Se si parla di novità in casa Valtra, il pensiero di tutti corre alla nuova serie T, oggetto di un restyling davvero radicale nella forma e anche nella sostanza, nonché premiato a livello internazionale. Tuttavia, come abbiamo scritto più volte, i grandi trattori danno prestigio, ma è coi piccoli che si fanno in numeri. E pertanto dalle parti di Agco attribuiscono sì importanza ai T4, ma ne danno altrettanta alla nuova gamma Small, che dovrebbe finalmente aprire le porte di un comparto fondamentale e, finora, off limits per il marchio finlandese: quello della viti-frutticoltura, che come noto, in Italia, è tutt’altro che trascurabile.
Conscio del valore di questo mercato non solo nel nostro paese, ma in tutto il Sud Europa, Valtra ha deciso di ampliare la serie A, gamma entry level del suo listino, arricchendola con tre modelli, appunto, small, da 53, 63 e 73 cv, offerti in due versioni: frutteto e compatto. Il primo pensato per la frutti-viticoltura meccanizzata, il secondo a metà tra i classici Serie A e lo specialistico. Lo potremmo definire un frutteto largo o, per l’appunto, un compatto.
La nuova gamma è nata da una collaborazione con la turca Hattat, che ha realizzato gli specialistici rispettando le direttive e gli standard qualitativi di Valtra. La trasmissione, per esempio, è realizzata in Finlandia. In generale, si tratta di macchine adatte a lavorare in spazi ristretti (non è detto che debbano essere per forza filari, come vedremo), e le dimensioni lo confermano: la versione compatta è lunga 4 m per 2,6 m di altezza (1,3 m per i modelli senza cabina) e con una larghezza che va dagli 1,95 m dei modelli cabinati a 1,81 m di quelli con il solo arco di protezione. Ma che, per tutti, si può ridurre a 162 cm. Le versioni Orchard (frutteto) nascono invece sempre senza cabina. Sono lunghe 4,1 m e larghe 1,72 m (con 162 cm di minimo, ancora una volta). Il peso, con serbatoio pieno, oscilla tra i 27 ai 28 quintali (32 se c’è la cabina), per una luce da terra di 38 o 32 cm, rispettivamente per i convenzionali e i frutteto.
Vista la diffusione delle macchine di piccola potenza nel nostro paese, abbiamo anticipato i tempi, provando uno dei primissimi modelli arrivati in campagna, grazie alla collaborazione della concessionaria Agricam di Montichiari (Bs). Il trattore, come vedremo, non presta servizio né in vigneto né in frutteto, ma trova comunque il modo di sfruttare le sue dimensioni contenute.
Motore: non c’è Sisu
Valtra è, da sempre, sinonimo di Sisu. Nel senso che la prestigiosa casa motoristica monta, immancabilmente, i motori oggi conosciuti come Agco Power. Gli specialistici della serie A, tuttavia, fanno eccezione: sono infatti equipaggiati con un Perkins 1103D-33, tricilindrico da 3,3 litri, con turbocompressore e intercooler. Un motore che, grazie ai consumi ridotti e all’intercooler, rispetta gli standard di emissione previsti per il suo segmento senza Egr o Scr. La potenza massima è di 58 kW (78 cv) a 2.200 giri, mentre la coppia massima, presente già a 1.400 giri, arriva a 310 Nm. Da segnalare alcuni interessanti dettagli, come la ventola viscostatica (non elettronica, ma pur sempre a rotazione diversificata) e un serbatoio da 74 litri che garantisce una autonomia superiore alla media del segmento.
Niente idraulica nel cambio
Il cambio è unico per tutti i modelli e, come già scritto, realizzato in Finlandia, nonché di concezione basilare: abbiamo infatti una trasmissione 12+12 totalmente meccanica, dunque con 4 rapporti sincronizzati e 3 gamme. Meccanico anche l’inversore, che trova posto non dietro il volante, come siamo ormai abituati a vedere, ma sul lato sinistro del sedile. Si tratta, comunque, di un comando sincronizzato: dunque non bisogna fermare la macchina per agire sul cambio di direzione.
La totale assenza di idraulica nella trasmissione ci spinge a cercarla da altre parti: scopriamo così che gli unici controlli di questo tipo sono, sull’A73, l’innesto della presa di potenza e il bloccaggio dei differenziali; peraltro sul modello più piccolo della serie, il 50 cv, anche questi due comandi sono meccanici.
La serie A da vigneto è costruita insomma sul principio della semplicità e dell’essenzialità. Non troveremo, per esempio, il ponte anteriore sospeso, ma sempre fisso (del resto, questo è lo standard, per il settore). Allo stesso modo la dotazione è contenuta. Non ci sono sollevatore anteriore né la possibilità di aumentare i servizi idraulici oltre a quelli standard, anche se a queste due lacune pone rimedio Agco Italia con interventi ad hoc. Tutte le versioni, a quanto dichiarato sulla scheda tecnica del trattore, hanno un raggio di sterzo di 4,8 m circa. Che non è, obiettivamente, tra i migliori della categoria, nonostante un passo – poco più di 2 m – non certo da buttare. Nella norma il sistema di frenata, con freni sul ponte posteriore e inserimento della doppia trazione su quello anteriore.
Idraulica e servizi
Completiamo la nostra descrizione con l’impianto idraulico, alimentato da una pompa a centro aperto da 43 l/min e 195 bar, più una seconda pompa per l’idroguida. La principale muove invece il sollevatore posteriore, che ha una portata, sull’A73, di 2,9 tonnellate, mentre sui modelli più piccoli si ferma a 2,1 t. I distributori posteriori sono al massimo due, mentre non ne sono previsti di anteriori. Questo, almeno, l’allestimento di fabbrica. A richiesta, infatti, Agco Italia monta sollevatore anteriore e due distributori supplementari, oltre a una cabina sui modelli frutteto (che di base ne sarebbero sprovvisti).
Torniamo al sollevatore. Le regolazioni dell’attacco a tre punti sono meccaniche: due leve cambiano infatti la posizione e lo sforzo, collegato – quest’ultimo – al terzo punto. Meccaniche anche le leve dei distributori ausiliari. Lo stesso vale per i comandi della presa di potenza: la leva di attivazione si trova sul lato sinistro, a fianco del freno di stazionamento. Sulla destra, inserito nel blocco di comando idraulico, abbiamo infine il selettore di velocità della Pto, con due posizioni: 540 giri e 540Eco. I regimi nominali sono, rispettivamente, 1.890 e 1.594 rpm. Grazie alla funzione Eco, pertanto, si può lavorare con la pdp a 300 giri di motore in meno, contenendo ulteriormente i costi di esercizio.
In campo
Per la prova del Valtra serie A ci siamo appoggiati a uno degli ultimi concessionari arrivati in casa finlandese, ovvero la Agricam di Montichiari che, oltre al reparto vendita macchine agricole, offre anche un interessante servizio di noleggio. Il trattore usato per il test, un A73 piattaforma, era proprio una macchina a noleggio, con diritto di riscatto da parte dell’utilizzatore. Che è, in questo caso, la società agricola ponte Rosso di Isola della Scala, grande azienda avicola con diversi centri di allevamento in provincia di Verona.
Vista la natura dell’attività della Ponte Rosso, appare chiaro che l’A73, sarà impiegato in un campo diverso dalla frutti-viticoltura. Non a caso, la Ponte Rosso ha chiesto una versione C (compatto). Come spiega Alessio Bettili, uno dei proprietari, si è scelto questo formato di macchina perché si ha la necessità di lavorare all’interno dei pollai per la rimozione della pollina e anche per lo spostamento delle gabbie. È pertanto necessario un trattore piccolo e soprattutto basso: il Valtra, con i suoi 130 centimetri di altezza massima (una volta abbassato l’arco di protezione) è dunque proprio quello che ci vuole. Altra caratteristica interessante è la semplicità: apprezzata nel momento in cui non si devono fare lavori particolarmente impegnativi per molte ore al giorno.
Per la nostra prova, tuttavia, non abbiamo lavorato all’interno dei capannoni bensì attorno al loro perimetro, usando una trinciasarmenti per la pulizia dei viali e degli argini. A corredo di questa applicazione, naturalmente, anche i soliti test sulla manovrabilità, la sensibilità del cambio e l’efficacia dei freni, oltre a un’analisi sulla praticità dei comandi in generale.
Per prima cosa bisogna precisare che la trinciasarmenti non ha un assorbimento di potenza tale da preoccupare una macchina da 73 cv e dunque il Valtra si è comportato benissimo, da questo punto di vista, gestendo l’attrezzo senza alcuna difficoltà e mantenendo anche un regime motore piuttosto contenuto. Nel corso del test di guida in azienda, comunque, il tre cilindri Perkins è parso avere una discreta ripresa e anche una buona silenziosità: il rumore è avvertibile, ma non fastidioso.
Parliamo però anche di trasmissione, dal momento che un cambio totalmente meccanico, in tempi in cui sta diventando normale averlo totalmente idraulico, potrebbe suscitare qualche perplessità. Alla prova dei fatti, tuttavia, la Syncro Shuttle si dimostra trasmissione “da Valtra”. Si è infatti comportata molto bene: le quattro marce sincronizzate entrano senza alcuna difficoltà e anche con una relativa velocità, per cui è possibile guidare agevolmente questo mezzo su strada. Per cambiare le tre gamme bisogna invece fermarsi, ma tolto ciò i rapporti entrano facilmente. Lo stesso vale per l’inversore: è soltanto meccanico, tuttavia si innesta senza alcuna difficoltà. Con ciò, non possiamo nemmeno dimenticare che lo standard, in materia di trattori da frutteto, comincia ormai a essere quello di avere almeno una mezza marcia idraulica e pertanto, sotto questo aspetto, Valtra dovrebbe forse prevedere una trasmissione un po’ più evoluta, magari come optional.
Tornando al test, la manovrabilità della macchina è abbastanza buona, superiore a quanto ci si aspetterebbe vedendo i dati sul raggio di svolta. Consigliamo tuttavia, a un eventuale acquirente, di dotarsi di pomello sul volante, in quanto quest’ultimo ha un diametro ridotto e quindi dev’essere girato ripetutamente in fase di manovra, quando si deve cambiare totalmente la direzione delle ruote. Altra cosa cui si deve fare l’abitudine è l’inversione di posto tra freno e acceleratore a pedale: esterno il primo, interno il secondo.
Passiamo ora all’idraulica. Come abbiamo già detto, abbiamo un sollevatore totalmente meccanico da 29 quintali di portata, oltre ai due distributori anch’essi a controllo meccanico. L’altezza massima di sollevamento per l’attacco a tre punti ci è sembrata buona, pur non avendo lavorato su terreni particolarmente sconnessi; nessun problema nemmeno con i servizi idraulici, che hanno un buon controllo del movimento.
Facendo un primo riassunto, potremmo dire che la parte applicativa non presenta controindicazioni particolari. Vanno invece fatte alcune osservazioni sulla postazione di guida. Precisiamo subito che lo spazio è più che sufficiente per un uomo di stazza normale. Non soltanto sulla versione senza abitacolo: crediamo infatti che anche nell’allestimento cabinato l’A73 sia abbastanza comodo. Considerando, naturalmente, il tipo di macchina con cui stiamo lavorando. Discreto anche il sedile, molleggiato con sospensioni pneumatiche e sicuramente negli standard a di categoria.
Da migliorare, invece il blocco dei comandi idraulici. È collocato sulla piattaforma del trattore, come già accennato, in basso a destra rispetto al conducente. Sin qui non ci sarebbe nulla di strano, trattandosi di un mezzo specialistico; tuttavia i comandi dei distributori sono sistemati troppo vicini ai soffietti delle leve del cambio. Così, soprattutto quando si innestano marce come la seconda o la quarta, i controlli idraulici diventano un po’ difficili da raggiungere. Discorso diverso per i comandi del sollevatore, che sono più spostati verso destra rispetto al cambio, e anche per il selettore di velocità della presa di potenza: essendo fissato più in alto, non soffre di questo handicap.
Il resto dei comandi non presenta problemi. Cambio, gamme e inversore sono vicini al sedile, anche quando si innestano le marce più “lontane” dall’operatore. L’avvio della presa di potenza è un po’ più lontano (e abbastanza inusuale nella forma: identico al freno a mano), ma non si può definire scomodo.
Il cruscotto denuncia, ancora una volta, la scelta di essenzialità del costruttore. Troviamo infatti, da sinistra a destra, gli indicatori del livello di gasolio, dei giri e della temperatura del motore. Tutto attorno abbiamo le varie spie: innesto doppia trazione e differenziali, innesto Pto e naturalmente gli avvisi di emergenza: temperature elevata, batteria insufficiente e via elencando. Manca il contachilometri, che è però montato (come nel nostro caso) a richiesta, con un’installazione a staffa sul lato destro del cruscotto, evidente nelle fotografie. La postazione di guida, insomma, è adeguata al tipo di trattore. Sul modello in prova non possiamo esprimere giudizi su insonorizzazione e climatizzatore, non essendo presente l’abitacolo. Tuttavia il rumore del motore non era fastidioso già a cielo aperto e immaginiamo che sia contenuto in presenza di uno spazio chiuso.
Nel complesso il Valtra A specialistico è un trattore di media gamma, con alcuni aspetti interessanti e qualche dettaglio da migliorare, soprattutto nell’organizzazione dei comandi e nell’allestimento che, se non fosse per l’intervento di Valtra Italia, sarebbe insufficiente per il nostro paese. Le prestazioni, per motore e cambio, sono comunque buone e se abbinate al giusto prezzo potrebbero rendere la macchina interessante per quel pubblico che in un trattore da frutteto-vigneto non cerca la tecnologia estrema, ma un mezzo affidabile e pratico per svolgere rapidamente operazioni tutto sommato semplici.
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