Canapa da tenere sotto controllo

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La canapa è una coltura ad alto rendimento che ben si adatta alla maggior parte delle condizioni climatiche europee e che presenta caratteristiche ambientali e agronomiche interessanti. In passato essa aveva una maggiore importanza rispetto a oggi, soprattutto nell’industria tessile, dove è poi stata sostituita da cotone e fibre sintetiche. Per questo motivo non è più stata oggetto di selezione varietale e anche le metodiche di coltivazione non hanno vissuto grandi innovazioni e miglioramenti negli ultimi 50 anni. Nel contesto attuale però, dove la sostenibilità, non solo la produttività delle colture diventa un elemento fondamentale, aumenta l’interesse per questa pianta, che richiede molta meno acqua e  prodotti agrochimici dei suoi concorrenti (cotone in primis), pur producendo fibra e olio di qualità superiore. Inoltre, la si sta riscoprendo anche come coltura ideale per la produzione di biomateriali innovativi. I dati pubblicati in un recente rapporto redatto dall’Istituto Nova indicano che la superficie dedicata alla coltivazione della canapa industriale è cresciuta nell'Unione europea fino a raggiungere 25.000 ettari nel 2015, quando erano 8.000 del 2011.  In Italia, per mancanza di impianti di prima trasformazione delle paglie, Assocanapa,  associazione storica di riferimento per i coltivatori italiani di Canapa, ha sempre frenato i facili entusiasmi, disincentivando chi voleva seminare grandi superfici senza poter lavorare il prodotto agricolo. Nel 2013 si è verificato però anche in Italia un salto di qualità importante. Le aziende che hanno coltivato canapa sono diventate circa 140 con una superficie che ha toccato i 400 ettari. L’associazione prevede il possibile raggiungimento di 1000 ettari nel breve tempo. Il nuovo interesse risiede anche nella riscoperta del valore della canapa per la produzione di prodotti farmaceutici, parafarmaceutici e alimentari. L’Unione Europea finanzia - e non da oggi - progetti di ricerca di cui l’ultimo è MultiHemp, iniziato nel 2012 e con termine previsto nel 2017. Tra i partner vi è anche l’Italia con le Aziende C.M.F. Technology S.P.A. e Gruppo Fibranova SRL, il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura CRA e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. “Per un’affermazione della canapicoltura sostenibile in Italia vi sono sicuramente ancora molte criticità di tipo agronomico da superare” afferma Stefano Amaducci (nella foto), docente presso l’Università di Piacenza. “Ad esempio è necessario fare ancora molto lavoro di selezione per identificare genotipi adatti e resistenti. Sul fronte della meccanizzazione bisogna affrontare le criticità legate alla prima trasformazione e alla raccolta”. Quindi vi sono anche difficoltà legate alla normativa sulla coltivazione e sulle produzioni alimentari. Infine è necessario costruire una filiera per sviluppare usi e destinazioni della canapa e derivati. Anche per questo Assocanapa ha richiesto al ministero di riattivare il Tavolo di filiera della canapa riunitosi l’ultima volta nel dicembre 2012. Le acque si stanno dunque muovendo per questa coltura che ora è sicuramente ancora di nicchia ma verso cui l’interesse è chiaramente in crescita.

Articolo di Maria Luisa Doldi

Canapa da tenere sotto controllo - Ultima modifica: 2016-05-11T10:30:52+02:00 da Redazione

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