E’ partito qualche giorno fa da Milano il classico appuntamento con gli Oscar Green, edizione 2014. I premi promossi da Giovani Impresa Coldiretti in tutta Italia, si propongono di aprire una finestra sulle tante idee messe in pratica dagli imprenditori agricoli che hanno successo cambiando, innovando, puntando su percorsi alternativi a quelli della classica azienda produttiva. Il capoluogo lombardo è stato scelto come vetrina in occasione del Lombardia Expo Tour, celebrando così, a un anno dal grande evento rappresentato dall’Esposizione Universale chi, come ha ricordato il delegato di Giovani Impresa Lombardia Stefano Ravizza, ha voglia di fare nonostante la crisi, le difficoltà di accesso al credito e la burocrazia, scommettendo sulla valorizzazione del territorio e sull’export.
Giovani e vincenti. Come sempre, tra curiosità e “colpi di genio”, non sono mancate tra le aziende premiate quelle che hanno dimostrato la propria capacità di lavorare fuori dal coro. Per capirlo basta una scorsa all’elenco dei prescelti. Come Carlo Maria Recchia, ventenne vincitore della categoria “ideando”, che ha recuperato nella sua azienda di Formigara, nel Cremonese, da tradizioni antiche la coltivazione del mais corvino, dalla cui farina si produceva un tempo una polenta scura, oltre ad altri prodotti come pane e biscotti, che si caratterizzano per una alta conservabilità. Allo studio del giovane agricoltore anche il possibile lancio di una birra ottenuta proprio con questa materia prima riscoperta. Alex Carenzio, invece, si è affermato nella categoria “in filiera”, partendo dalla tradizione di famiglia nel settore della risicoltura. Il premio ha riconosciuto la capacità di racchiudere in loco tutti i passaggi della filiera produttiva, che vanno dalla coltivazione alla trasformazione del prodotto, che avviene nella “piliera” aziendale dove si realizzano anche gallette e risi pronti. Guglielmo Stagno d’Alcontres, per la categoria “Campagna Amica” ha visto riconosciuta la sua esperienza innovativa nelle ‘fragole volanti’, coltivate a quasi due metri e mezzo d’altezza, assieme ad altri piccoli frutti come i lamponi, in cinque serre fotovoltaiche da 5mila metri quadri l’una. Prodotti che, da Cassina de Pecchi, nel Milanese, arrivano direttamente al consumatore grazie a una squadra di Ape Car dedita alla vendita porta a porta.
Prodotti nuovi e tracciabilità. Gli esempi sono molti e sarebbero potuti essere ancora di più, pescando tra le esperienze degli ottanta finalisti di questa edizione. Tra gli altri casi di successo, premiato per la categoria “stile e cultura d’impresa” lo zerolat, primo formaggio privo di lattosio e ad alta digeribilità. L’idea? È venuta a Riccardo Porcini, classe 1987 e giovanissimo socio della cooperativa bresciana di Capo di Ponte. E poi Silvano Sonzogni, vincitore della categoria “non solo agricoltura” per aver utilizzato la tecnologia del Qr code e in questo modo realizzato una carta d’identità per il salame prodotto nella sua azienda di Zogno (BG), che in questo modo offre al consumatore, tramite smartphone, tutte le informazioni di tracciabilità del prodotto, compreso il maiale dal quale ha origine e come è stato nutrito. Gianluca e Davide Bombana, hanno un’azienda che produce cavoli bianchi e rossi, romaneschi, zucca Delica e radicchio bianco: per fronteggiare la crisi hanno dato valore all’export e oggi il 40 % della loro produzione è diretto verso la Germania e la Russia. A loro il premio per la categoria “esportare il territorio”. Infine, per la sezione “paese amico” Il Comune di Bergamo ha avviato una sperimentazione in collaborazione con la Coldiretti provinciale, con il progetto Mangio locale, penso universale, grazie al quale i ragazzi delle scuole primariefanno esperienza di agricoltura negli orti didattici e seguono lezioni di educazione alimentare.
Articolo di Emiliano Raccagni