Un disgelo nel nome della ricerca

La Cina si candida a guidare l’innovazione e l’applicazione delle nuove tecnologie in ambito agricolo e già oggi è in grado di mettere in campo tutto il suo notevole potenziale. A dirlo è Aaron Magehheim, fondatore di AgTech Insight, società di consulenza tecnologica e agricola con sede a Salinas, in California, secondo cui sarà l’Asia e in particolare proprio la Cina a offrire le maggiori opportunità al settore, con la ricerca spinta dal tasso di incremento della popolazione che in tutto il continente è superiore alla media mondiale.

AgTech Insight sta attualmente monitorando 3.000 aziende agricole digitali in tutto il mondo per studiarne l'impatto sull'approvvigionamento alimentare mondiale e da cinque anni costruisce legami e reti relazionali in Cina. Secondo l’esperto americano la digitalizzazione del settore, ossia la raccolta di dati da parte delle aziende agricole e la loro analisi e l'apprendimento automatico, rappresenta ormai una tendenza sempre più riscontrabile. Negli ultimi anni, la Cina ha attivamente promosso lo sviluppo dell'intelligenza artificiale, con  l'obiettivo di trasformare questa tecnologia in un nuovo importante motore per la crescita entro il 2020 e di diventare uno dei principali centri di innovazione nel settore entro il 2030.

Secondo Magehheim, con l'aiuto dell'intelligenza artificiale, gli agricoltori possono operare in maniera "più intelligente e proattiva riguardo le proprie colture determinando in modo prevedibile le azioni da intraprendere senza doversi recare nei campi. L'apprendimento automatico, cioè la capacità dell'intelligenza artificiale di elaborare i dati a sua disposizione per migliorare da sola i propri algoritmi, ci aiuterà a sapere cosa abbiamo fatto e come farlo meglio e ci permetterà di condividere informazioni su cosa funziona e cosa no.  Ad esempio, un agricoltore può fotografare un problema riscontrato nel raccolto e quindi caricare l'immagine su una piattaforma che fornisce in maniera istantanea una risposta sulla base del vasto archivio di immagini analizzato". Secondo Magenheim, questo è un esempio delle tecnologie al cui sviluppo Stati Uniti e Cina possono collaborare per aiutare a migliorare le pratiche degli agricoltori e soddisfare le esigenze alimentari del mondo nei prossimi decenni.

Ma questa “intesa” tra scienziati dei due Paesi è già in atto anche in altri campi.  Bioingegneri e funzionari statunitensi e cinesi hanno avviato nelle scorse settimane una collaborazione per attenuare i crescenti rischi per la sicurezza in campo biologico, un settore del tutto innovativo con grandi prospettive per il progresso, ma anche con grandi pericoli legati alla manipolazione genetica, alla bioingegneria, al bioterrorismo.

"Vogliamo lavorare insieme, riunendo scienziati provenienti dalla Cina e dagli Stati Uniti", dichiara Tom Inglesby, direttore del Johns Hopkins Center for Health Security. Inglesby ha affermato che la collaborazione con la Cina è importante, visto che il Paese asiatico ha investito molto e ha un piano strategico globale a sostegno della tecnologia. "Stiamo cercando di identificare se ci sono cose che la Cina sta realizzando da cui possiamo imparare - ha aggiunto -, e la Cina potrebbe trovare negli Stati Uniti alcune cose utili, e potremmo collaborare in futuro per portare nuove idee per migliorare la biosicurezza".

Emiliano Raccagni

Un disgelo nel nome della ricerca - Ultima modifica: 2019-09-03T11:41:06+02:00 da Redazione

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