I mille usi della guida automatica

Passate perfette e riduzione al minimo dei consumi grazie al controllo satellitare (credit: Pioneer)
Al di là del controllo della direzione e geolocalizzazione dei dati, la connessione satellitare rende possibili diverse funzioni soltanto in apparenza secondarie, come ripetibilità delle passate, automazione delle manovre di fine campo o controllo di un secondo mezzo, a seguito di un altro che lo precede

Come ogni tecnologia, anche la guida assistita ha un passato pionieristico, fatto di applicazioni piuttosto rudimentali, sebbene quasi rivoluzionarie rispetto all’epoca immediatamente precedente. In principio, tutto si riassumeva in una barra con led luminosi: quattro a destra, quattro a sinistra e uno centrale. Indicavano la posizione del mezzo rispetto a una linea virtuale tracciata in precedenza, durante la mappatura del campo. Il conducente guidava il trattore fino a posizionarsi sul led centrale e lì rimaneva. Si parlava allora di guida assistita – non automatica – e la precisione era, come ovvio, relativa: vuoi perché era l’essere umano a condurre effettivamente il trattore, vuoi perché il segnale non era certamente di tipo Rtk. L’approssimazione era di 20 cm o superiore: adeguata per fare trattamenti o concimazione, molto meno per la semina.

Dove siamo arrivati

In pochi decenni – le prime guide assistite risalgono più o meno a metà anni Duemila – sono stati fatti progressi incredibili. Passando attraverso i motori elettrici fissati sotto al volante (che esistono tutt’ora, se non altro per i trattori più datati) si è arrivati a installare la guida automatica direttamente sullo sterzo del mezzo, grazie alla presenza di comandi by wire, ossia privi di connessione meccanica tra volante e cremagliera. In questo modo, si è eliminato qualsiasi attuatore o accessorio dalla cabina e oggi i trattori escono di fabbrica già predisposti per questa soluzione integrata.

Contemporaneamente, si sono fortemente semplificati i sistemi per migliorare precisione e affidabilità del posizionamento. Il ben noto livello Rtk, che garantisce un errore massimo di 2-2,5 cm, era inizialmente possibile soltanto con l’ausilio di un’antenna correttiva, cui il mezzo si doveva collegare. Oggi è invece ottenibile grazie a segnali di correzione basati su reti cui si può accedere in abbonamento. Non occorrono più stazioni Rtk di proprietà, dunque.

Si paga ogni anno invece che una volta soltanto, ma in cambio si ha un segnale con precisione centimetrica, il costante aggiornamento dell’hardware e lo sgravio da ogni necessità di intervento e riparazione, nel caso di malfunzionamenti. In alternativa, è offerto un segnale correttivo via Sim, ovvero che viaggia su rete telefonica. La stessa, peraltro, utilizzata per la trasmissione dei dati di lavorazione e la diagnostica a distanza. Aspetto che si scontra talvolta con il digital divide delle zone rurali, scarsamente coperte dalla rete 4G, peraltro.

La ripetibilità delle lavorazioni esattamente sullo stesso punto a distanza anche di anni rende possibili pratiche complesse come lo strip tillage (credit: Vogelsang)

Praticamente autonome

Hardware a parte, è sul fronte software che si sono fatti i maggiori progressi. Un sistema di ultima generazione non è soltanto in grado di mantenere la macchina su una linea retta. O anche curva, o con forma mista decisa dall’operatore.

Può anche effettuare le svolte a bordo campo, andando a cercare autonomamente la linea virtuale più vicina, o più comoda per ridurre al minimo le manovre da fare. È ancora richiesto, in certi casi, il consenso del conducente, ma più per ragioni legali che di effettiva necessità. A livello tecnologico, una guida automatica sarebbe perfettamente in grado di controllare in autonomia un mezzo agricolo, dall’inizio della lavorazione alla sua conclusione, azionando sollevatore, presa di potenza e distributori idraulici. I trattori autonomi, del resto, già fanno tutto questo e se non si è ancora arrivati ad avere macchine-robot in tutte le campagne è soltanto per i problemi normativi a cui una simile soluzione va incontro.

Le guide automatiche di ultima generazione sono in grado di gestire anche le svolte. Controllando, oltre alla direzione, sollevatore, presa di potenza e altre funzioni del trattore

Utilissimi accessori

La guida automatica è il punto di partenza, ma il traguardo è ovviamente molto più lontano.

Dalle parti della guida autonoma, certamente. Nonché di una perfetta integrazione tra attività in campo e agricoltura digitale, con raccolta e trasmissione di tutti i dati sulla lavorazione effettuata, oltre che sul funzionamento dei mezzi. Dati che viaggiano sia verso l’ufficio, sia verso altre macchine al lavoro, nella logica dell’Internet of Things.

È questa la via maestra su cui è incanalata la guida automatica.

Contemporaneamente, però, la tecnologia devia per rivoli secondari, ma tutt’altro che insignificanti, in quanto possono dare un grosso aiuto nell’attività quotidiana. Li potremmo definire funzioni accessorie della guida satellitare, nate per semplificare l’attività umana, in attesa che essa sia sostituita interamente dalle macchine.

Una delle operazioni preliminari per utilizzare la guida automatica, per esempio, è la mappatura del campo, che richiede di percorrerne il perimetro e poi tracciare una linea, su cui si costruiranno tutte quelle che il software disegnerà in modo virtuale sul terreno di lavoro. Questa operazione, che in passato richiedeva diversi minuti, può oggi essere sostituita da una mappatura preventiva a distanza.

In momenti morti, per esempio in inverno, l’agricoltore può chiedere a un software di tracciare tutte le linee virtuali dei suoi terreni. Caricando i dati sul terminale del trattore o trasferendoli via etere, può così evitare mappatura e suddivisione del terreno nel momento in cui dovrà effettivamente entrare in quel campo e i tempi saranno, verosimilmente, più stretti. Questa funzione, offerta per esempio da Fendt (Geo Bird), aggiunge un gradino ulteriore alla memorizzazione dei passaggi: opzione ormai comune, grazie alla quale è sufficiente realizzare la mappatura una sola volta, salvando poi nel sistema i contorni dell’appezzamento e le passate effettuate.

La memorizzazione consente la cosiddetta ripetibilità del lavoro. Vale a dire che si può decidere di passare, in ogni intervento effettuato nel corso della stagione, esattamente negli stessi punti. È il sistema adottato per fare strip tillage, per esempio: con la seminatrice, grazie alla guida automatica, si depongono i semi sulle bande lavorate in precedenza, anche se si procede a velocità sostenuta.

Alquanto simile il sistema di John Deere Auto Path, che permette, mentre si lavora, di memorizzare le file di prodotto seminate o lavorate.

L’informazione può essere trasmessa a una serie di attrezzi – irroratrici, rincalzatrici, sarchiatrici, mietitrebbie – in modo che ciascuna lavorazione rispetti le file, senza calpestarle anche quando il loro andamento è irregolare. Da notare che Auto Path funziona anche con attrezzature di altri operatori.

Particolari applicazioni permettono di eliminare gli errori di posizionamento dovuti alla deriva dell’attrezzo su percorsi non pianeggianti

Geo-posizionamento

In altri casi, il geo-posizionamento torna utile quando altri sistemi sensoristici per la lavorazione sulle file sono in affanno. È il caso, per esempio, di prodotti allettati, che i normali sensori (laser o meccanici) sistemati sulla testata di raccolta faticano a rilevare. Integrando la guida automatica con le parziali informazioni offerte dai sensori, è possibile mantenersi sulle file di prodotto anche quando esse non sono facilmente individuabili.

Un ambito simile è quello delle tramline: grazie al satellitare, si possono effettuare tutte le operazioni preliminari – lavorazioni, concimazione, etc – passando sempre sulle stesse tracce e riducendo il compattamento del terreno a due soli binari, che saranno poi usati anche da attrezzature come irroratrici e, infine, dalle macchine da raccolta.

Grazie alla telemetria e al geo posizionamento ormai è possibile tenere sotto controllo una macchina anche da remoto

Automazione del lavoro

Oltre alla guida vera e propria, la connessione satellitare consente di automatizzare alcune fasi di lavoro.

Per esempio, le svolte a fine campo, che come abbiamo già scritto possono ormai essere delegate alla macchina. Non soltanto per la guida del mezzo, per la quale è possibile scegliere tra diverse soluzioni (aggancio della linea più vicina, riduzione del calpestamento, riduzione dei tempi di svolta), ma anche per il controllo dell’attrezzo.

Per esempio, l’automatismo alza il sollevatore, riduce i giri del motore, disattiva la Pto e così via. Per avviare la sequenza occorre premere un tasto, ma i dispositivi di ultima generazione possono attivarla autonomamente, in base alla posizione del mezzo nel campo. È sufficiente impostare il punto in cui si vuole che inizino le manovre e il gioco è fatto.

Un’altra utile funzione dei satellitari più recenti risolve un annoso problema della guida assistita, ovvero la deriva dell’attrezzo su pendenze trasversali. Quando si muove in pendenza, l’attrezzo tende infatti a spostarsi verso valle, il che può creare problemi in caso di operazioni che richiedano elevata precisione, come la semina o la concimazione localizzata. Posizionando una seconda antenna satellitare sull’attrezzo, si può correggere la deriva: in tal caso, la guida automatica terrà conto della reale posizione dell’attrezzatura e non di quella del trattore. Un risultato simile si può ottenere anche con la sola antenna del trattore: in quel caso, un algoritmo calcola la possibile deriva e ne tiene conto nel comunicare la posizione al sistema di guida automatica. Un ulteriore livello di automazione, e che davvero può darci un’anticipazione di cosa accadrà in un futuro non più remoto, è l’abbinamento tra macchine diverse all’interno di uno stesso cantiere.

Grazie alla connessione satellitare, ma anche a un dialogo diretto tra i mezzi, è possibile che uno di essi, per esempio la trinciacaricatrice, prenda il controllo di altri – il trattore che traina il carro, in questo caso – regolandone la velocità in base alla propria. In altre parole, la trincia – e di conseguenza il suo operatore – comandano velocità e direzione del carro che sta al loro fianco, liberando il conducente del trattore da uno dei compiti più difficili e stressanti della trinciatura. L’operatore della trincia può anche muovere avanti o indietro il carro, per facilitarne il riempimento, liberando poi il “collaboratore” nel momento in cui il carro è pieno. In un quadro in cui l’uomo, come evidente, diventa sempre più marginale.

I mille usi della guida automatica - Ultima modifica: 2025-03-12T10:23:31+01:00 da Roberta Ponci

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