L’atmosfera che regna in casa AGCO è decisamente positiva: secondo i numeri presentati alla recente conferenza stampa tenutasi a Marktoberdorf dal presidente e CEO del Gruppo Dr. Martin Richenhagen, i mercati si stanno riprendendo e anche laddove la situazione generale mostra ancora un -1%, come in Est Europa, i numeri di AGCO sono invece positivi. Vendite nette per circa 8 miliardi US$ è quanto atteso dal Gruppo nel 2017, con un utile per azione di circa 3 US$. Queste crescite - spiega Richenhagen - riflettono gli sforzi dell’azienda per migliorare la produttività nelle sue sedi, investire in nuove tecnologie, lanciare nuovi prodotti e sviluppare nuovi mercati. Questo per raggiungere l’obiettivo più importante: essere il numero uno anche nella percezione del cliente. Per quanto riguarda la regione EME (Europa e Medio Oriente) le vendite nette dei primi sei mesi del 2017 sono aumentate del 4,6% rispetto al 2016 raggiungendo i 2,16 miliardi US $. E questo – sottolinea Rob Smith, Senior Vice President e General Manager AGCO EME - quando in Europa occidentale il mercato globale dei trattori segna un -3%. «Il nostro obiettivo è crescere e lo stiamo facendo bene» afferma. Gli andamenti più interessanti della regione si sono registrati in Germania, Regno Unito e Italia. Per affrontare in maniera adeguata l’obiettivo di crescita che l’azienda si pone, si è ritenuto opportuno introdurre alcune modifiche nella propria struttura e ottimizzare la rete di distribuzione sul territorio della regione EME, in modo da farle rispettare alcuni principi fondamentali nella strategia AGCO, ovvero quello dell’esclusività di marchio, di copertura totale di prodotti full line, separata nei canali Massey Ferguson e FENDT/Valtra, di vicinanza al cliente e reperibilità massima di servizi. Il tutto raggiungendo un fatturato interessante per gli operatori stessi, in modo da giustificare l’esclusività richiesta.
Queste ottimizzazioni sono partite nel 2014/2015 e stanno già dando i loro frutti. Ad esempio, in Germania oggi il 90% dei distributori AGCO è esclusivo, l’85% offre anche macchine AGCO per la raccolta; l’80% offre in canali separati Massey Ferguson o Fendt/Valtra; l’80% ha un fatturato di circa 7 milioni $ solo con AGCO. Gli obiettivi sono più ambiziosi e al 2020 si mira a un’esclusività e a una distribuzione full line del 100%. La stessa strategia sta dando i suoi frutti anche in altri Paesi. Ad esempio in Polonia, dove si sta costruendo una rete di vendita full line ed esclusiva; in Gran Bretagna, dove si sta rafforzando la struttura a due canali, Massey Ferguson e Fendt/Valtra; in Ucraina, dove il mercato in forte crescita si sta adeguando al concetto distributivo di AGCO. L’innovazione è un pezzo importante nella strategia di crescita di AGCO e l’Azienda non ha mai risparmiato su questo fronte, nemmeno negli anni della crisi. Nel 2016 AGCO ha investito circa 300 US$ in ricerca e Sviluppo per nuovi prodotti e per migliorare quelli esistenti. Nel Gruppo è sicuramente FENDT uno dei marchi più attivi in termini di Ricerca e Sviluppo. Nel centro di Marktoberdorf lavorano 400 ingegneri a nuovi progetti e al perfezionamento delle gamme di trattori e trince. Dopo anni di investimenti costantemente tra i 60 e i 62 milioni di euro, nel 2017 sono stati superati i 65 milioni di euro. La digitalizzazione e interconnessione sono uno dei temi a cui si lavora alacremente. «Sono convinto – afferma Peter-Josef Paffen, Vice President Brand Director Fendt EME – che la meccanizzazione agricola si trovi davanti alla più grande rivoluzione che abbia mai vissuto da quando è nata». L'interconnessione di macchine moderne, le combinazioni con molte altre importanti fonti informative consente di fornire e raccogliere nel tempo dati costantemente precisi che vengono correlati e analizzati da sistemi intelligenti di Farm Management. Queste nuove tecnologie incrementeranno notevolmente la creazione di valore aggiunto per macchine e attrezzature agricole. Ed è proprio a Marktoberdorf che si sta organizzando il team centrale della digitalizzazione con circa 100 nuovi posti di lavoro.
Articolo di Maria Luisa Doldi