Trincia al lavoro

Questa diffusissima attrezzatura è utilizzata all’interno dell’azienda agricola ma, soprattutto, nelle manutenzioni delle aree contigue alla rete stradale e di bonifica

L’impiego della trincia consente di gestire la vegetazione erbacea, il residuo di una potatura o di una coltura operandone un efficace sminuzzamento. A seconda della sua vocazione principale, a questa attrezzatura viene attribuito il nome di trincia-erba, o trincia-sarmenti o trincia-stocchi sino al più prosaico trincia-tutto. Tanti nomi diversi ma caratteristiche tecnologiche analoghe che meritano di essere approfondite.

I trinciatori sono costituiti da un rotore posizionato trasversalmente alla linea di marcia, e dotato di un asse di rotazione orizzontale con verso opposto a quello delle ruote del trattore durante l’avanzamento. Su questo rotore sono incernierati degli utensili con forma che ricorda una “T” o una “Y”. Questi utensili, per effetto della reazione centrifuga, si pongono perpendicolari al rotore e, per effetto dell’energia cinetica, impattano sulla vegetazione tagliandola.

La trinciatura è una
operazione tipica sia
all’interno dell’azienda
agricola e sia nella gestione
della rete stradale e della
bonifica (Forigo)

La combinazione fra la velocità tangenziale del rotore, sempre molto elevata, e la velocità di avanzamento, ovviamente sempre contenuta, fa sì che il taglio del materiale vegetale si ripeta sino a diventare quasi una triturazione, la cui intensità dipende dalla tipologia della vegetazione e dalle rispettive velocità. Tutto ciò si verifica perché il materiale è costretto all’interno della camera di trinciatura da un carter o cofano che avvolge per buona parte il rotore. Il carter svolge anche la funzione di convogliare il materiale verso la bocca di uscita impedendo che venga lanciato in aria diventando pericoloso. Le attrezzature che operano sulle colture agricole con lo scopo di trinciare gli stocchi, le paglie o le cover crop, dovrebbero avere la possibilità di aprire una parte posteriore del cofano creando un comodo sfogo per il materiale trinciato. In particolare, vantaggi che derivano dall’apertura del cofano sono quelli di ridurre l’intensità della trinciatura, procedere a maggiore velocità e limitare i consumi energetici. Tuttavia, aprendo il cofano viene meno l’effetto mulching che si crea operando con la camera di trinciatura chiusa. Qualora si ritenga necessario effettuare una più intensa trinciatura, ma si voglia operare con cofano aperto, si può ricorrere ai modelli equipaggiati con controcoltelli che riducono la pezzatura dei residui vegetali.

L’organo trinciante può essere montato su un braccio
articolato in modo da consentire di operare anche
distanti dal trattore superando eventuali ostacoli come
la segnaletica lungo le strade (Kuhn)

Nelle attrezzature che privilegiano l’utilizzo in campo aperto possono essere presenti, fra il rotore e il rullo posteriore, una serie di denti, regolabili con un fermo di fine corsa nell’altezza da terra, capaci di seguire il profilo del terreno e che svolgono una funzione simile a quella di un “rastrello”. Questo dispositivo consente di ottenere una pezzatura più omogenea, una trinciatura un po’ più intensa (anche se non paragonabile a quella conseguita tenendo il cofano chiuso o inserendo i controcoltelli all’interno della camera di trinciatura) e una distribuzione più uniforme sul suolo.

La gestione combinata o alternativa di questi dispositivi qui citati può essere finalizzata a limitare le interferenze del residuo con le operazioni meccaniche successive e accelerarne la decomposizione.

Alcune di questi trinciastocchi montano invece un organo ripartitore che, lavorando con cofano aperto, consente di distribuire il materiale trinciato in modo uniforme su tutta la larghezza di lavoro. Ripartire uniformemente il residuo colturale è utile perché si protegge meglio il suolo, si distribuisce la sostanza organica sull’intera superficie, si favorisce la sua decomposizione e si facilitano le operazioni meccaniche successive soprattutto nel caso della semina su terreno sodo.

Gli utensili in queste attrezzature possono essere delle lame quando destinate ad operare su materiale vegetale erbaceo o mazze leggere quando devono operare su materiali più lignificati come stocchi e sarmenti. Tuttavia non vanno confusi con i trincia forestali, attrezzature ponderose, robuste, equipaggiate con mazze anche molto pesanti o addirittura utensili fissi destinati a lavorare in modo simile ad una fresa.

Si può affermare che forma e peso dell’utensile consentono di capire la vocazione dell’attrezzatura: le lame più affilate e leggere sono destinate alla cura dei tappeti erbosi, quelle più pesanti e grezze, simili a piccole mazze, allestiscono attrezzature destinate alla trinciatura di stocchi e sarmenti. Anche telaio, cofano, rotore e trasmissioni sono più leggere nelle prime, più massicce nelle seconde.

Trincia per l’attacco
anteriore del trattore,
con possibilità di
spostamento laterale
su ambo i lati di ben
60 cm, vocato per usi
agricoli ma soprattutto
ambientali (Ferri)

Sicurezza e qualità

Quando le attrezzature operano in ambienti esterni all’azienda agricola, e comunque in tutti i casi nei quali può manifestarsi una interazione con persone, animali o cose, il cofano va tenuto chiuso. Le attrezzature destinate a lavorare in ambienti lungo la rete viaria o simili sono addirittura prive della possibilità di aprire il cofano, ampliando la bocca di uscita. Bisogna infatti considerare che la velocità di rotazione è molto elevata, in genere compresa fra i 1.800 e i 3.000 giri al minuto, e in grado di scagliare con forza un sasso, un legno o altro corpo che impattasse con uno degli utensili incernierati sul rotore. Solo un cofano in metallo è in grado di contenere all’interno della camera questi potenziali proiettili consentendone l’uscita solo nella parte inferiore dell’attrezzatura, sul suolo. In alcune attrezzature è presente un doppio cofano avvitato che per questo può essere sostituito.

Le componenti meccaniche di queste attrezzature sono soggette a forte usura a causa della velocità di rotazione, delle forze generate dagli impatti, dalla polvere che creano durante il lavoro. Ecco perché solo una progettazione accurata, una attenta scelta degli acciai e delle componenti dinamiche, e un preciso montaggio possono garantire una buona durata fisica a queste attrezzature. Gli organi più sollecitati sono la scatola di trasmissione e i cuscinetti sui quali ruota il rotore.

Trincia portato
posteriore impiegato nel
decespugliamento di un
incolto (Kverneland)

In particolare, la vita utile di queste fondamentali componenti aumenta quando il rotore munito di utensili è ben bilanciato. Campanelli di allarme che segnalano che il rotore non è bilanciato sono le vibrazioni e il rumore. Le vibrazioni, inoltre, si trasmettono anche al trattore con conseguenze negative.

Può quindi essere utile eseguire una equilibratura periodica del trinciatore in modo da regolare la distribuzione delle masse sul rotore eliminando le vibrazioni che si verificano durante la sua rotazione. Anche la sostituzione dei coltelli usurati, che possono disequilibrare il rotore, può aiutare a mantenerlo in efficienza. A tale riguardo la durata fisica e l’affilatura degli utensili è maggiore quando vengono trattati per rinforzare le zone di contatto.

Le testate trincianti montate su braccio articolato
consentono una efficace manutenzione dei canali
di bonifica e della rete viaria (Forigo)
Le testate trincianti montate su braccio articolato
consentono una efficace manutenzione dei canali
di bonifica e della rete viaria (Forigo)

Conformazione

Le trincia più comuni sono portate posteriormente da trattore; questa soluzione, comoda ed economica, non è vantaggiosa quando il calpestamento prodotto dalle ruote del trattore inficia la qualità del lavoro del trinciatore, come ad esempio su tappeti erbosi e prati. Per questo alcune case costruttrici propongono trinciatrici portate anteriori o reversibili con possibilità di attacco sia anteriore e sia posteriore.

Un altro aspetto che si manifesta operando in prossimità di filari arborei, confini e recinzioni, è la necessità di effettuare la trinciatura anche a filo dell’ostacolo. In tale situazione, l’ingombro del trattore può impedire il passaggio a raso e per questo vengono proposti sul mercato trinciatori che possono essere traslati lateralmente. In pratica un dispositivo idraulico (talvolta manuale) è in grado di spostare lateralmente, in genere 35-60 cm, la posizione di lavoro del corpo macchina rispetto al trattore, permettendo di lavorare con più accuratezza in prossimità degli ostacoli.

Trincia laterale. Questa attrezzatura ha una conformazione simile a
quella di una falciatrice posteriore e consente di lavorare lateralmente
al trattore. È dotata di opportuni sistemi di sicurezza che preservano la
macchina in caso di urto ( Agrimaster)

Nelle macchine vocate per la manutenzione delle opere di bonifica o della rete stradale sono disponibili trinciatori posteriori portati lateralmente come le falciatrici da prato. A questa tipologia di macchine sono stati derivati i dispositivi di protezione dagli urti che possono essere meccanici, con molle precaricate, o con valvola idraulica di sicurezza o con sistemi misti. Rispetto alle falciatrici, tuttavia, va rilevato come la velocità di avanzamento di una trincia sia molto più contenuta e pertanto la violenza degli urti sia decisamente meno impattante.

Questa tipologia ha inoltre la capacità di operare con un certo angolo di inclinazione, positivo o negativo rispetto all’orizzontale, che consente di trinciare superfici pendenti mantenendo il trattore in piano. Tipica situazione che si manifesta operando lungo le sponde dei canali di bonifica, ai piedi o sulla sommità degli argini, sui margini stradali con banchina declive e più in generale in tutte le situazioni in cui il trattore si trova su un terreno con pendenza diversa rispetto a quella che caratterizza la fascia lavorata dal trinciatore.

Nelle manutenzioni ambientali può essere conveniente
utilizzare decespugliatori semoventi, macchine dedicate
che offrono una visione ottimale sull’operazione e
caratterizzate da grandi capacità operative (Energreen)

I trinciatori montati su braccio articolato sono invece in grado di lavorare con una estensione compresa fra circa 3 e i 20 m ed oltre. L’attrezzatura può essere collegata all’attacco posteriore, raramente a quello anteriore, o in posizione ventrale al trattore.

Quest’ultima soluzione è adottata per le attrezzature più performanti e specializzate per la cura del territorio e della rete viaria. Per queste attrezzature conta il peso della motrice piuttosto che la sua potenza.

Infatti, la stabilità durante il lavoro può essere compromessa operando alla massima estensione del braccio perché, in questa condizione la forza peso del gruppo trinciante può creare un momento ribaltante dovuto alla possibilità di estenderlo in misura notevole anche lungo il piano orizzontale. Il ribaltamento viene evitato applicando adeguate zavorre in contrappeso.

L’assorbimento di potenza, invece, dipende soprattutto dalle dimensioni dell’organo trinciante che in genere non supera i due metri e più spesso si attesta intorno a 1,0-1,5 m e normalmente non supera i 100 kW.

Questo può essere equipaggiato con diverse tipologie di rotori e di coltelli che consentono di adattare la macchina alla vegetazione. Anche qui, un rullo posteriore garantisce il mantenimento dell’altezza di taglio impostata.

Trincia equipaggiato con mazze idoneo ad
operare su materiale vegetale grossolano e
lignificato purché di piccolo diametro (Kverneland)

Tecniche operative

Vi è un aspetto a cui non viene data l’importanza che merita attenzione da parte di chi opera con i  rinciatori e riguarda la regolazione dell’altezza di taglio. Questo parametro agronomico non assume rilievo solo quando si opera su tappeti erbosi ma su qualsiasi tipo di cotica erbosa che sia su di un argine, una banchina stradale o all’interno di un vigneto.

A seconda del tipo di attrezzatura sui quali il trinciatore è montato la posizione del rotore rispetto al suolo è garantita da rulli, slitte d’appoggio o ruote che possono essere regolate in genere in modo manuale. Sulle macchine portate da trattore l’altezza di trinciatura si ottiene regolando i bracci del trattore e la posizione del rullo posteriore o delle slitte di appoggio.

L’altezza di taglio più conveniente non è mai la più bassa, perché quando si scende sotto i 3-4 cm teorici è facile impattare con i centri riproduttori della pianta. Ciò favorisce la sostituzione della flora poliennale con una annuale molto più difficile da gestire per la rapida crescita.

Pertanto può essere conveniente impostare altezze di taglio maggiori che riducono inoltre le occasioni di impatto con il suolo ed eventuali corpi duri presenti.

Trincia al lavoro - Ultima modifica: 2025-05-16T17:22:52+02:00 da tecnichenuovedma

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