Alla vigilia della più ampia Eima International di sempre e dopo un anno trascorso continuamente in apnea, con il dato delle immatricolazioni dei trattori e delle mietitrebbie costantemente negativo, piccoli segnali di ripresa fanno capolino all’orizzonte. Un settembre molto positivo in tutti i principali mercati europei (francia e spagna in primis) ha fatto tornare qualche sorriso.
Anche in Italia dove, a fine settembre, il dato dei trattori registra un -1%, quasi incoraggiante visto il contesto.
Vale la pena comunque soffermarsi sullo scenario di riferimento.
Almeno su quello italiano. Si tratta di una vera inversione di tendenza o di segnali congiunturali poco significativi, frutto di movimenti estemporanei?
Analisi difficile.
In campagna, come abbiamo ripetuto diverse volte negli ultimi mesi, la situazione è complessa. La redditività delle imprese agricole è modesta e compressa, sono davvero poche le colture in grado di avere marginalità interessanti e la propensione all’investimento rimane ai minimi termini.
Un contesto, in sostanza, in cui i voli pindarici vanno limitati.
Questo se si vede il bicchiere mezzo vuoto.
Se, per converso, si cerca di riempirlo, alcune situazioni possono essere considerate più positivamente.
In ordine sparso.
La fiscalità agricola, al di là degli slogan, è oggettivamente meno oppressiva. E, dopo le cancellazioni di Irap e Imu, prendono forma mosse eliminatrici dell’Irpef agricola.
Qualcosa si muove sul fronte dei Psr. Ancora poco, ancora non in maniera strutturata, ancora con intoppi burocratici evidenti. Ma qualcosa si muove.
Siamo alla vigilia della partenza dei superammortamenti (e soprattutto degli iperammortamenti) per investimenti nel settore della meccanizzazione agricola.
Strumenti che potrebbero davvero dare una scossa ai grandi acquisti.
Ancora, sempre sul fronte dei rinnovo parco macchine è in partenza il bando inail da 45 milioni di euro.
E, a corollario, si sono definite per la prima volta in Italia le Linee guida per lo sviluppo dell’agricoltura di precisione, con l’ambizioso obiettivo di portare gli ettari lavorati con queste tecniche dall’1% attuale al 10% entro il 2020.
Non è detto che questo sia sufficiente per far respirare a pieni polmoni il settore.
La sensazione è che sia comunque un’esiziale boccata d’ossigeno.