Cinque emendamenti al disegno di legge “Imprese” (AS 1484), presentati da senatori appartenenti a diverse forze politiche, riaccendono la speranza di una soluzione concreta al nodo dell’obbligo assicurativo RCA per i veicoli agricoli e operatrici che operano esclusivamente in aree private. Una problematica che si protrae da quasi due anni e che, a partire da luglio 2024, ha reso obbligatoria la copertura assicurativa anche per macchine ferme, non immatricolate e collocate in aree aziendali, fondi agricoli, cantieri, piazzali e magazzini, senza che il mercato assicurativo potesse rendere disponibili strumenti tecnici idonei per adempiere a tale obbligo.
I cinque emendamenti a firma Nocco e Fallucchi (Fratelli d’Italia), Durnwalder e Patton (Autonomie), Fregolent (Italia Viva), Bergesio e Bizzotto (Lega) e Giacobbe (Partito Democratico) prevedono di estendere esplicitamente la deroga all’obbligo Rca anche alle macchine agricole e operatrici utilizzate esclusivamente in terreni agricoli, cantieri di lavoro, aree aziendali private, comprese quelle di aziende agricole e zootecniche, piazzali, magazzini e spazi a uso esclusivo di costruttori, rivenditori e noleggiatori.

«Dopo mesi di silenzio istituzionale e in attesa del confronto tecnico con i ministeri interessati, invocato sin da principio, accogliamo con favore il deposito di questi emendamenti, che finalmente raccolgono le richieste avanzate da tempo da tutto il mondo della meccanizzazione agricola – dichiara Andrea Borio, presidente di Federacma, la Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine agricole, operatrici e da giardinaggio –. La nostra richiesta è semplice: se un mezzo agricolo non circola su strada, non può essere trattato come un veicolo stradale. Il principio è già stato riconosciuto in parte per carrelli elevatori o mezzi operanti in aree portuali e aeroportuali, ed è giusto ed equo che venga esteso anche al comparto agricolo e agromeccanico».
A sostenere la proposta non è solo Federacma ma l’intero fronte delle sigle di settore: Federunacoma (costruttori), Assodimi-Assonolo (noleggiatori), Cia, Confagricoltura e Copagri (agricoltori), Cai Agromec e Uncai (contoterzisti). Un’ampia e compatta alleanza che da oltre un anno sollecita il Governo a convocare un tavolo tecnico per affrontare la questione.

«A parte il tempestivo intervento del ministero dell'Interno, a febbraio dello scorso anno, gli altri dicasteri non si sono ancora resi disponibili ad avviare il confronto più volte invocato sull’attuale obbligo dell’Rca per le macchine agricole non circolanti, ritenendo che la questione fosse di natura politica – commenta Gianluca Ravizza, vicepresidente Cai Agromec –. Eppure, la norma deriva dal recepimento di una direttiva comunitaria. La nostra richiesta è condivisa da tutta la filiera. Del resto, se un mezzo agricolo non circola su strada, non può essere trattato come un veicolo stradale. Il principio è già stato riconosciuto in parte per i carrelli elevatori e i mezzi operanti in aree portuali e aeroportuali. Per equità, ora dovrebbe essere esteso anche al comparto agricolo e agromeccanico».
Scendendo nei dettagli, Ravizza precisa: «Dal 1° luglio 2024, centinaia di migliaia di macchine agricole in Italia – ferme nei magazzini, impiegate solo nei campi o in aree private – si trovano in una condizione di potenziale irregolarità, senza che sia stato predisposto uno strumento assicurativo specifico e adeguato. Una situazione che crea incertezza per imprese e operatori e che si trascina ormai da quasi due anni».
Cai Agromec ricorda inoltre che il Governo, con l’art. 18 del ddl “Coltiva Italia”, ha proposto una deroga per le macchine agricole non immatricolate o prive di documenti che operano in fondi agricoli o spazi interni: un concetto che dovrebbe essere esteso a tutti i veicoli agricoli, compresi quelli già immatricolati.
«Le imprese agromeccaniche e agricole più strutturate si sono da tempo dotate di coperture assicurative aziendali che già comprendono i rischi derivanti dalle macchine agricole quando non circolano su strada o spazi interdetti al pubblico – conclude Ravizza – e ci vogliono norme chiare ed eque che non creino conflitti e sovrapposizioni, tutelando sia gli operatori che i cittadini».
«Da tempo viviamo in un paradosso – conclude Borio –: siamo obbligati ad adempiere a una norma senza avere gli strumenti per farlo. Centinaia di migliaia di mezzi sono oggi in una condizione di potenziale irregolarità, senza che sia ancora stata proposta una soluzione concreta. Per questo chiediamo al Parlamento un impegno bipartisan per approvare questi emendamenti: si tratta di buon senso, chiarezza e legalità. Chiediamo coerenza. Non si può continuare ad aggravare le imprese agricole e agromeccaniche con costi e sanzioni sproporzionati, soprattutto per veicoli fermi, in spazi non aperti al pubblico e già coperti da altri sistemi assicurativi. È il momento di fare chiarezza una volta per tutte, evitando interpretazioni divergenti e tutelando davvero sia gli operatori che i cittadini».