Di solito in questa rubrica ci ritroviamo a raccontare di passioni per le macchine agricole d’epoca scaturite da un passato vissuto a stretto contatto con la terra e con l’agricoltura.
Il protagonista dell’intervista di questo numero, Michele Callegari, di Maser in provincia di Treviso, non si discosta tanto da questo cliché, anche se ha avuto solo i nonni agricoltori, proprietari di un piccolo appezzamento di tre ettari e di una stalla con 4 vacche. Il papà di Michele decise però di seguire una strada diversa, avviando una ditta di carpenteria in quel di Maser (Tv), ditta che oggi lo stesso Michele gestisce assieme al fratello Mirko.
Ma il breve periodo di infanzia trascorso a casa dei nonni è stato comunque sufficiente a instillare in lui un germe di passione che trent’anni fa è riesplosa. Dunque, mentre mamma cuciva scarpe per le aziende calzaturiere della zona e papà iniziava la sua attività di carpentiere, Michele passava molto tempo assieme ai suoi fratelli con i nonni, quindi assaporava l’odore della campagna e delle macchine agricole. «Un trattore comunque lo avevamo – precisa Michele – un Porsche Junior, che purtroppo è stato venduto quando ero ancora piccolo, per acquistare un Carraro (300 DT 24 del 1967, 30 cv di potenza). Qua da noi i marchi che andavano per la maggiore erano Porsche e Steyr (come il 15, da montagna) e se ne vedono ancora diversi in giro».
E l’attrazione per la terra si è concretizzata una trentina di anni fa.

«Attorno a un capannone della mia carpenteria metallica, trent’anni fa appunto – ci racconta Michele – ho dovuto piantare una siepe, costituita un po’ casualmente da olivi, che piano piano hanno cominciato a produrre olive. La soddisfazione di vedere il mio primo olio prodotto da questi olivi mi ha spinto a piantarne altri e oggi ne ho 2.500, dai quali ricavo dai 200 ai 250 quintali di olio a seconda delle annate, olio che oggi commercializzo. Mi davano del matto perché questa è zona di Prosecco, decisamente più redditizio, ma io avevo la passione per l’olivo e per l’olio, così ho investito in questa coltura dotandomi anche di un frantoio tutto mio. E ho seguito il corso per assaggiatori, per essere in grado di apprezzare meglio le qualità di questo splendido prodotto».
Trent’anni di collezione
Dunque l’amore per la campagna e per i trattori in fondo c’è sempre stato e di pari passo con l’hobby dell’olivicoltura, sempre trent’anni fa, ha preso “ufficialmente” il via la collezione. «Trent’anni fa mi sono sposato e ho comprato il mio primo Landini Testacalda, un L25 (nonostante il parere contrario della moglie, ndr), che poi però ho venduto. Nonostante ci abbia guadagnato alcune migliaia di euro, mi sono pentito di averlo fatto, ma so dov’è e farò di tutto per riportarlo a casa. Ci tengo, perché lo avevo recuperato in condizioni disperate, abbandonato da anni in mezzo a un canneto. Lo avevo rimesso in moto grazie all’aiuto di un amico, con grande emozione e soddisfazione.
Adesso ne ho un altro, del 1953, ma voglio riprendermi quello che avevo prima, perché è quello che ha dato il via a tutto».
Quindi trent’anni fa Michele Callegari ha cominciato a collezionare trattori, ma aveva già messo assieme diverse bilance, carri e attrezzi agricoli, che conserva un po’ a casa e un po’ vicino all’azienda. «Con le bilance ho cominciato all’età di 14 anni quando mio papà faceva cancelli e ringhiere e andava ad aggiustare le bacinelle dove bevevano le vacche. Ero affascinato da queste bilance appese e piano piano ne abbiamo portate a casa più di 400».
Dall’Italia e dall’estero
I trattori, invece, sono 24, recuperati senza seguire un criterio particolare, se non quello di essere nella maggior parte dei casi dei trattori piccoli. Non essendo in grado di aggiustarli, a Callegari interessa che siano funzionanti dal punto di vista del motore e della meccanica e che siano dei buoni conservati, anche se i colori non sono più quelli originali. «Per la parte di meccanica ho degli amici che me la sistemano – conferma Michele – mentre sulla carrozzeria non metto mano, anche perché sul primo Landini L25 ci provai da solo e sbagliai clamorosamente».
A Callegari piace anche partecipare ai raduni, in particolare quelli in montagna. «Vado in Austria al Grossglockner ogni anno da 18 anni, ci sono andato spesso con il Landini L45 e di recente anche con lo Steyr 84». Michele ha comperato sostanzialmente tramite passaparola o andando in giro per lavoro, recuperando i mezzi per lo più in zona, eccezion fatta per il John Deere H che viene dal Belgio. Vediamo allora velocemente quali sono questi trattori, partendo da quelli italiani.
I tre Landini citati sono un L25 del 1953, un L35 del 1954 (certificato Asi) e un L45 del 1960 (certificato Asi), dopo di che troviamo due Same Sametto 120 del 1960 con motore DA 1151 monocilindrico da 21 cavalli, un Oto C25 del 1959 (22 cavalli), un Lugli Lilliput del 1950 con motore monocilindrico Enfield da 10 cv (certificato Asi), due Fiat 215 N del 1967 (da 22 cavalli) e un MotoMeccanica Balilla.

Per quanto riguarda i modelli stranieri, partiamo da un John Deere H del 1939 (certificato Asi) con motore John Deere bicilindrico da 12 cv e asse posteriore standard, a carreggiata variabile, per proseguire con un McCormick Farmall FF Cub del 1949 con motore 4 cilindri da 9 cavalli, il più piccolo mai costruito dalla International Harvester (certificato Asi), un Porsche Junior e due Steyr: un 86 E del 1964 da 18 cavalli e un 84 del 1956 gasolio da 16 cv. «Quest’ultimo adesso – ricorda Callegari – è quello che uso di più per i raduni in montagna come Stelvio, Grossglockner e Smarano».

Una trebbia speciale
Una menzione particolare merita il pezzo più vecchio della collezione di Callegari, che non è un trattore, bensì una trebbia Hofherr Schrantz Clayton Shuttleworth. Risale agli inizi del Novecento, quando la viennese Hofherr Schrantz iniziò una collaborazione con i britannici Clayton e Shuttleworth che fabbricavano motori.
Come macchine da raccolta Callegari ha anche una sgranatrice da mais recuperata ad Antivole (Tv), di marca però sconosciuta. «Sono socio Gamae da più di 15 anni – conclude Callegari – dopo aver fatto parte di una piccola associazione locale nel Padovano. È anche grazie al Gamae se ho continuato a coltivare questa passione. Se avessi il posto, prenderei altri trattori, anche perché ho un sogno nel cassetto, ovvero un Super Landini. So che ce n’è uno qui vicino, tra l’altro l’ho messo in moto io dopo 30 anni che era fermo. Veniva usato per pompare l’acqua, chissà che un giorno questo sogno non si avveri…».