Prosegue il percorso ormai da tempo avviato a livello europeo per tutelare le produzioni e preservare le legittime garanzie pretese dai consumatori. E’ datata 12 maggio la Risoluzione con cui il Parlamento ha affrontato la tematica dell’ indicazione obbligatoria del paese di origine o del luogo di provenienza di taluni alimenti. Un provvedimento fondamentale che si innesta lungo il solco tracciato e che, in particolare, ha ad oggetto prodotti quali carni diverse dalle carni della specie bovina, suina, ovina, caprina e delle carni di volatili, il latte usato quale ingrediente di prodotti lattiero-caseari, gli alimenti non trasformati, i prodotti a base di un unico ingrediente e gli ingredienti che rappresentano più del 50 % di un alimento.
La Risoluzione, nel ricordare che l'indicazione del paese d'origine o del luogo di provenienza è obbligatoria nel caso in cui l'omissione di tale indicazione possa indurre in errore il consumatore in merito al paese d'origine o al luogo di provenienza reali dell'alimento, in particolare se le informazioni che accompagnano l'alimento o contenute nell’etichetta nel loro insieme potrebbero altrimenti far pensare che l'alimento abbia un differente paese d'origine o luogo di provenienza, chiede in materia di produzione di latte l'istituzione di un gruppo di lavoro della Commissione al fine di stabilire quali costi possano essere ridotti ad un livello accettabile qualora ulteriori proposte in materia di indicazione obbligatoria del paese di origine sull'etichetta vengano limitate ai prodotti lattiero-caseari e ai prodotti lattiero-caseari leggermente trasformati. Il Parlamento, seppur valuti positivamente l'analisi costi-benefici dell'introduzione di un'etichettatura d'origine obbligatoria per il latte e il latte utilizzato quale ingrediente effettuata nel quadro dello studio condotto dalla Commissione, ritiene che la stessa non tenga sufficientemente conto, nelle sue conclusioni, degli aspetti positivi dell'indicazione del paese d'origine per detti prodotti, ad esempio una maggiore informazione dei consumatori. Inoltre, ritiene che la Commissione debba tenere in considerazione e analizzare le incidenze economiche dell'obbligo di indicazione dell'origine per le PMI interessate dei settori agricolo e alimentare.
Per quanto riguarda, invece, gli altri tipi di carni, il Parlamento rileva che, secondo la relazione della Commissione, i costi operativi dell'indicazione obbligatoria del paese di origine sull'etichetta per le carni contemplate dallo studio sarebbero relativamente ridotti mentre in materia di carni trasformate, ricordando che i regimi di etichettatura facoltativi, ove adeguatamente attuati in vari Stati membri, hanno dato risultati positivi sia per l'informazione dei consumatori sia per i produttori. Pertanto, si invita la Commissione a promuovere lo sviluppo di prodotti caratterizzati da "denominazione d'origine protetta" (DOP) o "indicazione geografica protetta" (IGP) o registrati come "specialità tradizionalegarantita" (STG).
Inoltre, il Parlamento invita la Commissione a garantire che i negoziati commerciali in corso, come quelli relativi al TTIP, non indeboliscano nessuna delle disposizioni dell'UE esistenti in materia di indicazione del paese d'origine sull'etichetta e che non pregiudichino il diritto di proporre in futuro ulteriori disposizioni in materia per altri prodotti alimentari. Chiare e nette indicazioni che “impegnano” la Commissione, chiamata a dare applicazione all'indicazione obbligatoria del paese d'origine o del luogo di provenienza per tutti i tipi di latte destinati al consumo diretto nonché ai prodotti lattiero-caseari e ai prodotti a base di carne, e a valutare la possibilità di estendere l'indicazione obbligatoria del paese di origine o del luogo di provenienza ad altri prodotti alimentari mono-ingrediente o con un ingrediente prevalente, elaborando proposte legislative in questi settori.
La Risoluzione, peraltro, esorta la Commissione a presentare proposte legislative che rendano obbligatoria l'indicazione dell'origine delle carni presenti negli alimenti trasformati al fine di garantire una maggiore trasparenza in tutta la catena alimentare e informare meglio i consumatori europei, sulla scia dello scandalo della carne equina e di altri casi di frodi alimentari, tenendo conto che i requisiti obbligatori in materia di etichettatura dovrebbero tener conto del principio di proporzionalità e degli oneri amministrativi per gli operatori del settore alimentare e per le autorità incaricate di far applicare la legislazione.
Di Antonio Longo