"Il progetto di filiera che viene presentato oggi è una iniziativa positiva, che parte dall'industria e che intercetta e sviluppa reti complete sulla filiera del pomodoro. Ritengo che sia un modo non soltanto di certificare il prodotto in termini di provenienza, ma anche di cercare dinamiche in grado di restituire redditività alla filiera e valore ad un prodotto che è uno dei simboli del Made in Italy". Così ha dichiarato l'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, intervenendo ieri mattina alla presentazione di 'Pomorete', la prima filiera del pomodoro di carattere interregionale (Lombardia ed Emilia-Romagna), che certifica e traccia l'intera catena, dall'analisi del terreno fino al posizionamento del prodotto sugli scaffali della distribuzione, passando attraverso la produzione del seme, la gestione dei mezzi tecnici e delle risorse idriche, la lavorazione, la trasformazione e la logistica.
PROSPETTIVA EXPO E OTTICA MACROREGIONALE - "È positiva anche la prospettiva che Pomorete individua in Expo 2015, perché il tema principale, che sarà appunto "Nutrire il pianeta" ha sfaccettature più ampie e permetterà al Made in Italy, quindi compreso il pomodoro da industria del Nord, di individuare strategie anti-contraffazione - ha detto Fava -. Servono regole certe, perché un mercato, se non ha alcuna regolamentazione, non è libero". Positiva, per l'assessore all'Agricoltura della Lombardia, che ha la delega sull'agroalimentare, anche "il riconoscimento dell'omogeneità territoriale e il fatto che abbraccia le due aree principali per la produzione del pomodoro da industria; così si favorisce l'integrazione di filiera e magari anche quel dialogo fra Regioni che auspico quando parliamo di filiere omogenee".
IL 20% DEL POMODORO ITALIANO - Pomorete è la prima filiera del pomodoro di carattere interregionale (Lombardia ed Emilia-Romagna), che certifica e traccia l'intera catena, dall'analisi del terreno fino al posizionamento del prodotto sugli scaffali della distribuzione. Sono coinvolte in questa prima fase 10 imprese (ACP International Food, Agrimpianti, Agrofata, Asi, Isea Group, Steriltom, Number 1, Ecosistemi, Seedling Tomato, Solfarm Europe), tutte aderenti al sistema di Confapi Piacenza. Le potenzialità del bacino sono di 3,5 milioni di quintali di pomodoro trasformato, pari a circa il 20% del pomodoro da industria italiano.