Un gruppo da 25 milioni di fatturato, che unisce le rispettive competenze per rendere ancora più forte e competitiva la propria offerta nel campo delle attrezzature agricole. Con un obiettivo chiaro: crescere ulteriormente, fino a vedere raddoppiati i propri risultati. E’ questa la sfida lanciata immediatamente dopo l’operazione che ha portato Agrimaster, realtà bolognese con trent’anni di esperienza nella progettazione e costruzione costruzione di trinciatrici, bracci decespugliatori, atomizzatori ed elevatori a forche, ad integrare Breviglieri, azienda veneta specializzata in macchine per la semina e la lavorazione del terreno. L’intesa, perfezionata da pochi giorni, verrà finanziata da B4 Investimenti attraverso la controllata B4 Holding, società specializzata nelle iniziative di private equity, che da circa due anni controlla il pacchetto di maggioranza del capitale di Agrimaster e che fin da subito aveva caratterizzato il nuovo corso aziendale con la volontà di crescita anche attraverso politiche di acquisizione. L’obiettivo principale della partnership fra Breviglieri ed Agrimaster è quello di valorizzare le peculiarità di due realtà del “Made in Italy”. L’operazione punta a dare a Breviglieri un ulteriore slancio, nel segno della continuità di sviluppo dell’azienda, preservandone la sua unicità ma nel contempo cogliendo le significative opportunità connesse alle sinergie che potranno essere individuate con Agrimaster. Secondo il Presidente e Amministratore delegato di Agrimaster Luciano Paiola, a cui è affidata anche la guida del nuovo Gruppo, la fusione tra le due realtà è particolarmente favorevole, perché si tratta di due aziende simili per dimensioni (circa cinquanta addetti per entrambe), con i conti in ordine e in utile.
“Riteniamo – ci dice Luciano Paiola – che i processi di aggregazione virtuosi come quello tra Breviglieri e Agrimaster possano consentire di affrontare al meglio e in modo più efficace le complesse sfide tipiche del mercato, garantendo la possibilità di realizzare i necessari investimenti in termini di rete distributiva e di sviluppo di nuovi prodotti, favorendo in tal modo il raggiungimento di obiettivi di crescita e redditività”. Propri i rispettivi bilanci aziendali sono un biglietto da visita di tutto rispetto: nel 2015 Agrimaster ha chiuso l’annata in crescita, con un fatturato da 13 milioni di euro, mentre Breviglieri ha registrato 12,5 milioni di ricavi e un Ebtda (margine operativo lordo) di 1,3 milioni di euro. L’Ebtda del Gruppo sale quindi a 3,5 milioni di euro.
Punto di forza di entrambe le aziende è sempre stato l’Export. Insieme, c’è possibilità di sfruttare al meglio le rispettive capacità di penetrazione nei mercati che si sovrappongono solo marginalmente. Mentre Agrimaster si concentra soprattutto in Europa, Breviglieri , che fa dell’estero il “bacino” per l’80% del proprio fatturato, è ben presente nel mercato extraeuropeo, portando i propri prodotti in Australia, Asia, Nordafrica e America Settentrionale. I listini dei rispettivi prodotti saranno integrati grazie a un’ottima complementarità e si guarda con grande interesse soprattutto ai mercati dove è ancora basso il tasso di meccanizzazione, come India, Cina o Africa. “Il nuovo Polo di eccellenza nato da questa partnership – spiega Fabrizio Baroni di B4 Investimenti – può contare su una massa critica adeguata, che permetterà di operare in modo più incisivo sui mercati globali, anche attraverso sinergie industriali e commerciali da cogliere nel medio termine, fermo restando l’obiettivo di lavorare nel segno della contiguità”.
Il giudizio positivo è condiviso anche da Luciana Breviglieri, per oltre vent’anni alla guida dell’azienda fondata nel 1949 dal padre Oreste : “Si uniscono due realtà con un know-how professionale di prim’ordine e una riconoscibilità e reputazione molto elevate sui rispettivi mercati. Ci sono tutte le premesse per garantire al nuovo Gruppo un futuro di crescita ricco di soddisfazioni per i clienti, i dipendenti, i fornitori e gli investitori”. Le novità potrebbero non essere terminate, perché il nuovo Gruppo potrebbe presto diventare il polo di attrazione per altre aziende del settore, sfruttando un mercato che in Italia è molto frammentato.
Articolo di Emiliano Raccagni