«Le strategie prima si attuano, poi si annunciano»: così Andrea Bedosti, consigliere delegato di Lovol Arbos Group, spiega il sostanziale silenzio che mantenne, un anno fa, sulle politiche di sviluppo del neonato gruppo. «Oggi, dodici mesi dopo, non parliamo di strategie ma di fatti compiuti: allora eravamo una società di progetto, oggi siamo una holding industriale da 80 milioni di euro e 400 dipendenti», aggiunge.
Radici in Emilia, portafogli in Cina
È effettivamente degno di nota il percorso compiuto da questa giovanissima realtà industriale, voluta dal colosso Foton Lovol per mettere un piede – o forse anche due – in Europa. Sorta in un capannone di Calderara di Reno come società di engineering, in 12 mesi ha presentato una gamma di trattori creata da zero e altre due ne sta testando in madrepatria, ha acquisito la Matermacc e ha tirato fuori dalle secche dell’amministrazione controllata la Goldoni, divenuta a tutti gli effetti, dal primo giugno scorso, membro di Lovol Arbos Spa con un concordato preventivo ultra-rapido. «Mai, dalla fondazione del Regno d’Italia a oggi, un concordato preventivo era stato chiuso in meno di un anno», sottolinea Bedosti nel rendicontare dodici mesi di intensa attività e approfittando di un convegno organizzato a Piacenza e dedicato alla mietitrebbia di casa, la Arbos, che proprio in questa occasione è presentata nella nuova linea, 25 anni dopo l’ultimo modello prodotto.
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