Cosa c’entra la privacy con un trattore? In apparenza nulla; in realtà, parecchio. Soprattutto perché, come abbiamo detto e ripetuto più volte, i trattori ormai non sono più soltanto dei semplici trattori, ma macchine cariche di tecnologia. Che, come tale, raccoglie una grande quantità di dati e spesso li trasmette, tutti o in parte, via web. E quando si comincia a parlare di dati e web, notoriamente, la privacy diventa una faccenda assai concreta.
Cerchiamo allora di fare il punto sulla questione, prendendo in considerazione il rapporto tra il proprietario del trattore e tre figure ben distinte: chi usa le macchine, il costruttore delle stesse e infine l’officina che esegue le manutenzioni o le riparazioni.
Geoposizionamento a rischio sanzioni
Partiamo dal primo aspetto, probabilmente il più semplice: la relazione tra l’agricoltore (o il contoterzista) ed eventuali dipendenti, una situazione sempre più comune, in un settore in cui le imprese si ampliano per dimensione e riducono nel numero. I problemi connessi alla privacy riguardano l’installazione di sistemi di geoposizionamento (antenne Gps per la guida parallela), nel caso in cui le informazioni raccolte siano inviate al computer aziendale. In altre parole, la tanto citata telemetria, che secondo i più conoscerà uno sviluppo esponenziale nei prossimi anni.
Finché il satellitare serve per la guida automatica, va tutto bene. Ma se grazie a esso il titolare dell’azienda o qualche suo delegato controlla l’attività dei dipendenti – in modo da evitare, per esempio, che perdano inutilmente tempo invece di lavorare – si va contro lo statuto dei lavoratori, che all’articolo 4 vieta espressamente forme di controllo a distanza di questo genere. Vi è inoltre un problema con la privacy, che, allo stesso modo, vieta il controllo delle pause del lavoratore. Lo stesso regolamento Gdpr, la nuova legge europea sulla privacy, impone di non monitorare gli spostamenti del lavoratore nel tempo libero, ma questa eventualità, molto comune nel caso di auto o furgoni aziendali con uso promiscuo, appare di difficile realizzazione nel caso di un trattore. A meno che il dipendente non abbia il permesso di usare il mezzo sui suoi terreni, per esempio al sabato o alla domenica.
In ogni caso, secondo il Garante per la protezione dei dati personali, il monitoraggio non può essere continuo e deve inoltre essere chiaramente indicato sul terminale. In altre parole, il dipendente deve vedere immediatamente quando è sottoposto a controllo, per esempio grazie all’accensione di un’apposita icona sullo schermo. Soprattutto, al dipendente dev’essere spiegato con chiarezza quali sono le finalità del monitoraggio e che tipo di dati sono raccolti. Finalità che, secondo il Garante, devono essere ben determinate e legate alla preservazione del patrimonio aziendale e alla sicurezza sul lavoro. Infine, il datore di lavoro deve consegnare ai dipendenti un’informativa in cui sono indicati il responsabile del trattamento dei dati, il tipo di informazioni raccolte e il periodo di conservazione delle stesse. Interpellato da noi sull’argomento, il Garante ci ha risposto che non esistono pronunciamenti specifici per il settore agricolo, ma che la fattispecie ricade in un più generale uso di mezzi collegati via Gps alla sede aziendale, sulla quale l’ufficio del Garante si è espresso più volte, sempre riconoscendo il diritto del lavoratore a veder tutelati i propri spostamenti personali, sia durante il tempo libero sia nelle pause di lavoro.
Il nodo della telemetria
La stessa questione si ripropone quando i dati raccolti dal trattore sono inviati al costruttore o a soggetti da esso incaricati per la fornitura di tutti i moderni servizi resi possibili dalla tecnologia, come la diagnostica a distanza, l’analisi di utilizzo delle flotte e via elencando. Anche in questo caso, chi tratta i dati dovrebbe richiedere un espresso consenso per queste operazioni e informare il proprietario del mezzo ogni volta che si connette allo stesso.
Non a caso John Deere, che si dichiara molto attento alle questioni di privacy, invia una richiesta di consenso all’operatore ogni volta che si collega a una delle sue macchine, sia a fini statistici interni sia per la fornitura di servizi di assistenza espressamente richiesti dal cliente.
Confusione in officina
La necessità di ricevere un benestare esplicito dal cliente sembra indiscutibile quando si effettua una raccolta di informazioni con trasmissione a distanza (sebbene non tutti siano di questa idea, al momento). Più controverso, invece, il nodo delle officine.
Che accade quando le informazioni sono scaricate attraverso un collegamento fisico tra un computer e il trattore? È il caso, per esempio, delle comuni riparazioni, quando il meccanico collega la diagnostica alla presa Obd del trattore. Oppure quando, dopo una manutenzione, esegue un aggiornamento del software o la ricalibrazione di qualche centralina. In questi casi, i pareri sono discordanti. Secondo un’interpretazione, il fatto stesso che il cliente porti il trattore in officina costituirebbe un esplicito consenso al collegamento.
Tuttavia è anche vero che la direttiva sulla privacy (Gdpr) richiede di informare in modo chiaro ed esaustivo ogni qualvolta si acquisiscano informazioni personali su un soggetto. E nel terminale di un trattore, di informazioni ce ne sono parecchie. Compresi estensione e ubicazione degli appezzamenti lavorati, tipo di lavorazioni effettuate, consumi di gasolio, ore di lavoro e posizione della macchina giorno dopo giorno.
Per questo motivo, alcuni costruttori – ci risulta che lo faccia New Holland, per esempio – consigliano alla propria rete di assistenza di far firmare un consenso informato prima di eseguire una connessione di questo tipo. Sono tuttavia pochissime, a quanto ci risulta, le officine che applicano una politica di questo tipo.
Che se da un lato appare superflua, dall’altro mette al riparo da possibili ripercussioni in caso, per esempio, di lite tra un imprenditore e un suo dipendente. Quasi sempre i ricorsi al garante della privacy partono da situazioni di questo tipo e in alcuni casi i proprietari della flotta sono stati chiamati a pagare sanzioni tra 8 e 20mila euro per non aver correttamente informato i propri salariati dei sistemi di controllo in funzione sui mezzi.
Si parla di flotte per il trasporto stradale, certamente, ma come abbiamo visto il Garante tende a trattare allo stesso modo i casi connessi all’agricoltura.
Non dimentichiamoci l’informativa
A quasi un anno dall’entrata in vigore del Gdpr, alias regolamento 2016/679, alias legge europea sulla privacy, la maggior parte degli artigiani si è ormai messa in regola con le disposizioni in esso contenute. Chi non l’avesse ancora fatto, tuttavia, deve sbrigarsi, anche perché le sanzioni, in caso di un controllo, sono molto salate.
Il Gdpr riguarda le officine, oltre che per gli aspetti citati in queste pagine, in quanto le medesime raccolgono e conservano informazioni sui loro clienti: nome, dati anagrafici, residenza. Come ogni possessore di dati soggetti a tutela della privacy, il titolare dell’officina deve far firmare ai propri clienti un consenso alla conservazione e trattamento dei dati stessi, indicando chiaramente a chi i medesimi potrebbero essere ceduti (per esempio, al commercialista per la compilazione delle fatture o del modello Unico). Deve inoltre consegnare, in formato fisico o elettronico, un’informativa in cui si indica chiaramente chi è il responsabile del trattamento, a chi ci si può rivolgere per sapere quali dati sono stati raccolti e chiederne la cancellazione e infine per quali finalità e per quanto tempo le informazioni saranno conservate. R.B.