Collezione Castagno, più dei numeri conta la qualità

La collezione Castagno nel Torinese brilla per pochi pezzi, rari e accompagnati da una ricca documentazione cartacea

Raccogliere ferro non basta, ci vuole anche la carta: è questo, sintetizzando all’osso, il faro che guida la collezione della famiglia Castagno. La quale, più che cercare il numero, vuole la qualità, ma soprattutto la documentazione relativa alle macchine che decide di tenere nel capannone.

Titan Romeo 10-20 del 1919, uno dei pochissimi immatricolati in Italia.

Già perché, come quasi tutti i colleghi, i Castagno sono collezionisti, ma anche “scambisti”. Nel senso che, quando trovano qualche occasione, non se la lasciano scappare e se poi i modelli che portano a casa non sono di loro interesse, li barattano o li vendono per ottenere i fondi con cui comprare un pezzo mancante e al tempo stesso “organico”. È la fine che farà, per esempio, un’intera raccolta di Lamborghini, giudicata “di passaggio” in Piemonte.

Nelle terre di Camillo

Schlüter S45, uno degli ultimi acquisti.

Siamo a Cavour, una trentina di chilometri a sudovest di Torino, cittadina famosa per aver dato il nome al celebre Camillo Benso, che di Cavour e dintorni fu conte. Posiamo i piedi su un pezzo di storia del Risorgimento, insomma, e non stupisce che ai suoi abitanti la storia possa piacere parecchio. Affermazione valida, senza dubbio, per la famiglia Castagno. Elvio Castagno, che avviò la raccolta dei trattori, si diletta anche con libri antichi – di meccanica agricola, ma non solo – e soprattutto ha una ricchissima e davvero introvabile collezione di caffettiere, di ogni epoca e forma. Fabrizio Castagno, che dal padre ha ereditato la passione per le cose antiche, al momento si dedica soltanto ai trattori, a quanto ci risulti, ma lo fa con passione e, soprattutto, competenza. «Tutto iniziò quando mio padre, che ha sempre avuto amore per l’agricoltura, acquistò il primo Eron d’epoca.

Anche una HSCS G35 del 1948 nella collezione di Castagno.

Successivamente – continua Fabrizio – iniziò a interessarsi degli Oto Melara, che ancor oggi sono la sua passione e rappresentano un settore molto importante della collezione». Fabrizio, figlio di Elvio, si aggiunse successivamente, ma oggi è lui a svolgere gran parte del lavoro, soprattutto se si parla di reperire nuovi pezzi e mantenere i contatti con gli altri collezionisti. Del resto, se si pensa che in pre-adolescenza costruiva modellini dei trattori antichi partendo da un pezzo di legno e che a poco più di 10 anni ha realizzato una trebbia da cortile in scala, perfettamente funzionante, si capisce come oggi possa portare avanti, assieme al padre, una raccolta bella quanto interessante.

Pochi pezzi, tutti validi

La collezione Oto Melara dei Castagno conta 14 modelli.

Abbiamo visto spesso collezioni che comprendono cento o più pezzi, buona parte dei quali in attesa di restauro, oppure mancanti di qualche componente fondamentale. A Cavour non c’è niente di tutto questo: i trattori non sono moltissimi – poco più di trenta – ma sono tutti funzionanti e, cosa fondamentale, sono accompagnati da una ricca documentazione. «Per alcuni di essi abbiamo anche il libretto originario; a cinquanta o sessant’anni di distanza, non è male».

Il modello Oto C25
di tipo stradale.

Uno di questi è quello che i Castagno considerano il pezzo più pregiato dell’intera collezione: un Titan Romeo del 1918, completo di libretto di immatricolazione italiano. «Il che – spiega Elvio – lo rende un pezzo quasi unico, perché quasi tutti i Titan che sono in circolazione attualmente sono stati importati dagli Usa in epoca recente». La storia di questo esemplare è invece assai diversa. «Con ogni probabilità fa parte della partita di 6.500 trattori acquistati per la Motoaratura di Stato e venduti, dopo la guerra, ai privati. Noi lo abbiamo trovato a Cassino», spiega Fabrizio, aggiungendo che il nome è dovuto al fatto che Romeo, l’importatore italiano, apportava qualche modifica alle macchine statunitensi per meglio adattarle ai campi di casa nostra. «È un trattore abbastanza particolare, un bicilindrico a pistoni orizzontali affiancati con raffreddamento a ebollizione. Vale a dire che, una volta che l’acqua di raffreddamento iniziava a bollire, si apriva lo sportello posto sopra al serbatoio della stessa e si lasciava uscire il vapore».

Landini L25.

Un altro pezzo unico in Italia, a quanto risulti, è il modello 201 Sfv, un trattore realizzato a Vierzon. Unico non perché non ve ne siano altri nel nostro paese, ma perché questo ha targa e documenti italiani, in quanto portato di qua dalle Alpi da un contadino emigrato dalla Francia. Il 201 – facciamo un po’ di storia già che ci siamo – è un monocilindrico semidiesel a due tempi, da 3,2 litri e regime di mille giri al minuto, per 25 cavalli di potenza. Il cambio offre cinque rapporti in avanzamento e una retromarcia.

Fu costruito nella prima metà degli anni Cinquanta dalla Sfv (Societé Française de Vierzon), azienda creata da Célestin Gérard nel 1847 e in seguito ceduta alla Societé Française del Matériel Agricole, passata poi sotto il controllo di Case nel 1958.

Modello 201 Sfv della prima metà degli anni Cinquanta.

Abbastanza raro e risalente allo stesso periodo è anche l’Ursus che i Castagno hanno collocato a fianco del Titan. Si tratta di una macchina del 1951, costruita in Polonia su licenza Lanz. «Alla fine della seconda Guerra mondiale – spiega ancora Fabrizio – la Germania dovette dare, come risarcimento, alcune licenze di macchine agricole, tra cui quelle della Lanz. In Polonia costruirono gli Ursus, mentre in Argentina, con i medesimi progetti, realizzarono il Pampa». Il modello dei Castagno, ricordano loro stessi, restò fermo in dogana per un anno, prima di avere il permesso di entrare in Italia. «Erano gli anni Novanta e i mercati non erano liberi come oggi. Noi, comunque, l’abbiamo acquistato da un altro collezionista, l’importazione non fu una nostra iniziativa».

Fordson Bologna.

Più legato al territorio – intendiamo quello piemontese – il Fordson Bologna del 1930 che vedete nella foto pubblicata. «È un ciclo Otto che ha la particolarità di montare ruote Gambino, prodotte a Chieri. Per questo lo consideriamo un po’ anche nostro».

Gli Oto Melara

Passiamo ora alla passione di Elvio, gli Oto Melara. Si tratta di trattori costruiti dalla società di La Spezia, oggi marchio di primo piano nel settore degli armamenti. «Collezione ormai completa – ci dicono con orgoglio padre e figlio – e che conta 14 modelli, per un periodo che va dai primi anni Cinquanta al 1962, quando furono costruiti gli ultimi esemplari». Tra gli altri, ricordiamo un 40, un 25 a profilo ribassato e uno a ruote gemellate, poi un altro 25, ma di tipo stradale (riconoscibile dai parafanghi posteriori e anteriori e dalle ruote di tipo industriale anziché agricolo).

Trebbia fissa Bubba.

«Questo modello è anche dotato di compressore per i freni ad aria del rimorchio», fanno notare i Castagno. Tutti quanti sono privi di differenziale, per cui la sterzata si otteneva girando lo sterzo e frenando contemporaneamente la ruota sul lato di sterzata. Interessante, infine, un Oto 25 cingolato, identico al 25 classico tranne che, ovviamente, per la cingolatura.

Allis Chalmers di fine anni Quaranta.

Proseguendo la panoramica su questa collezione, varia quanto interessante, troviamo un Allis Chalmers di fine anni Quaranta. Allis Chalmers Company fu fondata nel 1901 dalla fusione di diverse società, tra cui la Edward P. Allis Company e la Fraser & Chalmers. La società continuerà tra alterne vicende finché, nel 1990, da una sua costola nascerà la Agco (acronimo di Allis-Gleaner Corporation), il colosso della meccanizzazione agricola attuale proprietario dei marchi Massey Ferguson, Fendt, Valtra, Challenger e così via.

Carioca Ideal.

Completiamo il quadro con una carioca, non italiana, ma francese. Si tratta di una Ideal, basata su un motore Citröen 4 cilindri a benzina-petrolio e sollevatore manuale a leva, più trasmissione formata da un cambio di autocarro cui era stato aggiunto un riduttore per ottenere velocità compatibili con i lavori agricoli. Un altro pezzo inusuale per una collezione che non ha proprio nulla di scontato.

 

Attrezzi e documentazione

Pentavomere Toselli.
Catalogo parti di ricambio originale per Fiat 700.

Una parte consistente della collezione Castagno è dedicata alle attrezzature, aratri in particolare. Accanto ai tanti voltaorecchio provenienti un po’ da tutte le aree della pianura Padana, troviamo alcuni pezzi meno comuni, come un aratro da scasso emiliano o un pentavomere della Toselli, una misura davvero inusuale per l’epoca. Vi sono poi molti attrezzi a mano e carretti appartenenti all’epoca della trazione animale, più sgranatrici per vari cereali, svecciatrici e molto altro ancora. Rappresentato anche il settore della trebbiatura, con una vecchia Bubba da aia.

Una parte della ricca collezione di modellini di Fabrizio Castagno.
Modellino in legno realizzato a mano da Fabrizio Castagno.

Infine, non possiamo abbandonare la collezione senza dare un’occhiata alla ricchissima documentazione che i Castagno hanno raccolto anno dopo anno e alla quale si affiancano modellini di trattori antichi, modellini antichi di trattori e modellini – pezzi ovviamente unici – realizzati da Fabrizio Castagno in pre-adolescenza, a dimostrazione di una passione che lo accompagna fin da bambino. 

Collezione Castagno, più dei numeri conta la qualità - Ultima modifica: 2018-01-22T12:09:51+01:00 da Roberta Ponci

3 Commenti

  1. Grandissimi Elvio e Fabrizio!!!
    Ottimo e bellissimo parco machine agricole…. collezione fantastica che ho avuto la possibilita di conoscete di persona.
    Saluti da OM 35/40 ….Suisse…

  2. Siamo di Centallo e tramite un conoscente comune abbiamo il suo nome . Possediamo uno Schluter A8/240anno 1958 cv30 e saremo disposti per una trattazione e se interessati

    • Buongiorno Silvia,
      se avete un conoscente in comune, le consiglio di andare direttamente tramite lui, potremmo anche noi riferire questo suo messaggio ai signori Castagno, ma si allungherebbero i tempi.
      Grazie.
      MMA

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