La fatica di essere Re

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Un problema strutturale che si fa sempre più pesante per molti produttori del “Re dei formaggi”. Il Parmigiano Reggiano, nonostante i dati positivi giunti in queste settimane da diversi mercati, non riesce ad arrestare un’emorragia tra i propri produttori, soprattutto quelli di montagna, messi in difficoltà da margini economici sempre più esigui. Con la conseguenza che molte aziende, specie se piccole, chiudono i battenti. E’ il paradosso di uno dei  più prestigiosi prodotti dell’agroalimentare italiano, costretto a convivere con una “forbice” difficilmente spiegabile al consumatore che, se da una parte trova sugli scaffali un formaggio venduto anche a 18-24 euro al chilogrammo, difficilmente sa che la cifra pagata arriva solo in minima parte, nell’ordine dei 7 euro, ai produttori. Coloro che stanno alla base della piramide che genera un giro d’affari di oltre due miliardi di euro l’anno, hanno le spalle sempre più strette per sostenere l’intero sistema. Con il risultato finale che i 380 caseifici autorizzati dalla Dop e di conseguenza anche l’intera filiera dei produttori di latte che li riforniscono, faticano sempre più, anche solo a far sentire la propria voce.

7 euro al chilo: questo il prezzo con cui far quadrare i costi di gestione, a fronte di ricarichi della Grande Distribuzione che arrivano al 250% ma, anche, un dato che stride fin dall’inizio della filiera. Per realizzare una forma di 40 chili, per la quale vengono utilizzati 5 quintali di latte, il caseificio paga circa 170 euro, considerando una remunerazione del latte alla stalla di circa 4,25 euro al chilo. Difficile far quadrare i conti con meno di 3 euro di margine quando alle spese vanno aggiunte tutta un’altra serie di voci: dai costi di produzione a quelli dei macchinari e degli immobili, dagli stipendi alle tasse, fino alla quota associativa al Consorzio. Spese che per la maggior parte sono sostenute subito, mentre il “frutto” del proprio lavoro deve riposare nei magazzini di stagionatura almeno 24 mesi.

In questi mesi, come riporta un articolo-inchiesta uscito nei giorni scorsi su un quotidiano nazionale, si sono mobilitati sia il vescovo di Reggio Emilia, Massimo Camisasca, che la vicepresidente della Commissione agricoltura al Senato, Leana Pignedoli, chiedono la creazione di un cartello di produttori per permettere l`affrancamento dai meccanismi penalizzanti della commercializzazione.  Con la speranza di “arrivare a invertire la tendenza, a bloccare una dinamica perversa che vede crescere nel mondo la domanda di Parmigiano, mentre le storiche aziende che lo producono chiudono i battenti”, nonostante buoni dati che arrivano dal fronte esportazioni, con il 30% dei 3,2 milioni di forme prodotte vendute all`estero e l`export, trainato da una crescita che negli USA l`anno scorso è stata del 40%.

Sul fronte della comunicazione, il Consorzio per la Tutela, ha intanto rivolto un appello nelle scorse settimane al Ministro Martina, auspicando l'inserimento di una norma, nel 'Piano latte' del governo, che preveda per i ristoratori l'obbligo di indicazione, sulle formaggiere presentate in tavola e nei menù, del nome esatto del formaggio Dop utilizzato.  "La nostra iniziativa - spiega in una nota il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai - in realtà ha un doppio obiettivo: da una parte, infatti, mira a fornire nuove certezze ai consumatori sull’identità dei formaggi presentati in tavola grattugiati e, dall'altra, offre al mondo della ristorazione la possibilità di valorizzare molto più esplicitamente l'utilizzo di prodotti Dop come il Parmigiano Reggiano e altri idonei alla grattugia". "In questo modo - prosegue Alai - puntiamo ad alimentare ulteriormente la cultura dei prodotti Dop in un Paese che vanta il maggior numero di prodotti a denominazione d'origine protetta". Nella lettera inviata al ministro Martina, il Consorzio del Parmigiano Reggiano propone inoltre azioni piu' precise e specifiche a sostegno dei progetti delle ditte esportatrici.

Articolo di Emiliano Raccagni

La fatica di essere Re - Ultima modifica: 2015-09-02T14:49:38+02:00 da Redazione

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