Mancano sei mesi alla scadenza del 26 novembre 2016, quando tutte le barre irroratrici usate da operatori professionali dovranno essere sottoposte almeno una volta al controllo funzionale (volgarmente detto taratura). A che punto è il piano di verifica? Sarà possibile rispettare i tempi previsti dal decreto legislativo 150/2012? Al momento una risposta non c’è, poiché non esistono statistiche aggiornate sul numero di macchine che sono passate, negli ultimi tre anni, per i circa 150 centri prova abilitati. Non è dato sapere, dunque, quante delle circa 600mila attrezzature per trattamenti fitosanitari che si stimano essere in funzione in Italia siano regolarmente controllate e per quante di esse sia stato impossibile ripristinare le condizioni minime necessarie per un impiego in sicurezza. Si parla di circa 400.000 macchine ancora da controllare (due terzi del totale), anche se per quanto riguarda i contoterzisti, circa il 90% delle irroratrici dovrebbe essere già stato messo in regola.
Comunque, per avere un’idea di come stanno le cose, in attesa dei dati ufficiali, ci siamo allora rivolti a chi effettua materialmente i controlli.
La verifica passo dopo passo
Il che ci permette di rispondere anche ad altre domande. Per esempio, come si realizza, in concreto, una verifica di funzionalità? Quali sono gli aspetti da prendere in considerazione e quali, soprattutto, i problemi più comuni che emergono? Ci aiuta ad avere le risposte Andrea Orlandi, comproprietario della Oma di San Giorgio Piacentino (Pc), un’officina che realizza circa 50 verifiche l’anno e che ha delegato proprio ad Andrea questa attività.
Iniziamo dalla verifica vera e propria. Per capire come è strutturata, ne abbiamo realizzata una, eseguita su una botte della Corima con barra da 24 metri. «Il primo passo è l’intervista al proprietario – ci spiega Orlandi – per raccogliere informazioni sull’attrezzo e sul suo impiego: tipo di irroratrice, larghezza e numero di sezioni della barra, colture sulle quali è usata, tipo e marca degli ugelli. Si passa poi a compilare la scheda su specie trattate e interventi. In essa si deve specificare anche il volume distribuito e il tipo di ugelli impiegato, oltre a marcia, regime motore e velocità di avanzamento». Quello sulla velocità è il primo vero test che si realizza: l’operatore sale sul trattore e percorre 100 metri, mentre il tecnico cronometra il tempo per calcolare, senza rischio di errori dovuti al tachimetro, la velocità effettiva di avanzamento. Quest’ultima è necessaria in quanto compare nella formula usata per calcolare la portata richiesta: moltiplicando volume distribuito per larghezza della barra e velocità e dividendo il prodotto per 600, si ottiene infatti la portata necessaria alla pompa espressa in litri al minuto. Un successivo controllo della pompa con flussometro dovrà accertare che essa raggiunga almeno questo valore. Nel nostro caso, per distribuire 390 litri per ettaro a una velocità di 6 km orari con una barra da 24 metri sono necessari perlomeno 93 litri al minuto di portata. Che salgono a 187 nel caso si impieghi il dosaggio massimo previsto dal proprietario, ovvero 780 l/ha.
Vediamo, ora, che tipo di verifiche si effettuano sull’irroratrice.
Controllo manometro. Una volta smontato, il manometro è testato al banco, dove è messo a confronto con un manometro appositamente tarato.
Controllo ugelli. Il tecnico ispeziona uno per uno gli ugelli, accertandosi che l’antigoccia funzioni, dopodiché li collega – sempre uno per uno – a un contenitore graduato, grazie al quale misura il quantitativo distribuito. Quest’ultimo deve essere uguale per tutti gli ugelli dello stesso tipo (ogni barra, come noto, monta tre ugelli diversi per ogni bocchetta di erogazione del prodotto).
Ispezione barra. La prima verifica è visiva: si colloca la barra a 50 cm di altezza e si controllano assetto e bilanciamento. Successivamente si colloca sotto alla barra un pannello ondulato che raccoglie l’acqua e permette, una volta messo in verticale, di valutare l’uniformità di distribuzione entro una forbice che prevede un valore ottimo, uno di sufficienza e, infine, un risultato sotto agli standard, con obbligo di cambiare gli ugelli e ripetere il test.
Controllo pompa. È, forse, l'intervento più delicato. Tramite flussometro, il tecnico misura la portata della pompa al regime motore indicato dall'agricoltore nell'intervista iniziale. Successivamente ripete l'operazione sul condotto di ritorno in vasca. La differenza tra il liquido pompato e quello che rientra nel serbatoio dovrà essere pari alla portata richiesta (quella calcolata sopra ed espressa in litri al minuto, per intenderci). La ragione è semplice: i litri del recupero, sottratti dai litri pompati, danno, per forza, i litri al minuto che escono dalla barra.
Filtri e valvole. L’ultima parte dell’operazione è dedicata alla verifica dell’efficienza dei filtri (solitamente due: carico e scarico) e delle valvole di non ritorno sistemate lungo le tubature. In più, naturalmente, il tecnico esegue un controllo generale delle condizioni della macchina: integrità della botte, stato dei carter, tenuta delle tubature alla massima pressione, integrità dell’assale e del timone, in modo che, al suo ritorno in campo, l’attrezzo sia nelle migliori condizioni di efficienza e sicurezza.
Attenti a ugelli e condotte
Ugelli, tubature, ma anche qualche manometro: è la classifica dei principali problemi che si manifestano durante il controllo funzionale, secondo Andrea Orlandi. «Al primo posto metto senz’altro gli ugelli: frequentemente sono da sostituire, anche perché l’agricoltore quando lavora tende a dimenticarsene. Del resto soltanto con un controllo al banco si può vedere se qualcuna delle uscite scarica più acqua del dovuto. In questo senso l’obbligo di verifica è senz’altro utile e positivo, perché consente di uniformare la distribuzione ed evitare sprechi o inquinamento. Per esempio, quando l’antigoccia non funziona bene».
A parte questi dettagli, aggiunge Orlandi, il livello generale delle macchine portate al controllo è buono. «Al 90% sono a posto: parlo ovviamente di problemi gravi. Escludendo ugelli e tubature, qualcuna deve cambiare il manometro o i filtri, altre – ma raramente – hanno problemi alla pompa, dovuti anche al fatto che, in questa zona, su pomodoro, spesso si aggiungono concimi liquidi ai normali prodotti usati per il trattamento. L’obbligo di ripetere la verifica ogni cinque anni ci permette comunque di mantenere la botte sempre in efficienza e di ridurre l’impatto sull’ambiente, a un costo accessibile per qualsiasi agricoltore».