Un giovane italiano su quattro, se pensa al proprio futuro, si immagina a lavorare attorno alle tematiche legate al cibo, come dimostra il boom di iscrizioni registrato negli ultimi anni dalle scuole alberghiere e dagli istituti agrari. Forti di queste cifre, il Ministero dell’istruzione e Coldiretti hanno firmato un protocollo di collaborazione dedicato ai programmi di alternanza scuola-lavoro, per consentire agli studenti, nell’arco di cinque anni, di immergersi nella futura realtà lavorativa, comprenderla ‘da dentro’ anche mentre si sta completando il percorso di studi e iniziare ad abituarsi a concetti come la cultura del rischio d’impresa e dell’autoimprenditorialità.
“L'alternanza scuola-lavoro -ha sottolineato all’atto della firma del protocollo il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini- è un’opportunità straordinaria colta quest'anno da 630mila ragazzi. E' un mondo che si è messo in movimento, un mondo che ha capito il patrimonio che c’è nel talento dei giovani. In tre anni arriveremo a 1,5 milioni di ragazzi coinvolti. Fare dell'agricoltura una professione può essere un sogno tanto bello come fare medicina”. "Vogliamo investire sempre di più sui giovani - fa eco il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - per metterli in condizione di trovare spazio nel settore primario. Con la legge di bilancio abbiamo introdotto l'esenzione totale dai contributi previdenziali per 3 anni per i giovani under 40 che apriranno un'azienda agricola da gennaio 2017. Ragazzi e ragazze che vogliono realizzare i propri sogni e le proprie ambizioni".
La sottoscrizione del protocollo è avvenuta nel contesto della premiazione del concorso Oscar Green 2016 promosso da Coldiretti, che ha confermato la vocazione sempre più ‘giovane’ dell’agricoltura italiana. Secondo i dati, sono quasi 600mila le imprese italiane condotte da giovani 'under 35' con un saldo positivo record di 50mila rispetto all'inizio dell'anno, tra nuove iscrizioni e chiusure. I giovani italiani sono i più intraprendenti dell'Unione Europea, grazie all'apertura nel 2016 di circa 325 imprese al giorno.
"Sfatiamo un luogo comune - ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – sui cosiddetti 'bamboccioni' italiani rispetto ai coetanei in Europa: i nostri giovani imprenditori portano innovazione e le imprese agricole gestite da under 35 creano più occupazione, il 50% in più rispetto agli altri". Inoltre il maggior numero di nuove imprese giovanili è nato al Sud (34.334) seguito dal Nord Ovest (21.611), dal Centro (18.064) e dal Nord Est (13.937), nei primi nove mesi del 2016 sulla base dei dati Movimprese.
Bene investire sui giovani, dunque. Anche perché, secondo Cia, il contributo che l'agricoltura può offrire all'Italia in termini economici, ambientali e per la tenuta del tessuto sociale non ha eguali. Eppure il settore primario si muove ancora a meno del 50% del suo potenziale ma, con poche misure ben mirate, è nelle condizioni di raddoppiare il proprio valore complessivo e garantire almeno 100 mila nuovi posti di lavoro, sfruttando innanzitutto il turn-over nei campi, da sostenere anche mediante la lotta al ‘caro-terra”, che in Italia costa in media tra i 18 e i 20 mila euro per ettaro, contro i 5.500 euro della Francia e i 6.500 euro della Germania.
Altro pilastro da rimuovere, per aprire gli spazi, è quello della burocrazia. Ancora oggi un agricoltore impegna circa 90 giornate l'anno a svolgere pratiche e adempimenti di legge: troppe e troppo onerose, secondo la Cia. Quindi alti costi di gestione, che fanno il paio con gli alti costi di produzione, che restano i più "salati" d'Europa (superiori almeno del 15% della media), e generano il fenomeno dell'indebitamento: un agricoltore italiano su tre ha pendenze da ripianare.
Articolo di Emiliano Raccagni