Un dettagliato documento frutto della sinergia tra istituzioni, enti ed associazioni. Un vero e proprio lavoro in collaborazione che si è sviluppato nel corso del 2015. E’ stato pubblicato nei giorni scorsi il Piano strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico, sorto dal confronto emerso in specifici tavoli di lavoro che hanno evidenziato le potenzialità e le fragilità del sistema e al contempo hanno proposto soluzioni per il loro superamento.
Il piano e’ strutturato in tre macro aree: l'analisi di contesto che consente la definizione dei punti di forza, debolezza, opportunità e minacce (SWOT analysis) da cui far discendere gli obiettivi e le azioni del piano; la definizione della strategia di sviluppo del sistema biologico in Italia, con l'individuazione degli obiettivi di Piano; le azioni del piano strategico. Le linee d’azione previste dal piano si svilupperanno entro il 2020, in modo tale da affiancarlo con l'orizzonte temporale relativo all'attuazione della Politica di Sviluppo Rurale finanziata dalle risorse comunitarie.
Il documento nasce in una fase storica in cui e’ notevole l’attenzione rivolta al comparto bio. Si consideri che dal 2005 il mercato interno degli alimenti biologici nel nostro Paese risulta in continua crescita, raggiungendo, nel 2014, i 2,46 miliardi di Euro, incluse le vendite da parte di ristorazione, bar e food service. Se a tale valore si aggiunge quello delle esportazioni (1,42 miliardi di Euro), dirette prevalentemente verso l’Europa continentale e del Nord e, sebbene in misura più limitata, verso gli USA, il Giappone e i Paesi emergenti (in particolare, Cina, Federazione Russa, Brasile e Argentina), il mercato complessivo si attesta sui 3,88 miliardi di Euro. L’Italia, inoltre, è il paese maggior esportatore al Mondo di prodotti biologici, nel periodo 2007-2014 si e’ evidenziata una crescita a un tasso di variazione media annuo del 9,5%.
Nel 2014 le superfici coltivate con il metodo dell’agricoltura biologica hanno raggiunto una estensione di 1.387.912 ha, pari al 11,2% della SAU totale italiana, con un incremento di + 5,4% rispetto al 2013 (leggermente più contenuto dell’incremento realizzato nell’anno precedente: +12,5 del 2013 rispetto al 2012). Parallelamente, si è constatato un incremento del numero degli operatori, il 5,8% in più rispetto all’anno precedente, che hanno raggiunto le 55.433 unità. Il dato conferma l’Italia ancora in testa nella relativa classifica degli operatori dei paesi europei seppur tra le maggiori criticità del settore evidenziate dal mondo della produzione vi è, innanzitutto, l’eccesso di burocrazia, frutto di una eccessiva complessità del sistema, che impone pesanti oneri amministrativi e finanziari a carico degli operatori. Tale complessità riguarda ambiti differenti, tra cui il sistema di controllo, l’applicazione delle deroghe, l’accesso ai contributi, tutti elementi che rendono ostica e poco appetibile la conversione verso il biologico. Un altro elemento critico riguarda le difficoltà di accesso al mercato da parte dei produttori biologici, che in meno del 50% dei casi richiedono la certificazione per vendere il prodotto come biologico.
“L’approvazione del Piano rappresenta un passaggio importante per un settore sempre più strategico per tutto il Paese, come ci dimostrano anche i consumi interni che nell’ultimo anno sono aumentati in modo esponenziale segnando + 20%. In questo momento di forte crescita è fondamentale quindi mettere in campo – ha commentato il Ministro Maurizio Martina – una strategia d’insieme e a lungo termine, in grado di dare un indirizzo preciso allo sviluppo del biologico così da coordinare al meglio le politiche di sostegno e dare allo stesso tempo risposte concrete alle esigenze degli operatori”.
Il piano, nel dettaglio, prevede dieci azioni specifiche che si basano su quattro principi cardine: coordinamento delle iniziative di sviluppo, tutela del consumatore, semplificazione e ricerca. Gli obiettivi principali sono uniformare le modalità di applicazione della misura di sostegno all’agricoltura bio prevista dai PSR tra le diverse Regioni italiane, favorire l’aggregazione del mondo della produzione e le relazioni stabili con gli altri attori del comparto, trasformazione, distribuzione e commercio attraverso la realizzazione di specifiche forme associative, valutare l’opportunità dell’introduzione di un segno distintivo e promuovere il bio Made in Italy attraverso il piano di internazionalizzazione dell’agro-alimentare, stimolare l’utilizzo dei prodotti biologici nella ristorazione ospedaliera e nelle mense scolastiche, favorire la semplificazione della normativa di settore, istituzione di percorsi formativi sull’agricoltura biologica in ambito universitario e corsi di aggiornamento per i docenti anche nelle scuole superiori, sviluppare il SIB – Sistema di Informazione del Biologico, in linea con quanto previsto dal Piano Agricoltura 2.0, per favorire la connessione con le altre banche dati utili per il settore con l’obiettivo di semplificare le procedure a carico degli operatori, migliorare l’efficacia del sistema di controllo e certificazione in Italia a garanzia delle imprese biologiche e dei consumatori, intensificare le attività di controllo e certificazione del prodotto biologico in entrata da paesi terzi anche con un maggiore coinvolgimento delle Dogane e con l’utilizzo di strumenti informatici evoluti per favorire un rapido scambio di informazioni, predisposizione di un piano nazionale per la ricerca e l’innovazione in agricoltura biologica.
Di Antonio Longo