Nord Italia a tutto pomodoro

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L'Italia è il terzo produttore mondiale di pomodoro dopo Cina e California. Su 40 milioni di tonnellate annue, poco meno di 5 provengono dal nostro Paese, che da solo copre il 12% della produzione mondiale  e più della metà di quella europea. Se, fin qui, non si registra nessuna notizia clamorosa, forse non tutti sono a conoscenza che una buona parte di questi numeri proviene dalla Pianura Padana, dove operano decine di aziende e sono attivi consorzi e distretti molto attivi e cresciuti negli ultimi anni, quando soprattutto in Emilia Romagna e Lombardia si è operata una importante riconversione culturale che ha premiato proprio questo simbolo del Made in Italy. Anche il 2015 si apre con buone prospettive, come ha fatto sapere l’Organizzazione Interprofessionale del Pomodoro da industria del Nord Italia, che ha comunicato nei giorni scorsi i dati per la campagna di quest’anno, che si è aperta con la “consegna” di 163 contratti, un dato che fa emergere la tendenza, secondo le primissime indicazioni, verso una conferma dell’obiettivo di una produzione 2015 che si dovrebbe attestare in una fascia di riferimento – secondo quanto previsto dall’Accordo quadro d’area sottoscritto lo scorso febbraio tra la componente agricola e quella industriale – che va da 24.500.000 quintali a 26.500.000 quintali di pomodoro, in linea con le prospettive di un quadro mondiale che prevede un sostanziale equilibrio tra produzione e consumo.

Il Distretto del Pomodoro da Industria del Nord Italia è costituito da soci effettivi, che si dividono in parte agricola e parte della trasformazione. Per la parte agricola, partecipano le Organizzazioni Produttori, le Organizzazioni Professionali, le Cooperative Agricole. Per la parte industriale, le Industrie di Trasformazione Private, le Industrie di Trasformazione Cooperative e gli enti che rappresentano la trasformazione. Trasformazione che, numeri alla mano, costituisce la metà del pomodoro da industria lavorato in Italia.

I dati sono stati analizzati dall’Oi nel corso dell’assemblea annuale ospitata alla Corte di Giarola di Collecchio (Parma) e apertasi con un altro aspetto molto importante, ossia quello del pagamento nei tempi previsti – da parte delle industrie di trasformazione alle organizzazioni di produttori – dei contratti del 2014 e del sostanziale rispetto nei contratti 2015 stipulati tra le parti di quanto definito in sede di Contratto quadro, a dimostrazione di una filiera che lavora in solidità.

In base ai contratti stipulati e depositati entro la scadenza di marzo – spiegano i responsabili di Oi – sono iniziate le fasi di preparazione delle piantine di pomodoro e del loro trapianto in campo. Fino ad ora sono stati rispettati gli obiettivi della programmazione. Ma affinché si resti su questa linea è necessario fare attenzione al rispetto dei calendari di semina per evitare un’eccessiva concentrazione di prodotto in determinati momenti della campagna”.

Sugli scudi anche il il consorzio Casalasco del pomodoro, che rappresenta in questi giorni a Expo l'intera filiera del pomodoro italiano all'interno dell'area Coldiretti del Padiglione Italia. Con un fatturato di oltre 200 milioni di euro, il consorzio associa più di 300 aziende agricole, ubicate tra Parma, Piacenza, Cremona e Mantova, che coltivano a pomodoro circa 4.500 ettari di terreno per una produzione complessiva di 350.000 tonnellate di pomodoro fresco.

"L'Italia, tra i primi produttori al mondo di pomodoro da industria, sviluppa un volume d'affari di circa tre miliardi di euro, di cui oltre il 56% è destinato all'export-spiega il direttore generale del consorzio Costantino Vaia. Expo 2015 è un'opportunità unica, specialmente per chi, come noi, opera sui mercati internazionali, ma che è radicata sul territorio, per raccontare cosa sta dietro il nostro operato, la storia delle persone che lavorano".

Articolo di Emiliano Raccagni

Nord Italia a tutto pomodoro - Ultima modifica: 2015-05-05T15:09:35+02:00 da Redazione

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