L’obiettivo è quello di produrre pneumatici agricoli più sostenibili. Il mezzo per raggiungerlo potrebbe essere una particolare specie vegetale, il tarassaco kazako (taraxacum koksaghyz). Questa particolare pianta è infatti al centro di diversi progetti sperimentali e test condotti da parte dei principali marchi del settore.
Tra questi, anche Mitas si sta dimostrando particolarmente attiva nella partita. Il gruppo con casa madre nella Repubblica Ceca e filiali in tutto il mondo ha infatti annunciato di puntare alla realizzazione, entro il 2105, del primo pneumatico da agricoltura ottenuto da questa pianta selvatica.
L’annuncio arriva dal direttore vendite e marketing Andrew Mabin: “Stiamo esaminando diverse strade per ottenere i nostri pneumatici utilizzando materiali naturali e rinnovabili. Il nostro settore ricerca e sviluppo, infatti, è sempre più attivo per cercare di migliorare il nostro processo di produzione, comprendendo la possibilità di servirsi di nuove materie prime o sostituti di quelle attuali. Come altri produttori di pneumatici, stiamo studiando le prestazioni del tarassaco kazako “. Ma c’è di più: “Puntiamo –continua Mabin— a ottenere un pneumatico agricolo con una filiera totalmente europea, utilizzando piante qui coltivate. È questo uno degli obiettivi principali che ci fanno puntare sul progetto, che ha anche l’indubbio vantaggio di ridurre il trasporto di materie prime e conseguentemente l’impatto ambientale”.
Mitas ha dunque aderito al progetto europeo Drive4EU, per il quale è non a caso responsabile per la verifica delle prestazioni della gomma derivata dal tarassaco kazako. Questa pianta non è certo nuova per gli addetti ai lavori nel mondo della gomma. Coltivato soprattutto in Unione Sovietica fino agli anni Cinquanta del Novecento, ma anche negli Stati Uniti e in diversi Paesi europei, ebbe un momento di particolare “fortuna” ai tempi della seconda guerra mondiale, quando il conflitto nel sud-est asiatico mise in forte crisi le forniture di gomma havea brasilinsis, allora principale fonte per le industrie di settore, che puntarono nell’emergenza proprio sul tarassaco. Con il boom industriale postbellico, il ritorno alla disponibilità della più economica havea ma anche l’utilizzo di nuovi materiali di sintesi portarono a un progressivo declino delle coltivazioni di tarassaco, che negli Stati Uniti aveva raggiunto rese di 110 Kg di gomma per ettaro e quasi il doppio in Unione Sovietica.
Oggi, la maggiore sensibilità ai temi del rispetto ambientale, unita all’aumentata conoscenza tecnologica, grazie alla quale la gomma estratta dal vegetale integrerà il lattice dell’albero della gomma nella mescola di pneumatici, potrebbero sancire una “nuova” vita per il tarassaco kazako. Il gruppo Mitas, con un giro d’affari annuale di circa 450 milioni di euro (2012), che ne fa uno dei maggiori produttori europei di pneumatici agricoli, industriali e movimento terra, accetta la sfida.