L’agricoltura si conferma un simbolo del Made in Italy, con l’intera filiera che contribuisce al 15% del fatturato globale dell’economia nazionale. La crescita, rispetto al 2020, del fatturato complessivo dell’agro-alimentare, si deve anche alle buone performance dell’agricoltura (+6,4%). Altrettanto importante anche il contributo dell’agricoltura alla bioeconomia (+11% circa rispetto al 2020). È quanto emerge dalla lettura della 75a edizione dell’Annuario dell’Agricoltura Italiana, curato dal CREA con il suo Centro Politiche e Bioeconomia, secondo cui, come sottolinea Carlo Gaudio, presidente dell’istituto, la sempre più pressante emergenza climatico-ambientale, l’uscita dalla pandemia, un nuovo conflitto bellico, l’emergere di nuove forme di povertà, ricollocano l’agricoltura e l’agro-alimentare al centro dell’interesse pubblico, del dibattito tecnico-scientifico e, quindi, dell’agenda politica mondiale.
Come evidenzia Stefano Vaccari, direttore generale del CREA, a livello europeo l’Italia agricola cresce ma meno di altri paesi e perde la leadership del valore aggiunto che deteneva da 8 anni. Rimane, comunque, elevata la capacità delle aziende agricole italiane di produrre valore: delle quattro maggiori agricolture europee, ossia Francia, Italia, Germania e Spagna, un ettaro italiano continua a produrre più del doppio del valore aggiunto di tutti gli altri paesi. Straordinario rimane l’apporto delle attività connesse agricole che, con oltre 12,5 miliardi di euro nel 2021, si confermano strategiche per l’intera agricoltura nazionale, costituendo un quinto dell’intera produzione lorda vendibile italiana.
I primati italiani
Entrando nel dettaglio dei dati, gli analisti segnalano la massiccia fuoriuscita di aziende dal settore (-30%), in particolare di piccola e piccolissima dimensione. In calo, in particolare, quelle sotto un ettaro (rappresentano circa il 21% del totale nel 2020 contro l’oltre 30% del decennio precedente) mentre aumentano quelle da 50 ettari in su (dal 2,8% a oltre il 4,5%). Ma si evidenzia la crescita della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) media aziendale da 8 a 11 ettari (1,2 milioni ettari), in base ai dati del 7° Censimento agricoltura 2020 ISTAT. Sul fronte degli scambi con l’estero, anche nel 2021 si conferma positivo il valore del saldo commerciale, le esportazioni superano per la prima volta il valore dei 50 miliardi di euro (+11,3%), di cui i prodotti del Made in Italy rappresentano più del 73% del totale (+9,5% sul 2020).
L’Italia, inoltre, continua a detenere all’interno dell’UE il primato dei prodotti di qualità certificata DOP/IGP, che contano 316 prodotti agroalimentari e 526 vini, con risultati record in termini di valore della produzione e delle esportazioni, che hanno raggiunto rispettivamente gli 8 miliardi di euro (+9,7%) e la cifra record di 4,4 miliardi (+12,5%). Inclusi i vini, il valore supera i 19 miliardi di euro rappresentando il 21% sul fatturato dell’agro-alimentare nazionale.
Primato anche per il biologico con 2,2 milioni di ettari coltivati che collocano l’Italia tra i primi paesi produttori in Europa: 17,4% della SAU nazionale a fronte del più contenuto 9,1% della media UE. Dal punto di vista ambientale, le emissioni agricole rappresentano l’8,6% del totale delle emissioni nazionali (+4,2% rispetto al 2019), ma nel lungo periodo (1990-2020) si è registrata una diminuzione delle emissioni del settore superiore all’11%. Nel 2021, si segnala un aumento sia del numero degli impianti di biogas che dei metri cubi prodotti di biogas e biometano in Italia (circa 2 miliardi di standard metri cubi di biometano e oltre 40 milioni di tonnellate di biomasse agricole). Stabile al 20% il peso delle attività di diversificazione dell’agricoltura sul valore della produzione con un contributo pari a 12.520 milioni di euro nel 2021, in netta ripresa dopo le grandi difficoltà legate alla pandemia. Le aziende diversificate sono circa il 5,7% del totale e l’attività più diffusa si conferma l’agriturismo (che interessa quasi il 38% delle aziende con attività connesse), seguita dal contoterzismo attivo (14,5% del totale delle aziende con attività connesse). La produzione di energia da fonti rinnovabili fa segnare una crescita del 200% delle aziende in dieci anni.
di Antonio Longo