Negli ultimi quindici anni il prezzo dei fertilizzanti chimici è aumentato piuttosto considerevolmente, divenendo una voce di costo non indifferente per le aziende agricole. Molteplici le ragioni di questo andamento. Sicuramente il legame con le fonti fossili - per l’energia necessaria alla loro produzione e in alcuni casi anche la materia prima - ha giocato qui un ruolo non indifferente. A questo si aggiunge che i fertilizzanti derivano da materie prime non rinnovabili e finite, per la cui estrazione - il fosforo per esempio si estrae da rocce fosfatiche, il potassio soprattutto da giacimenti di sali potassici - la quantità di energia richiesta è spesso non indifferente. Un esempio? Per produrre una tonnellata di urea è necessario l’equivalente di energia di 4 barili di petrolio. Per farla breve: l’industria dei fertilizzanti consuma circa il 3-5% dell’energia mondiale. In un momento in cui si parla di efficienza e utilizzo sostenibile delle materie prime questi dati dovrebbero far riflettere, così come dovrebbero far riflettere le proiezioni che da più parti indicano un probabile aumento della popolazione a cui necessariamente seguirà un aumento della produzione agricola e dell’utilizzo di fertlizzanti. Chimici, se non vi sono alternative. Ma queste ci sono... Al recente convegno nazionale di FIPER, Federazione Italiana di Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili, il prof Fabrizio Adani - gruppo Ricicla Università di Milano, nella foto - ha presentato due possibili "fertilizzanti rinnovabili“, prodotti secondari della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Il primo: le ceneri pesanti da impianto a biomasse. Nel dettaglio gli studi e le analisi presentate sono stati condotti sulla frazione pesante delle ceneri derivanti dall’impianto di teleriscaldamento di Tirano, costituito da tre caldaie alimentate a biomassa legnosa vergine di potenza installata complessiva di 20 MW. I risultati indicano in questo prodotto (cenere pesante da combustione di biomassa legnosa vergine) le caratteristiche ideali affinché esso possa essere usato come fertilizzante e come correttivo di suoli acidi: pH molto alto, contenuto di metalli pesanti uguale a quello richiesto ai correttivi tradizionali, contenuti di macro e microelementi necessari per un fertilizzante. Insomma la cenere pesante derivata da impianto a biomasse può essere considerata un fertilizzante? "Sì - afferma Adani - con la sola problematica che non è ancora riconosciuta come tale, per questioni burocratiche non per questioni tecniche“.
Un’ulteriore possibilità di produzione di fertilizzante rinnovabile deriva dalla digestione anaerobica dei substrati organici a dare biogas, che - sappiamo - genera come prodotto secondario il digestato, in frazione liquida o solida. Soffermandosi sulla frazione solida, Adani afferma: “Prove in campo su mais e altri cereali, condotte da Ricicla con la collaborazione di Regione Lombardia e altri enti, indicano un effetto identico, se non migliore del digestato rispetto a quello del fertilizzante chimico. Esso ha caratteristiche che lo rendono in tutto e per tutto assimilabile a un fertilizzante, con alcuni vantaggi”. Ad esempio? ”La composizione, ricca in precursori umici che quindi migliora la tessitura del suolo”. Ma anche rispetto al compost, il digestato ha i suoi vantaggi: “Il contenuto di metalli pesanti del digestato è minore di quello del compost, rispetto al quale in digestato può venir utilizzato in quantità decisamente inferiori”. Abbiamo dunque nuovamente una sostanza rinnovabile che vale quanto un fertilizzante non rinnovabile, ha minore impatto ambientale, ma non è ancora considerata tale: “Problemi burocratici, non tecnici”…
Indipendentemente dall’avanzamento delle pratiche burocratiche, questi studi indicano che, tecnicamente parlando, la produzione di fertilizzanti rinnovabili è possibile e si aprono prospettive per un’ulteriore utilizzo virtuoso della materia organica, laddove la biomassa, oltre a produrre energia, potrebbe dare anche fertilizzanti con cui nuovamente coltivare biomassa per produrre energia (o cibo): chiusura del ciclo! E in un’epoca in cui per ogni settore produttivo riciclare la materia prima e sfruttarla in maniera sostenibile diventa un imperativo, a maggior ragione si deve mirare a recuperare quei nutrienti presenti in ceneri e digestato, soprattutto nell’ottica dell’energia che altrimenti bisogna investire per estrarli, della loro limitata disponibilità, delle numerose variabili a cui essi sono legati, come posizione geografica, logiche di mercato globale, investimenti per trasporti e logistica.
A cura di Maria Luisa Doldi