La passione per i trattori d’epoca, solitamente, mette radici dove il terreno è concimato da una frequentazione più o meno recente con la terra e la vita contadina.
Possono essere agricoltori o ex tali, oppure figli di contadini andati a fare tutt’altro, ma che hanno ben vivi, tra i ricordi più cari, i momenti indimenticabili sul trattore del padre o dello zio. Nel caso di Romano Prosperi, piacentino di Cortemaggiore, la spinta verso il collezionismo è venuta, piuttosto, dall’amore per la meccanica e i lavori di officina.
Prosperi, infatti, oltre (e ancor prima) che collezionista, è un riparatore di trattori antichi, che torna a far rivivere con una cura dei dettagli davvero notevole, al punto da rifare, uno dopo l’altro, tutti i dadi, tutte le boccole e le guarnizioni che non riesce a trovare sul mercato delle parti usate. Tanto che, potremmo azzardare, Romano e il figlio Matteo, che lo affianca sia nell’attività lavorativa sia in quella del dopolavoro, i trattori più che collezionarli li
rifanno daccapo.
Ricostruttori ex novo
In linea con questa interpretazione, la collezione dei Prosperi inizia per l’appunto da un restauro. «Un giorno – era circa il 1985 – un conoscente mi portò un vecchio Landini di cui si voleva sbarazzare. Non volendo buttarlo, mio padre Franco e io iniziammo a lavorarci sopra e pian piano lo mettemmo a posto. Quando finimmo, ci rendemmo conto che quel lavoro ci era piaciuto molto e perciò cercammo un altro trattore da sistemare. Dopo il secondo venne il terzo e così via».
Il “così via” non va in realtà molto lontano: a oggi, i Prosperi hanno una quindicina di macchine, più qualcuna in riparazione. Tutte, però, con una storia ben definita e che merita di essere salvata. «Sono storie che fanno venire le lacrime agli occhi, perché raccontano le fatiche e i sacrifici che si facevano un tempo per avere qualcosa da mangiare e pochi soldi in tasca. È questo che mi piace del nostro passatempo: che salviamo dalla cancellazione dei pezzi di storia delle persone, oltre che dei vecchi trattori».
Una passione per Orsi
Per esempio, uno dei Vélite che troviamo nel capannone arriva dall’alto Appennino Piacentino. «La donna che me lo ha dato mi ha raccontato che negli anni Cinquanta, quando da quelle parti avevano un paio di campi e tre o quattro vacche al massimo, con la brutta stagione gli uomini andavano nella pianura pavese, dalle parti di Vigevano, a tagliare piante. Partivano a inizio inverno con il trattore e le seghe a mano e tornavano a primavera. Per mesi interi vivevano in campagna, tagliando alberi per fare assi e dormendo nei fienili e nelle stalle. Nel frattempo le donne, a casa, curavano le galline e quei pochi animali che rappresentavano la ricchezza della famiglia. Una vita che, oggi, non faremmo più nemmeno per un milione di euro».
La collezione dei Prosperi comprende pochi marchi: Landini, Orsi, Motomeccanica e un Lombardini TL22. «Che è il trattore di mia cugina, per essere precisi. L’ho sistemato ed è venuto bene, ma la nostra passione sono i testacalda. Iniziammo, come ho ricordato, da un Landini e ne abbiamo ormai diversi: due Vélite, uno dei quali con ruote in ferro, un Superlandini, un L 45 e un L35. Tuttavia i miei preferiti sono gli Orsi. Mi piacciono per il suono, per l’alta qualità messa in ogni dettaglio – tutti i bulloni sono punzonati, per esempio – e anche perché, a mio parere, hanno un tiro migliore degli altri».
Di Orsi, Prosperi ne ha quattro, tutti del periodo a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta. «Innanzitutto l’Argo, che è forse il mio preferito, anche perché è il primo uscito dalla catena di montaggio, come testimonia la targhetta del motore, recante numero di matricola 7001. Poi abbiamo un RV, un 40 e un Super Orsi». Più antichi i Motomeccanica: tre Balilla, tutti degli anni Trenta. «In questo caso abbiamo la serie completa: gommato, a ruote in ferro e cingolato. Il primo viene da una risaia, mentre quello con le ruote in ferro ci fu dato in pagamento di un restauro. Perché noi collezionisti siamo fatti così: anche quando potremmo portare a casa due soldi, ci guardiamo in giro e diciamo: va beh, dammi quel trattore e siamo a pari».
L’officina
Come abbiamo detto, Prosperi è in primo luogo un restauratore e lo dimostra lo stato dei mezzi che ha sotto il capannone. Che non sono soltanto in perfetta efficienza – a parte quelli in riparazione, ovviamente – ma anche identici fin nel dettaglio agli originali. «Quando facciamo un recupero cerchiamo di rispettare al massimo la filosofia costruttiva originaria, andando a cercare i vecchi pezzi di ricambio o acquistando repliche fatte da artigiani specializzati. In Emilia, per esempio, ce ne sono diversi, ognuno specializzato in un marchio diverso. Per certi particolari introvabili, oppure per certi
marchi poco diffusi, come Orsi, facciamo noi».
Ad aiutare Romano e Matteo in questa attività è Mario Castellana, operaio in pensione, ma ancora validissimo al tornio. «Mario e io siamo amici di vecchissima data. Quando ero ragazzo, prima di iniziare a fare il camionista, lavoravamo in due officine una di fianco all’altra e ci vedevamo sempre dopo il lavoro. Quando ho avuto bisogno di fare dei pezzi particolari al tornio, non ho avuto dubbi e
mi sono subito rivolto a lui».
Nell’attrezzata officina dove Prosperi custodisce i suoi mezzi, Castellana produce al tornio bulloni, dadi, prigionieri delle testate, ma anche getti e minuteria di vario tipo. «Come ho detto, cerchiamo di rispettare il più possibile l’aspetto originale del trattore. Per esempio, invece di usare bulloni industriali comuni, preferiamo rifarli identici agli originali, anche se ci costa un sacco di tempo». Dalle foto che pubblichiamo è possibile apprezzare sia il lavoro del team sia farsi un’idea di quanto tempo, in effetti, sia necessario per rifare, per esempio, i dadi degli Orsi. «Avevano una testa davvero particolare, tornita su un lato e fresata sull’altro. Indubbiamente un lavoro complesso, che dava l’idea di quanta cura mettessero, una volta, anche nel più piccolo dettaglio». Cura che, da quanto è facile capire, Prosperi ripropone nel riportare a nuova vita i trattori antichi. Con eccellenti risultati.
In cerca dell’Anteo
Pur avendo una collezione piccola per numero, Prosperi non pensa, al momento, di ampliarla ulteriormente. «Alla fine siamo soddisfatti così: abbiamo i trattori che ci interessa avere, oltre a qualcuno ancora da sistemare e che ci garantisce lavoro anche per il futuro. Naturalmente – conclude – se trovassimo qualcosa di particolare, non ce lo faremmo scappare».
Dal momento che la passione del camionista piacentino sono gli Orsi, il suo sogno nel cassetto potrebbe essere per l’appunto un pezzo del costruttore tortonese. «Non mi dispiacerebbe l'Anteo, uno dei rari cingolati di quel periodo. Un trattore che testimonia l’abilità costruttiva di Orsi, tra i pochi trattoristi semi-artigianali in grado di realizzare, oltre ai classici gommati, anche cingolati di elevata qualità e perfezione tecnica».