Spesso non ci si rende pienamente conto di quanto l’elettronica condizioni la nostra esistenza. Non solo l’hardware direttamente tangibile e gestibile, ovvero computer, smartphone, tablet e simili, ma quello nascosto, invisibile all’utente normale. Se infatti si aprisse un moderno elettrodomestico, ad esempio un forno da cucina o una lavatrice, si noterebbe che i comandi esterni sono collegati a schede elettroniche, dense di transistor e circuiti integrati. Solo 20 anni fa come funzionava il medesimo elettrodomestico? Con delle semplici connessioni e componenti elettriche, adeguatamente installate. Certo, l’elettronica semplifica notevolmente la vita. Sempre in tema di elettrodomestici, con quelli “old style” era l’utente che doveva impostare le regolazioni, decidendo tempi, temperature, ecc. In quelli moderni, un numero sempre maggiore di programmi preimpostati, uniti magari ad un’ampia serie di sensori, permette all’elettrodomestico di diventare quasi autonomo, con l’utente che deve “semplicemente” caricare e/o scaricare i prodotti.
L'utilizzo dell'elettronica permette di semplificare alcune operazioni ripetitive
E nelle macchine agricole? Anche in questo caso, soprattutto sui trattori, si è assistito ad una continua diffusione di modelli gestiti tramite un crescente ricorso all’elettronica. La gestione del motore è ormai sempre affidata ad una centralina elettronica dedicata, in grado di ottimizzare i delicati parametri di funzionamento (in primis la potenza erogata) nel modo più efficiente in relazione alle condizioni di impiego. Anche molte trasmissioni, soprattutto quelle più evolute, sono ormai controllate per via elettronica, con centraline che spesso “dialogano” con quelle del motore, arrivando quindi ad ottimizzare al contempo sia l’erogazione che la trasmissione della potenza. Ma, ovviamente, non finisce qua: computer di bordo, aria condizionata, controllo dei livelli di olio e gasolio, ecc…
Ecco dove, in un trattore agricolo e in una attrezzatura, si possono trovare centraline elettroniche.
E che succede nel variegato mondo delle attrezzature? Alcune macchine traggono notevole beneficio dall’installazione di dispositivi di controllo e di comando di tipo elettronico. Su un’irroratrice, ad esempio, un tempo i comandi erano tutti meccanici, al massimo erano montate delle valvole elettro-meccaniche; ora grazie all’elettronica è possibile controllare anche il singolo ugello, evitando dannose sovrapposizioni e riducendo quindi sia gli sprechi di prodotto fitosanitario che l’inquinamento ambientale. Se poi si connette il tutto ad un GPS, magari ad alta precisione, questa gestione può diventare integralmente automatizzata, riducendo notevolmente il carico di lavoro dell’operatore. Anche in uno spandiconcime centrifugo l’elettronica ottimizza la distribuzione, grazie all’integrazione tra celle di carico per la misura della quantità distribuita, il GPS per la georeferenziazione e magari mappe di prescrizione ottenute con l’analisi in tempo reale del raccolto dell’anno precedente (grazie ai sensori e all’elettronica a bordo della mietitrebbiatrice).
Tutto bene quindi? Non sempre…
Qual è infatti la sensazione se si trovano schede elettroniche su un erpice o un aratro, dove per il tipo di lavorazione appare più che sufficiente il ricorso a comandi meccanici o idraulici, al massimo coadiuvati da un attuatore elettrico? In questi casi giova rammentare che si tratta di mezzi destinati a lavorare nell’ambito agricolo, dove le condizioni ambientali sono sistematicamente molto difficili (acqua, fango, polvere, concimi chimici, agrofarmaci, deiezioni, ecc.) e pertanto affidabilità fa spesso rima con semplicità.
Nell’attesa di un’elettronica “amica”, ovvero che comunque non lascia a piedi se si stacca un filo o si interrompe un contatto…
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