Chi ha detto che quello dell’agricoltore è un mestiere “vecchio”? Gli istituti di agraria stanno registrando un boom di iscritti che non si vedeva da tempo e sulle pagine dei giornali sono sempre più frequenti le storie di giovani che lasciano città e posti di lavoro in ufficio per riscoprire il ritorno alla terra e non solo nelle forme e nei modi più tradizionali. Secondo una stima di Cia – Confederazione italiana agricoltori, negli ultimi anni sono almeno cinquemila le nuove imprese nate in Italia facendo leva su professioni innovative. Si va dal coltivatore e cuoco di fiori commestibili all’architetto del verde, passando dallo stilista ecosostenibile con fibre agricole a chi si inventa il suo ‘agricatering' puntando sulla filiera corta e i prodotti a chilometro zero, quelli veri. Nuove strade che solo apparentemente servono solo a strappare un sorriso, poiché contribuiscono già al bilancio complessivo del sistema agricolo e alimentare italiano con fatturati stimabili in duecento milioni l’anno. Secondo la Presidente di Agia, l’associazione dei giovani imprenditori della Cia Maria Pirrone “I giovani imprenditori si cimentano in queste nuove attività soprattutto per dribblare la crisi. Cresce infatti il numero di giovani 'dottori' che decide di investire sulla campagna: ci sono per esempio educatori e psicologi che si dedicano all'agricoltura sociale, erboristi e farmacisti che scommettono sulla fitoterapia e architetti che fanno bio-edilizia”.
Non è un mestiere per vecchi. Uno stato di fatto che trova concorde anche Raffaele Maiorano, presidente di Anga, costola giovanile di Confagricoltura. "In questo periodo di disoccupazione soprattutto giovanile –dice- occorre puntare sui settori economici che hanno mostrato, come quello agricolo, di reggere malgrado la crisi. Nonostante la congiuntura economica, ad esempio, tra 300 e 500 mila persone vengono assunte ogni anno dalle imprese associate a Confagri. Ma è necessario legare concretamente la formazione con il lavoro. Abbiamo perciò firmato un protocollo d'intesa con la rete nazionale degli istituti agrari (Renisa) per migliorare la formazione degli studenti degli Istituti del settore agrario e promuovere l'auto-imprenditorialità tra i giovani”.
Creatività e solide basi tecniche. E la formazione diventa il nemico numero uno dell’improvvisazione, dando solide basi e possibilità di un futuro imprenditoriale per chi intende l’agricoltura come un settore moderno, multifunzionale, sempre più rispettoso di ambiente e paesaggio. Nascono così nuove professioni tecniche e specializzate, come l’eco-fitoiatra, ovvero colui che si occupa della difesa e della cura delle piante in aziende biologiche, o l’ingegnere agro informatico che sa tutto dei droni, apparecchi ad alta tecnologia già presenti nei cieli con compiti di monitoraggio e irrorazione. Per non parlare dell’ecoauditor, che accerta che gli impianti e i processi produttivi di un'azienda siano conformi alla legislazione nazionale ed europea in materia di impatto ambientale o dell’esperto in impianti sostenibili che progetta, controlla e lavora su fotovoltaico e biogas. Ma la creatività non pone limiti: ecco anche l’agritata, l’agriscultore o il muratore ecologico. Solo alcuni dei tanti mestieri messi in vetrina da Coldiretti-Campagna Amica, che ha anche rilanciato l’iniziativa dei personal trainer dell’orto, per mettere in campo una serie di professionisti che possono dare assistenza per le esperienze di orticoltura su tutto il territorio nazionale. Si va quindi dal supporto per le amministrazioni, le scuole, le associazioni fino ai singoli cittadini. I personal trainer possono essere imprenditori agricoli (spesso orto-vivaisti) anche in pensione, coadiuvanti di imprenditori agricoli o tecnici agronomi. Sono contemplate anche figure non strettamente legate al mondo agricolo ma che si occupano di ambiente, didattica e con comprovata competenza nella coltivazione della terra.
Articolo di Emiliano Raccagni