Ma davvero non è più conveniente arare? Per dare una risposta a questo interrogativo Kverneland Group Italia e Dekalb hanno messo a punto un progetto agronomico globale (che dovrebbe durare tre anni) in un appezzamento dell’azienda agricola Cavazzini nei pressi di Acquafredda (Mn), dove hanno messo a confronto terreni sottoposti a minima lavorazione con il Clc e con il Kultistrip di Kverneland, seminati con due ibridi di punta del catalogo Dekalb (DKC 6728 e DKC 6050) e irrigati seguendo i consigli del satellite del sistema Aquatek, con terreni lavorati con la tradizionale aratura-erpicatura. La mietitrebbia utilizzata per la raccolta era dotata di sensori e monitor Topcon per consentire la produzione di mappe di raccolta, allo scopo di conoscere esattamente, punto per punto, quanto si è prodotto e con quali differenze tra un sistema e l’altro. In altre parole, si è voluto valutare il ricorso alla semina e all’irrigazione a dose variabile al fine di razionalizzare i costi e massimizzare le rese.
La prova
Vediamo più nel dettaglio come è stato impostato il progetto. Innanzitutto va detto che si è lavorato un terreno in condizioni non ottimali (presenza di infestanti e di ormaie), utilizzando per lo strip tillage un Kultistrip a 4 file di Kverneland e per la minima lavorazione, in un appezzamento a fianco, un coltivatore CLC Pro sempre di Kverneland. Attrezzature a parte, sono stati scelti degli ibridi di mais che massimizzassero il ricorso a queste macchine. Nello specifico il DKC 6050, un Classe Fao 500 con produzioni di granella al top e adattabilità superiore alla media, e il DKC 6728, un Classe Fao 600 con notevoli produzioni di granella. Avendo a disposizione ibridi geneticamente avanzati è stato quindi deciso di utilizzare una seminatrice in grado di depositare il seme nel modo migliore, nella fattispecie una Accord TR Profi trainata E-Drive II di Kverneland, Isobus compatibile e dotata di sistema GeoSeed per il controllo del posizionamento.
Dopo la semina, al momento dell’emergenza la situazione non era delle migliori, soprattutto se messa in confronto al mais seminato su terreno lavorato in maniera tradizionale (praticamente perfetto). A questo scopo si è intervenuti con il diserbo, uno dei punti chiave di questo progetto, diserbo che è stato effettuato in pre-emergenza e poi in post-emergenza solo per eliminare la gramigna. Il progetto ha ovviamente coinvolto anche la concimazione e in particolare sono stati utilizzati due concimi di Agrium: uno alla semina, il BluFormula Mix24-30, concime azotato a lenta cessione assieme a 90 unità di fosforo completamente solubile, estremamente importante per dare vigore all’emergenza; uno in copertura, allo stadio di 8 foglie, lo One 40S Agrotrain Ultra, con 130 unità/ha di azoto, 36 di zolfo e 90 di fosforo. In totale, quindi, sono stati distribuite 192 unità /ha di N. Il fertilizzante è stato distribuito con spandiconcime Exacta dotato di Geospread per la gestione delle sezioni (massimo 24 sezioni da 2 metri e percentuale di sovrapposizione regolabile da 0 a 100%). Arrivati allo stadio di 8-10 foglie, il mais aveva già cambiato faccia e il diserbo post-emergenza ha poi risolto il problema gramigna.
Aquatek
Su questo Pag si è lavorato anche sul fattore acqua, determinante per il mais, e si è applicato un sistema innovativo della Dekalb che si chiama Aquatek, ovverosia la soluzione per supportare l’agricoltore nella gestione irrigua del mais per produrre di più, conservando le risorse naturali. In pratica, a partire dal 2015 Dekalb sta sperimentando questo sistema su un totale di 300 aziende, sistema che sfrutta tre tipi di dati: suolo, meteo e foto da satellite (basandosi sull’indice Ndvi che calcola l’attività fotosintetica della pianta si ottengono informazioni sullo stato fisiologico della pianta). Il risultato finale è l’elaborazione di una mappa dei consumi di acqua della coltura nelle varie zone del campo (6 m x 6 m ciascuna), che ha evidenziato nella tesi strip tillage un 10% in più di attività fotosintetica rispetto alla minima (stessa tipologia di irrigazione). Le mappe del consumo idrico in sostanza evidenziano le zone soggette a stress idrico e consentono di intervenire, nelle quantità giuste, nelle zone veramente bisognose e al momento giusto.
Così si è arrivati alla raccolta, con mietitrebbia dotata, come anticipato, di sistema per avere le mappe di raccolta: si tratta esattamente dello Yieldtrakk di Topcon, che fornisce i dati della resa, dell’umidità e del peso in tempo reale, assieme al peso suddiviso per umidità e alla localizzazione del dato raccolto. Il tutto con precisione centimetrica. I componenti di questo sistema sono il sensore di temperatura e umidità (nella coclea), il sensore di resa (nel canale elevatore della granella), il J-box con inclinometro e la console Topcon X-30. L’obiettivo, come detto, è quello di ricavare delle rese georeferenziate e di creare mappe di produzione.
Strip till meglio della minima (e del tradizionale)
E veniamo infine ai risultati delle rese: 136,4 q/ha di media su minima lavorazione, 158,3 q/ha su strip tillage e 171,0 q/ha su minima lavorazione con precessione pomodoro, mentre la tradizionale ha reso 173,9 q/ha. Valutando il tutto anche dal punto di vista economico e in funzione di precessione colturale e dei contributi a disposizione, alla fine di questo primo anno del progetto la tecnica di coltivazione tradizionale ha prevalso su minima lavorazione e strip tillage solo nel caso di una precessione colturale a mais, altrimenti ha sempre vinto la non tradizionale e in particolare lo strip tillage (Tab. 1).
Oltre ai risultati di questo progetto sono stati resi noti altri dati da prove condotte su altre aziende: ad esempio, su mais da trinciato nel Veronese è stata messa a confronto una tesi di strip tillage con e senza digestato, dove l’utilizzo del digestato ha consentito rese di 16,7 t/ha contro le 16,3 della tesi senza digestato. Ancora, l’ibrido DKC5839, sempre da trinciato, nei pressi di Pordenone è stato seminato a diverse densità di semina: la tesi a 9 semi/m2 ha reso 16,9 t/ha, mentre quella a 10 semi/m2 ha reso 17,5 t/ha.
Riassumendo: si parte con la mappa dei suoli e questa consente di effettuare la semina a densità variabile, spingendo dove il terreno è più fertile (fino a 10 piante/mq); successivamente con Aquatek si seguono l’andamento climatico e lo stato vegetativo delle piante durante la stagione in modo da regolare l’apporto irriguo, e infine si elaborano le mappe di produzione che riflettono quanto già ricavato dalle mappe precedenti. Quindi gli interventi della campagna successiva (semina, concimazione, irrigazione, ecc.) saranno tutti tarati in base alle informazioni ricavate, con lo scopo di uniformare il più possibile le rese, anche perché ormai oggi bisogna ragionare metro per metro e non più campo per campo. Lo scopo ultimo rimane quello di dare benefici per l’agricoltore: mettere il giusto input su ogni metro, aumentare l’efficienza dei costi, ridurre il lavoro e aumentare le produzioni medie.
Visualizza Confronto tra le tesi oggetto della sperimentazione
Visualizza Esempio di mappa del consumo di acqua della coltura ottenuta con Aquatek (Fonte: Dekalb)