Italia, Francia, Germania e Regno Unito per il Vecchio Continente, Canada e Stati uniti per il nuovo, Giappone per l’estremo oriente. I grandi del mondo, declinati in chiave agricola, sono i protagonisti del G7 del settore primario che si tiene a Bergamo a metà ottobre.
Un appuntamento di rilievo, voluto fortemente dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, che gioca in casa.
Una pletora di incontri che dovrebbe fare chiarezza sul futuro dell’agricoltura, analizzare gli scenari mondiali, provare a mettere un freno alla non gradita volatilità dei mercati. Ma soprattutto cercare di dare un minimo di garanzie di tutela del reddito degli agricoltori.
Compito improbo. E spesso disatteso da manifestazioni di simil portata.
Che si concludono con protocolli d’intenti, strette di mano e pacche sulle spalle.
Ma senza molti fatti concreti.
Ciò nonostante, “il chi non fa, non falla” spesso non porta da nessuna parte e provarci è meglio che rimanere inerti.
Gli argomenti aperti sono molti. Gli scambi internazionali, la morte (?) del Ttip e il via libera, per ora provvisorio, al Ceta, i dazi in entrata e in uscita su molti prodotti, l’era neo-protezionistica trumpista. Ma anche i futuri Farm Bill e Pac post-2020, con i problemi di bilancio che si portano dietro.
Si dovrà volare alto, ragionare in prospettiva, trovare soluzioni di medio-lungo periodo, tenendo tuttavia ben in mente che la situazione attuale per l’agricoltura interna, nazionale in questo senso, non è delle più rosee.
Martina, da politico attento qual è, lo sa bene.
Rivendica, come ha recentemente dichiarato al settimanale Terra e Vita, una serie di successi in quattro anni di legislatura da ministro: l’abbassamento sensibile dell’imposizione fiscale, la tutela del made in Italy e dei prodotti Dop e Igp, l’incremento dei controlli sui falsi, la partenza dell’etichettatura per diversi settore strategici, dal latte ai cereali, la spinta verso l’agricoltura digitale, la precision farming e la meccanizzazione d’avanguardia, il rilancio della ricerca pubblica.
Temi di peso, non c’è dubbio.
Che rischiano di sfocare di fronte alla diminuzione consistente e continuata di marginalità di molti agricoltori e al rischio di scomparsa ulteriore di diverse imprese agricole.
Ancora alle prese, fra l’altro con una burocrazia invasiva e con una semplificazione annunciata a più riprese, ma concretamente un po’ troppo nascosta.
Su questo Martina dovrà lavorare ancora molto, indipendentemente da come andrà un G7 agricolo di portata così ampia.