Collezione Steyr

Francesco Gamba sul suo 180, detto “Rospo” dagli appassionati italiani per la sua forma tozza e tondeggiante.
Francesco Gamba nel Bresciano ha ereditato dal nonno materno la passione per i trattori d’epoca. E in particolare per quelli austriaci

Di collezionisti di macchine agricole d’epoca ce ne sono parecchi, ormai questo è assodato. E tra i tanti, questa rubrica si prefigge lo scopo di provare a scovare quelli che hanno una storia “speciale” da raccontare.

Quella di questo numero ha, secondo noi, due motivi per essere raccontata. Il primo è che, come accaduto anche nelle ultime pubblicazioni, si parla di un solo marchio presente nella collezione dell’intervistato, mentre il secondo riguarda la giovane età del collezionista. A soli 17 anni aveva già predisposto il suo sito su Internet, dove raccontava di come questa passione per i “ferracci vecchi e rumorosi” lo aveva coinvolto fin da piccolo. Adesso Francesco Gamba, di Bedizzole, in provincia di Brescia, di anni ne ha 29 e la sua passione continua tuttora a coltivarla, anche se il tempo a disposizione per starci dietro non è quello di una volta, essendo passato nel frattempo da studente dell’Itis di Brescia a laureato in Ingegneria meccanica e quindi oggi pienamente occupato dalla sua professione. «Fin da piccolo – ci spiega – vivendo in campagna sono sempre stato a contatto con l’agricoltura e quindi con le macchine agricole, essendo mio nonno un bravo agricoltore. Era bello salire sul trattore e far finta di guidarlo. Poi, crescendo, ho cominciato a capire qualcosa sul funzionamento di queste macchine, fino a diventarne un esperto».

Le emozioni del 180a

Detto della giovane età di Francesco Gamba, veniamo al secondo motivo della particolarità di questa sua collezione. Ce lo spiega lui in prima persona. «Mio nonno possedeva tre trattori: un Ford 2600 del 1976, un Massey Ferguson 165 del 1969 e infine uno Steyr 180a, del 1953. Quest’ultimo è per me un trattore molto importante, perché essendo vecchio l’ho sempre considerato come una cosa dignitosa e da rispettare. Fu acquistato nel lontano 1956 da mio nonno e suo fratello, per alleviare le fatiche dei campi. Negli anni Ottanta fu messo un po’ da parte, utilizzandolo solamente un paio di volte l’anno per sfalciare fossi e rivi. Quando mio nonno lo accendeva, per me era sempre una rievocazione, insomma c’era tutto un contorno che creava in me grandi emozioni. Nel 2001 (a soli 16 anni, ndr) ho cominciato a restaurarlo, studiando bene l’originale libretto d’uso e manutenzione, fino ad effettuarne un restauro conservativo e a rimetterlo in sesto».

Due anni dopo il caso vuole che Francesco ritrovi dalle sue parti uno Steyr 84 monocilindrico abbandonato, che riesce a comprare con pochi soldi. Non era funzionante, perciò lo smonta, ci lavora un po’ e nel giro di un paio di anni restaura e rimette in moto anche quel modello. Da questo momento in avanti la sua ricerca di trattori Steyr da collezionare continua, fino a mettere insieme 17 esemplari, in partica tutti quelli prodotti da Steyr dal 1947 al 1966, funzionanti e in buone condizioni. «Mi manca solo il 185 tre cilindri – ci confessa – lo sto cercando, ma non ho fretta».

Decidere di collezionare il marchio Steyr fu un po’ casuale, anche se il primo input arrivò dal fatto che il nonno ne possedesse uno. «Ma poi sono andato a curiosare sulla storia di questo marchio – continua Francesco – mi sono documentato e solo allora ho deciso di collezionarlo. Steyr, nata nel 1864 come grande azienda per la produzione di fucili, carabine ecc. con oltre 10mila dipendenti, dopo la guerra ha cominciato a produrre automobili, autocarri, ciclomotori e quindi trattori. All’epoca del nonno le alternative in zona erano essenzialmente Landini testacalda, più rude e molto diverso sul piano costruttivo, o Fiat, più economico, ma anche meno attraente sul piano estetico. Comprare Steyr significava spendere qualcosa di più, ma ne valeva la pena. A Bedizzole, tra l’altro, non si diffusero tanti Steyr, perché la sede centrale di distribuzione era il consorzio agrario di Udine, quindi le zone dove ne furono venduti di più furono senz’altro Friuli Venezia Giulia e Veneto».

17 modelli in collezione

Vediamo allora quali sono questi diciassette modelli presenti in collezione, partendo da quello che è considerato il capostipite dell’intera produzione trattoristica dell’azienda austriaca, lo Steyr 180, bicilindrico da 26 cv del 1947. Si distingue dai suoi successori bicilindrici per il passo molto corto, che permette al trattore di svoltare in piccoli spazi, e per la notevole velocità raggiunta su strada, superiore ai 30 km/h. Nel 1949 è la volta del primo monocilindrico da 13 cv della casa austriaca (prodotto fino al 1953), il tipo 80. L’impianto elettrico è a 6 volt e non sono presenti né la candeletta elettrica né il motorino d’avviamento. L’accensione è infatti garantita da un’apposita sigaretta (da inserire nella precamera di combustione), che si autoaccende con la compressione, e dalla manovella. Il filtro dell’aria, particolare della prima serie, è a secco, reduce della grande produzione avviata per equipaggiare i carri armati diretti in Africa per la Seconda Guerra Mondiale. Questo modello fu poi sostituito dal classico tipo 80 da 15 cavalli, il trattore Steyr più diffuso in Europa, prodotto dal 1953 fino al 1964. Questo esemplare presenta l’impianto elettrico a 6 volt e l’accensione a sigaretta, e in realtà fu preceduto nel 1950 dall’80a, un particolare modello di tipo 80 con ruote posteriori di maggior diametro e altezza dal suolo notevolmente superiore rispetto al tipo 80 base. Il motore è sempre un 15 cavalli con impianto elettrico a 6 volt e accensione a sigaretta di serie.

Il 1950 è anche l’anno del modello bicilindrico 180 da 30 cv, che rappresenta un esemplare d’esportazione, modificato appositamente per il mercato italiano. La carrozzeria, il serbatoio, il filtro dell’aria e l’impianto elettrico venivano infatti realizzati in Italia e montati specificatamente per la vendita del trattore nel nostro paese. Successivamente, nel 1952, viene commercializzato il primo trattore di grossa potenza prodotto dalla Steyr, il 280, da 4 cilindri e 60 cv. Si tratta di un esemplare piuttosto imponente e di peso superiore ai 3.000 kg, il cui motore era già stato progettato e realizzato qualche anno prima per equipaggiare gli autocarri. Il tipo 180a (quello del nonno di Gamba, per intenderci), bicilindrico da 30 cv, fu prodotto invece a partire dal 1953, un trattore molto robusto con motore Diesel parco nei consumi e con il quale, grazie al sollevatore idraulico, potevano essere eseguiti tutti i lavori agricoli, aratura compresa. Nel 1956 fu la volta del tipo 84 da 18 cv, un mezzo leggero, versatile e maneggevole. A richiesta, erano disponibili il sollevatore idraulico, la barra falciante e la puleggia, che veniva collegata alla presa di forza posteriore. Sempre nel 1956 arriva il tipo 182, ovverosia il seguito del 180a. Si tratta infatti dello stesso trattore, ma con motore leggermente potenziato, che arriva a erogare 36 cv di potenza massima.

Il 1958 segna il ritorno al modello 280 con il nuovo 280a, secondo Gamba uno dei trattori più belli che la Steyr abbia mai prodotto, quadricilindrico da 68 cv di potenza. Nel 1959 viene realizzato il tipo N180a sulla base del tipo 180a, sempre bicilindrico da 30 cv, ma con baricentro più basso, per renderlo molto più stabile nelle zone collinari. In particolare, venne modificata la postazione dell’operatore posizionando le pedane di appoggio più in basso e modificando la pedaleria di frizione, acceleratore e freno. Nell’N180a i parafanghi posteriori presero la forma rettangolare, abbandonando la forma rotonda fino a quel momento utilizzata sui bicilindirici da 30 cavalli. Nello stesso anno uscì anche il tipo N182a, sempre bicilindrico, ma con 36 cv di potenza e soprattutto sollevatore idraulico. Il motore, in questo modello, fu ribassato, in modo da abbassare il baricentro del trattore e di nuovo garantire miglior stabilità sui pendii.

Il 1960 segna l’inizio di una nuova linea per i trattori Steyr, perché con il tipo bicilindrico 188 nasce la serie Jubilee, caratterizzata da trattori innovativi e nuovi motori. Il propulsore progettato fu un Diesel veloce di ultima generazione da 28 cv e il cambio fu dotato di inversore di marcia e riduttore. Nel 188 seconda serie ci sarà invece la candeletta elettrica. Tra la serie Jubilee da 2 cilindri e quella successiva da 3 cilindri, nel 1962 arriva il tipo 288, da 45 cv. Il motore è un 4 cilindri in linea, molto veloce, il cambio è dotato di inversore e riduttore, la presa di forza è a due velocità e il sollevatore idraulico Bosch è dotato dello sforzo controllato.

Nel 1964 arriva il momento dei tricilindrici Jubilee con il tipo 190 da 36 cv. Il motore è quasi quadratico (alesaggio 98 mm e corsa 100 mm) e piuttosto veloce, il cambio è dotato, come i fratelli a 2 e 4 cilindri, di inversore e riduttore, e il sollevatore Bosch è a sforzo controllato. Sempre nel 1964 termina la produzione degli 80 e dell’84 e viene commercializzato il tipo 86, praticamente identico come meccanica al tipo 84, ma con una linea più arrotondata nel cofano e nei parafanghi.

Oggi tutti questi modelli trovano alloggio nella cascina della vecchia azienda agricola del nonno e vengono rimessi in moto in occasioni varie, come la rievocazione dell’aratura antica a Bedizzole. Inoltre, dal 2005 la prima domenica di maggio Gamba organizza ogni anno un ritrovo di trattori d’epoca (di almeno 50 anni) con sfilata per il paese e mostra statica in una cascina di amici appassionati. Segnatelo nella vostra agenda. di Francesco Bartolozzi         

Collezione Steyr - Ultima modifica: 2015-06-17T15:51:09+02:00 da Redazione Macchine Agricole

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