Acque di vegetazione: la quadratura del cerchio?

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Sono definite acque di vegetazione le acque derivanti dalla lavorazione dell'olio di oliva. Esse derivano essenzialmente dalla costituzione della drupa, dal lavaggio delle olive e dalla diluizione della pasta di olive nel processo produttivo.  Si tratta di acque ricche di sostanze organiche e la cui gestione – riutilizzo, recupero, smaltimento – costituisce uno dei problemi ambientali legati alla lavorazione delle olive per i paesi a vocazione olivicola, come l’Italia.  Secondo calcoli di ENEA, non più aggiornati, ma che rendono l’idea, In Italia la produzione di acque di vegetazione si calcola in circa 4 milioni di ton/anno. Nel contempo il cambiamento climatico in atto porta alle regioni del Sud Italia  - e non solo  - il rischio di desertificazione. La sfida della scienza e della tecnologia del 21esimo secolo consiste però proprio nel fare combaciare queste apparenti contraddizioni, trasformando i problemi in possibilità e gli scarti in risorse e l’Università della Calabria sta dando il suo contributo in questa direzione.  Al festival dell’Acqua tenutosi a Milano  2 settimane fa, l’Ing. Gennaro Nigro  del Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Ateneo calabrese ha discusso sulla possibilità di riutilizzo delle acque di vegetazione in agricoltura e se esso possa rappresentare un contributo efficace per rendere il processo di produzione dell’olio più sostenibile e per contribuire al risparmio idrico.

In Calabria l’attività molitoria dei frantoi oleari produce mediamente 800.000 m3/anno di acque di vegetazione. La gestione di tali acque presenta notevoli implicazioni di carattere ambientale, normativo ed economico. Infatti, sebbene le acque di vegetazione non contengano sostanze pericolose (agenti patogeni, metalli pesanti, molecole di sintesi di accertata pericolosità), sono molto ricche di sostanze organiche, hanno alto contenuto salino e pH basso.  Molte sono state le vie tentate in questi anni per trovare un impiego sostenibile ed energeticamente sensato di queste acque ma sembra che il loro riutilizzo in agricoltura sia la più valida fra le soluzioni possibili.  Questa soluzione andrebbe peraltro in una direzione di ricostruzione dei cicli biologici e della materia e nella direzione di recupero della risorsa idrica in una regione per cui tale risorsa diventa sempre più preziosa. Da questa presa di coscienza è partita una intensa attività di analisi per stabilire la capacità dei diversi suoli di ricevere e assorbire tali acque, nonché per definire la loro capacità protettiva nei confronti dei corpi idrici sotterranei. La valutazione di parametri pedoambientali che interagiscono con i componenti delle acque reflue ha evidenziato che in tutti i comprensori olivicoli calabresi esistono suoli “adatti” allo spargimento dei reflui oleari e ha evidenziato gli elementi e le misure di gestione per evitare il degrado del suolo, evitare l’inquinamento dei corpi idrici superficiali e profondi, evitare danni alle colture e valorizzare un sottoprodotto naturale con valore fertilizzante. L’estensione dei suoli così identificata risulta di gran lunga superiore a quella necessaria alla distribuzione delle acque prodotte.

Da questi studi è nata anche la  “Carta di attitudine dei suoli allo spargimento delle acque di vegetazione” della Calabria in scala 1.250.000 che indica per ciascuna tipologia di suolo le limitazioni all’uso specifico e il tipo e l’intensità delle limitazioni e che infine permette di pianificare gli interventi di monitoraggio di medio e  lungo termine sui suoli e sulla loro vegetazione. La valorizzazione agronomica delle acque di vegetazione, dunque, risulta essere una strada percorribile per una regione – la Calabria - che investe circa 160.000 ettari nell’olivicoltura e produce mediamente 800.000 m3/anno di acque di vegetazione.

Articolo di Maria Luisa Doldi

Acque di vegetazione: la quadratura del cerchio? - Ultima modifica: 2015-10-21T16:21:18+02:00 da Redazione Macchine e Motori Agricoli

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