«Io sono nato con la passione per le macchine agricole. Fin dai tempi delle elementari, tanto che scappavo da scuola per salire sui trattori di mio zio. Poi, finite le scuole elementari, ho cominciato subito a lavorare sui trattori».
Non è difficile capire perché Giulio Papini, di Monsummano Terme, in provincia di Pistoia, oggi pensionato, sia un collezionista di macchine agricole d’epoca. Nato e cresciuto in una famiglia di agricoltori, si è ritrovato a fare il camionista come professione, rimanendo quindi in qualche modo legato ai motori.
«Dall’età di 20 anni ho sempre fatto il camionista – racconta Papini – avendo a che fare anche con escavatori e ruspe. Insomma, ho sempre avuto le mani sui motori e respirato il profumo del gasolio». Già, profumo, non cattivo odore. Anche questo è un chiaro indizio che per certe cose la passione la devi avere dentro. O meglio, la malattia, come la chiama Papini. «Sì, è una vera e propria malattia. E il problema è che adesso ce l’hanno anche mio figlio e mio nipote», dice scherzando (ma non troppo) Papini. La collezione non è di quelle numericamente importanti, ma presenta comunque alcuni pezzi significativi.
Papini ha cominciato a collezionare non appena ha avuto la possibilità di mettere da parte un po’ di soldi e tuttora è in cerca di qualche pezzo “sfizioso”. Del resto non ha certo il problema di chi si prenderà cura della sua collezione, avendo già figlio e nipote coinvolti al cento per cento. E con il lavoro che faceva ha girato tanto (milioni di km…), per cui ha avuto svariate occasioni di incrociare mezzi interessanti, che in molti casi ha rivenduto. Con l’eccezione, ovviamente, di quelli che fanno parte della sua collezione. Parliamo di una dozzina di trattori, una pressa più trebbia e diverse attrezzature.
Una dozzina di trattori
Caratteristica principale della sua collezione di trattori è il marchio Fiat. «Nella nostra zona si vendeva molto Fiat, più di Landini per essere chiari. E quindi io sono nato e cresciuto in mezzo ai trattori arancioni». Trattrici orange che rappresentano il 90% della sua collezione, a partire da una Fiat 55C in fase di restauro (Papini restaura da solo tutti i suoi pezzi), con ancora la targa originale di Terni. Parliamo di una macchina dei primi anni Cinquanta, con motore 4 cilindri, 55 cavalli di potenza, 5 marce avanti e una retro, e comando sterzo a volante.
Sempre risalente alla metà degli anni Cinquanta non poteva mancare in collezione la Piccola, uno dei best seller della Fiat, che lo definì “il trattore per i grandi lavori della piccola azienda e per i piccoli lavori della grande fattoria”. Oltre al modello classico, Papini possiede anche quello, sicuramente più raro, da vigneto, ovvero la 241R vigneto, 20 cavalli, doppia trazione, cambio sempre a 6 marce + 2 retro, risalente alla fine degli anni Cinquanta. A seguire troviamo un 411 R, l’ultimo acquisto di Papini, modello di fine anni 50, motore 4 cilindri in grado di sviluppare 41 cavalli, cambio a 6 marce + 2 retro e carreggiata variabile. Fu un trattore di discreto successo, proposto tra il 1958 e il 1968 anche in versione cingolata, cingolata industriale, frutteto-vigneto e doppia trazione.
Spostandoci all’inizio degli anni Sessanta troviamo due 80R, uno conservato (ritrovato a Venezia ormai 18 anni fa) e uno restaurato (comperato a Bassano del Grappa), nonché certificato Asi (del 1964), con avviamento elettrico e motore 4 cilindri potenziato a 84 cavalli.
Altri due esemplari, più recenti, che cronologicamente si collocano subito dopo la Serie Nastro d’Oro, sono un 1300 DT, del 1975, certificato Asi, con motore 6 cilindri da 145 cavalli, e un 850 DT, del 1976, 95 cavalli, motore 4 cilindri, preso da Papini a Ponte Buggianese, nel Pistoiese. Per chiudere, sempre in tema di Fiat, da segnalare un trattorino carioca, ritrovato ad Arezzo, ma proveniente da Rimini, con il motore (ma non soltanto) ricavato dalla Fiat 500. Gli unici due esemplari non Fiat sono un testacalda Landini 44 Major del 1958, appartenente quindi alla seconda serie, certificato Asi, con motore monocilindrico semidiesel da 40 cavalli e cambio a 6 marce + 2 retro, e un motocoltivatore Pasquali MT, con motore Lombardini LDA da 10 cavalli, “trasformato” in trattore, degli anni 60. «Sono molto affezionato al 44 Major – spiega Papini – perché ha la targa originale di Pistoia, l’ho acquistato 23 anni fa da un vivaista e non lo cambierei per nessun motivo».
Trebbie e dintorni
Oltre ai trattori, la collezione di Papini riserva anche altre tre particolarità. La prima è rappresentata da una coppia pressa più trebbiatrice, ovvero una K1L della Officine Fonderie Fabiani di Poggibonsi (Si), ritrovata vicino a Prato (Fi), e una trebbia della Società Italo Svizzera di Bologna, ritrovata nel Pistoiese.
La seconda particolarità è una coppia di mietileghe, una Bcs e una Laverda ML 28 A, mentre la terza è un gruppo di attrezzature agricole, tra le quali spicca una bella serie di aratri della Dondi di Mirandola (Mo), comprendente anche uno scavafossi DMR 56 PA, assieme a due seminatrici (una La Rocca di Reggio Emilia e una De Antoni di fine anni Cinquanta) e due zappatrici: Breviglieri di Nogara (Vr) e Tipiemme (modello GR 50) di Campogalliano, in provincia di Modena (l’acronimo deriva dai costruttori Tacconi e Paterlini, tornitori che lavoravano per la Ferrari).
«Sono socio Gaceb – conclude Papini – perché credo nelle iniziative di questi gruppi amatoriali, in cui rivedo la stessa mia passione. E apprezzo molto il ruolo del Gamae, soprattutto per quanto riguarda la certificazione Asi dei trattori d’epoca, tanto che ora sono socio anche del Gamae. Ormai ci rimangono queste soddisfazioni e ce le teniamo strette».