita, soluzione ideale per le lattughe caratterizzate da un apparato radicale molto delicato. Per questo motivo il cubetto è capace di ripagare pienamente il maggior costo che lo caratterizza rispetto all’alveolo.

Le seminatrici specializzate per la semina delle orticole sono caratterizzate da elementi di semina poco ingombranti per ridurre l’interfila e possono essere disposti su due ranghi dimezzandola (foto Agricola Italiana)

Il trapianto rispetto alla semina riduce inoltre il ciclo colturale svolto sul campo di 5-15 giorni e contemporaneamente di ottenere un anticipo di qualche giorno (o anche di più, e ciò dipende dall’andamento climatico) nella raccolta, perché l’uso della piantina consente di anticipare l’intero ciclo colturale. Tale aspetto è fondamentale con le colture precoci dove l’obiettivo è quello di proporsi sul mercato prima degli altri produttori. Pochi giorni di anticipo possono decretare il successo della coltura. Si pensi ad esempio a colture come il melone o le orticole da bacca destinate al consumo fresco.

Ma nel momento in cui l’agricoltore propone le stesse colture con l’obiettivo di raggiungere il mercato del prodotto fresco verso la fine della stagione produttiva, puntando ad ampliare con colture tardive la sua presenza sul mercato, il trapianto perde uno dei suoi vantaggi più evidenti e la semina può acquisire un rinnovato interesse. Per le specie menzionate, ad esempio, che richiedono un impianto di precisione a file spaziate, è necessario il ricorso a seminatrici cosiddette monogerme o di precisione adattabili ai particolari sesti di impianto. Bisogna inoltre verificare l’adattabilità del disco di semina e del sistema di selezione (che dovrà essere necessariamente pneumatico) alla tipologia del seme: da un lato semi di grandi dimensioni, come quelli delle cucurbitacee (melone, zucca, zucchino, …) e dall’altro semi decisamente di minore dimensione come quelli della melanzana o del pomodoro.

Il seme confettato è particolarmente utile quando i semi sono di piccolissime dimensioni o per migliorarne la gestione

Seminatrici di nuova generazione

Lo sviluppo recente di seminatrici in grado di operare su film di pacciamatura con buona efficienza ha ulteriormente ridotto le differenze fra semina e trapianto.

Infatti, nelle colture a file molto spaziate e caratterizzate da una copertura vegetale media molto bassa durante il ciclo colturale (che consente lo sviluppo delle infestanti), un efficace controllo delle infestanti è fondamentale per la riuscita della coltura. Diserbi meccanici non sono sempre convenientemente eseguibili in presenza della coltura perché, a causa del particolare habitus vegetativo strisciante o prostrato come per le cucurbitacee, l’organo meccanico può facilmente danneggiarla. In altri casi, la crescita verticale rende difficile il passaggio del trattore, come ad esempio nel caso di peperoni e melanzane. Quindi se è difficile realizzare interventi efficaci, il ricorso alla pacciamatura diventa scelta obbligata.

Tutto ciò ha favorito la diffusione del trapianto, dato che, a differenza della semina, offre tecnologie specifiche ormai da cinquant’anni. Il recente affaccio sul mercato di seminatrici in grado di operare anche su film di pacciamatura e di poterlo fare, grazie alla gestione elettronica/elettrica del dispositivo di semina, variando a piacere sia velocità di avanzamento e sia distanza di semina sulla fila, permette di adottare la pacciamatura con grande efficienza anche in semina.

Tuttavia anche le seminatrici meccaniche per film di pacciamatura sono affidabili ma meno elastiche nell’impiego, dato che la distanza di trapianto dipende dal rapporto fra velocità del disco di semina, che deve essere proporzionale alla velocità di avanzamento, e dal numero di tazze (o becchi come sono spesso definiti) presenti sul disco di semina. La seminatrice meccanica per film di pacciamatura funziona in modo analogo alle trapiantatrici meccaniche per film di pacciamatura, con la differenza che la tazza nelle prime è alimentata meccanicamente col seme, mentre nelle seconde la piantina vi viene deposta manualmente.

Vantaggi del trapianto

Il trapianto consente di ridurre drasticamente le fallanze sul campo che derivano dalla mancata germinazione del seme e da morte precoce della piantina. Infatti l’operatore ovviamente non preleva gli alveoli privi di piantina ed è in grado di selezionare, scartandole, le piantine anomale, ma anche alcune attrezzature automatiche sono in grado di leggere la presenza della piantina, provvedendo a scartare l’alveolo vuoto. Tuttavia il miglioramento varietale ha portato anche nel campo orticolo ad un miglioramento della germinabilità del seme.

La nascita delle piantine e ancor più la contemporaneità dell’emergenza in pieno campo può essere perseguita solo seminando la coltura in modo che la deposizione sia quella corretta per tutti i semi. In particolare è importante che siano deposti alla profondità prevista e che questa sia sufficientemente omogenea, che il seme venga a contatto col terreno umido, che il grado di compressione sia tale da garantire il rapido trasferimento dell’umidità dal suolo al seme, che in prossimità del solco di semina non vi siano zone di terreno compresso (suole di lavorazione) che impediscano il corretto sviluppo della radichetta prima e delle radici poi.

Le tecnologie disponibili sul mercato consentono di operare salvaguardando il benessere del seme. Ovviamente il seme per la piantina da trapianto è fatto germinare in appositi ambienti dove è regolata temperatura e umidità in modo da accorciare i tempi e favorire omogeneità di emergenza. Tutto ciò sul campo non è possibile a causa dell’aleatorietà dell’andamento meteorologico e della variabilità del terreno che può manifestarsi anche all’interno di un medesimo appezzamento.

La semina coadiuvata da sistemi di agricoltura di precisione e da una adeguata irrigazione può migliorare la sua performance avvicinandosi alla qualità che può offrire un trapianto a regola d’arte. Solo in fortunate condizioni meteorologiche può però offrire i medesimi risultati in termini di riduzione delle fallanze e omogeneità di sviluppo. Quello che è necessario approfondire è quando questi benefici offerti dal trapianto sono effettivamente utili alla produzione, cioè se si possono monetizzare ripagando il lavoro e i costi diretti che il trapianto comporta. Ad esempio, nelle colture a raccolta scalare l’uniformità di sviluppo delle piante è meno importante così come un basso livello di fallanze possa essere meglio tollerato in campo aperto rispetto alla serra.

Elemento di semina predisposto per la semina a file binate o a interfila stretta, se si stringono fra loro tutti gli elemnti di semina. Una delle molte strategie per adattarsi ai sesti di impianto delle orticole (foto Agricola Italiana)

Quando la strategia colturale prevede il diserbo meccanico con ricorso ad attrezzature capaci di operare direttamente (sarchiatrici intelligenti) o indirettamente (sarchiatrici a guida ottica) sulla fila, il ricorso al trapianto è vincente perché conferisce un vantaggio dimensionale alla coltura rispetto all’infestante. Con il trapianto la piantina è già sviluppata e nel giro di pochi giorni è in grado di ancorarsi al suolo sviluppando le sue radici. Dopo lo stesso lasso di tempo le infestanti appena sono emerse e quindi caratterizzate da poche foglie e da un ancoraggio molto debole.

Queste differenze generano due vantaggi: innanzitutto il riconoscimento della singola pianta coltivata o anche solo della fila è più semplice perché può riconoscere con maggiore facilità i caratteri distintivi della specie/varietà o anche solo utilizzare la dimensione delle piante come discriminante rispetto alle infestanti. Non meno importante il fatto che l’infestante, molto più piccola della coltura, può essere scalzata dal suolo senza danneggiare, se non marginalmente, le piantine coltivate.

Ciò spiega fra l’altro come il recupero di interesse della semina come sostituto del trapianto sia principalmente dovuto alla disponibilità di seminatrici che operano su film di pacciamatura (e che in certi casi provvedono anche a stenderlo e a fissarlo al terreno).

Seminatrice meccanica di precisione dotata di selezione pneumatica del seme allestita per la stesura della manichetta, del film di pacciamatura e per la semina (foto MOM)

Fase di semina

La preparazione del terreno, e in particolare quella del letto di semina, non dovrebbe essere influenzata dalla tecnica di impianto, tranne che nella deposizione di semi minuti. Infatti un eccessivo affinamento del terreno è da considerarsi sempre controproducente e soprattutto non necessario con semi di dimensioni tali da consigliare profondità di semina superiori ai due centimetri; nel caso di semi minuti (indicativamente con numero di semi per grammo superiore alle 200-300 unità) è necessario avere uno strato di terra fine in grado di accoglierli. Un terreno preparato con interrasassi offre uno strato superficiale adeguato a queste semine senza disgregare l’intero strato lavorato ma solo vagliando il terreno in modo che la terra più fine rimanga in superficie.

La semina di semi minuti avviene a spaglio o a righe per le baby leaf come la rucola (500 semi per grammo), la lattuga (700-900 semi per grammo) o con seminatrici di precisione per la carota (800 semi per grammo). In questo caso l’impiego di seme confettato migliora la precisione della semina.

La semina è inoltre soluzione esclusiva o prevalente con colture come la valeriana (12-14 semi per grammo), il ravanello (120-150 semi per grammo), la cipolla (250-300 semi per grammo) o il porro (350 semi per grammo) che utilizzano seminatrici di precisione.

La semina a righe (più raramente di precisione) è invece consuetudine per tutte le leguminose destinate al consumo fresco come il fagiolino o il pisello, tutte specie caratterizzate da semi di grandi dimensioni e di facile gestione.

Particolare di tubi adduttori del seme di una seminatrice a righe per le baby leaf da quarta gamma.
I dosatori volumetrici sono strutturati per gestire anche semi minuti (foto Agricola Italiana)

Programmazione

Tuttavia non si può concludere questa disamina senza sottolineare la differenza sotto il profilo della programmazione stagionale e dell’organizzazione aziendale. L’uso del trapianto infatti presuppone una programmazione delle operazioni molto precisa perché le piantine devono essere prenotate presso i vivai di riferimento che si impegnano alla consegna in date precise. Le piantine, una volta ricevute dall’agricoltore, non possono sostare troppi giorni, pena uno scadimento della loro qualità. Ciò significa che le date di trapianto vengono programmate con mesi di anticipo.

Sotto il profilo organizzativo diventa necessario reperire la manodopera in un periodo, quello primaverile, nella quale c’è ovviamente la massima richiesta. Le trapiantatrici manuali richiedono un trattorista e un trapiantatore per ciascuna fila (o per una fila binata). Un'azienda specializzata facilmente può aver bisogno di una dozzina di operatori da utilizzare nel trapianto, anche considerando la necessità di prevedere o pause nel lavoro o turnazioni essendo il classico lavoro routinario che produce alienazione e perdita di precisione se protratto per troppe ore consecutive. La semina al contrario richiede un solo operatore e non richiede alcuna particolare programmazione, ma solo una buona organizzazione dei rifornimenti sul campo (fra l’altro necessari anche nelle operazioni di trapianto dove risultano anche più impegnativi).

Con riferimento alla tempestività di intervento, che esprime la capacità di sfruttare ogni finestra agronomicamente utile all’impianto della coltura all’interno del periodo ottimale per farlo, è chiaro che gioca un ruolo fondamentale la capacità di lavoro.

Ad esempio le trapiantatrici manuali raggiungono capacità di lavoro medie reali non superiori alle 4-5.000 piante/ora/uomo; nelle semi automatiche dedicate al cubetto un operatore gestisce due file e può sostenere ritmi di trapianto di 12-14.000 piante/ora/uomo; mentre nelle trapiantatrici automatiche, dei veri robot, l’uomo svolge poco più di una mansione di controllo e può gestire anche sei o più file capaci di operare con produttività di 8-9.000 piante/ora/fila. Da questi dati orientativi emerge che solo le automatiche possono competere con la semina in termini di tempestività, tuttavia senza raggiungere le performance di una seminatrice dotata di ugual numero di file.

Infatti una seminatrice di precisione può operare a velocità superiori ai 4-5 chilometri orari offrendo una deposizione del seme di qualità (in assenza di film di pacciamatura). Tuttavia, dato che un elemento di semina costa nettamente meno di un elemento di una trapiantatrice automatica, è probabile che la seminatrice operi con un numero di file maggiori offrendo una produttività del lavoro superiore.

Il confronto potrebbe considerare altri aspetti, ma quanto esaminato evidenzia come il trapianto per molte colture è una tecnica superiore alla semina solo se si riescono a monetizzare i vantaggi che offre. Di contro la semina è invece una tecnica non sostituibile in molte colture da quarta gamma, nella produzione di radici (carato, ravanello, ecc.) e può diventare competitiva nei confronti del trapianto soprattutto nelle colture tardive e quelle non programmate.

Semina o trapianto in orticoltura? - Ultima modifica: 2025-11-13T14:40:24+01:00 da Roberta Ponci

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