Nove anni fa la famiglia Feraboli avviò un processo che sancì il passaggio di una parte rilevante dell’azienda al gruppo Maschio Gaspardo. A Sospiro (Cr), dove ha sede la storica ditta, rimasero i carri miscelatori, i dumper e le attività zootecniche.
Nove anni sono passati, la moratoria sulla fabbricazione di attrezzi è scaduta e oggi Feraboli torna fra le andane con una rotopressa, figlia concettualmente della Extreme, ma tutta nuova per componentistica e anche progettazione. Una macchina che potremmo definire tecno-vintage. «Quando ci riunimmo per decidere come rientrare nel mercato delle rotopresse, facemmo questa considerazione: dal momento che dobbiamo ripartire da zero, tanto vale farlo con una macchina completamente nuova, che abbandoni anche alcuni nostri capisaldi del passato per far spazio alla modernità», spiega Francesco Feraboli, quinta generazione di questa famiglia di costruttori che ha in Antonio e Riccardo, pienamente attivi in ditta, un futuro già scritto.
Nuova ma “antica”
La prima nata della nuova gamma di attrezzature prodotte dalla famiglia Feraboli è entrata in produzione proprio in questi giorni e i primi modelli saranno in concessionaria con il mese di giugno. Come ha ben spiegato il proprietario, è una macchina che rinnova in molti aspetti la produzione dello scorso decennio. Il primo di essi, perché più appariscente, è quello estetico. Innanzitutto il nome: La Rossa by F. Feraboli. Per ragioni, ci par di capire, di utilizzo del logo storico. La Rossa, a dire il vero, rossa non è, perché sulle fiancate porta un bel tricolore italiano. Inutile aggiungere, per chi mastica di attrezzature agricole, che il riferimento è allo storico rosso delle rotopresse Feraboli. E alla storia, in un certo senso, guarda davvero questa macchina, che ha i carter in lamiera e ha fatto delle rivettature un suo segno distintivo, quasi di design: un chiaro rimando all’epoca d’oro delle Feraboli, quando la Sprinter – ricorda Francesco – rivoluzionò la fienagione, triplicando la velocità di raccolta rispetto al mercato di allora. «Abbiamo voluto fare una macchina che richiami il passato e al tempo stesso che si veda da lontano, perché siamo convinti che usarla sarà motivo di orgoglio. È stata realizzata con materiali ad alta resistenza, che conferiscono robustezza e leggerezza. Il suo carattere principale è la semplicità: poche parti, ben funzionanti. Tanto è vero che si usa con un 70 cavalli».
Di antico, aggiunge il proprietario, La Rossa ha però soltanto la linea: sotto nasconde un progetto rifatto da zero e una bella iniezione di tecnologia, che la rende perfettamente in linea con i criteri di Agricoltura 4.0.
Raccolta e pressatura
Partiamo dalla raccolta, per la quale troviamo un pick-up tutto nuovo: senza camme e con cinque spranghe, dovrebbe risolvere uno degli storici problemi delle vecchie macchine, ovvero l’usura precoce del raccoglitore. Dal pick-up il prodotto passa alla camera di pressatura attraverso un rotore, non essendo stata prevista una versione con infaldatore. All’agricoltore la scelta se dotarlo o meno di coltelli. In caso affermativo, il numero massimo è di dieci; di più, sostiene Feraboli, non se ne usano, nelle nostre campagne. La pressatura utilizza il tradizionale sistema con un rullo inferiore e due, di diametro minore, anteriori. «Una soluzione ideata da noi parecchi anni fa e che tutto il mercato, in seguito, ha adottato, a dimostrazione della sua validità», chiosa Francesco. La legatura, infine, è fatta con rete, anche se prossimamente sarà prodotta una versione a spago.
Elettronica
Una delle novità adottare riguarda tra l’altro l’alloggiamento delle bobine: c’è spazio per due rotoli, con un sistema che permette di attivare il secondo quando il primo si esaurisce.
«Soprattutto, abbiamo semplificato il percorso della rete, oggi molto più lineare rispetto al passato», spiega ancora il titolare. Semplificato, in generale, anche il funzionamento: bastano due tubi idraulici, oltre naturalmente all’albero cardanico, per connetterla al trattore. «Abbiamo eliminato tutti i motori elettrici, sostituendoli con movimenti elettro-idraulici. Inoltre abbiamo rinforzato le catene, creato un fondo apribile anche sulle versioni senza rotore e mantenuto il sistema di pressatura a quattro cinghie vulcanizzate».
Tutta nuova, né poteva essere altrimenti, l’elettronica. «La scelta della centralina ci ha fatto un po’ penare, ma alla fine abbiamo trovato un’ottima soluzione: hardware Cobo e software compilato con la nostra collaborazione da una ditta esterna. Questo ci ha permesso di inserire nel sistema di gestione tutti i comandi e le funzioni che ci sembravano interessanti» e che vanno, spiega ancora Feraboli, dal conteggio delle balle alla scelta del diametro. Oltre, ovviamente, alla gestione del nucleo, un aspetto che da sempre caratterizza le macchine prodotte da questa famiglia. Tutte le informazioni possono essere trasmesse a un terminale esterno, come il cellulare del proprietario, per esempio, che sempre a distanza può anche impostare i parametri di lavoro della macchina. «La Rossa è una pressa 4.0 senza compromessi ed è anche pronta per la connessione Isobus. Ha infatti la predisposizione sia nella centralina sia nel software. Per attivarla bastano alcune stringhe nel programma e il cablaggio adeguato».
Presto altri modelli
Prodotta nelle misure 120x170 e 100x120, adatta alla montagna, La Rossa è, secondo Feraboli, la rotopressa della rinascita, e non resterà a lungo da sola. Nei prossimi mesi usciranno una versione a camera fissa e poi una camera variabile ad alte prestazioni, specifica per un uso iper-professionale. «Saranno macchine di alta qualità, come nella tradizione della nostra famiglia e come continuiamo a fare con i nostri carri miscelatori, perché in ormai sei generazioni abbiamo imparato a lavorare in un certo modo».