Credito, croce e delizia del tessuto produttivo italiano. Notoriamente, il rapporto tra istituti di credito ed azienda rappresenta una delle criticità che spesso penalizzano oltremodo tutti coloro che intendano avviare, proseguire o implementare un’attività imprenditoriale. Da tale contesto, naturalmente, non si possono esimere le imprese che operano nel comparto agroalimentare. Ed a confermare lo scenario, caratterizzato più da ombre che luci, giungono i recenti dati elaborati da Ismea. Le informazioni diffuse dall’istituto registrano nello scorso mese di agosto un’ulteriore contrazione su base annua. Un’ulteriore conferma della tendenza negativa che si protrae, senza soluzione di continuità, dal mese di maggio dell’anno 2012.
Analizzando, preliminarmente, il contesto generale, ad agosto lo stock dei prestiti bancari concessi al totale delle imprese italiane, secondo i dati diffusi dalla Banca d’Italia nel rapporto mensile Monete e banche, ammonta a 873.835 Milioni di Euro, in flessione del 2,3% rispetto allo stesso mese del 2015. Una riduzione certamente significativa che si verifica in una fase storica in cui, invece, le aziende avrebbero bisogno di più di una boccata d’ossigeno per provare a rialzare la china.
Scendendo più nel dettaglio, con particolare riferimento alle imprese agricole e dell’industria alimentare si e’ verificata una lieve riduzione degli impieghi bancari totali a loro destinati. Numeri alla mano, per effetto anche di una contrazione congiunturale, pari a -0,8% rispetto a luglio, la variazione di agosto, su base annua, è stati pari a -0,6%. Agevole effettuare un confronto: l’andamento dei finanziamenti al totale delle attività economiche è favorevole per il settore agroalimentare, che mostra ancora una buona tenuta in termini di prestiti totali ricevuti, nonostante il rallentamento degli ultimi mesi.
Ma non sono tutte rose e fiori, anzi. Alcuni segnali poco confortanti si delineano all’orizzonte. Infatti, una vera e propria “forbice” si intravede a partire dai primi mesi del 2016, in termini di accesso al credito, tra imprese dell’industria alimentare e aziende del settore primario, ossia quelle realtà attive nell’agricoltura, nella silvicoltura e nella pesca. I finanziamenti a queste ultime, che durante il 2015 erano stati in crescita pressoché costante, dall’inizio del 2016 hanno cominciato a contrarsi. In particolare, le riduzioni dei prestiti all’agricoltura degli ultimi due mesi, entrambe del -2,1% su base annua, confermano la dinamica calante, con lo stock che ad agosto scende a 43.350 Milioni di Euro. L’altra faccia della medaglia denota, invece, l’andamento dei finanziamenti alle imprese dell’industria alimentare, delle bevande e del tabacco che continua ad essere positivo: ad agosto, gli stock di prestiti bancari al settore segnano un +1,5% su base annua, nonostante la contrazione congiunturale (-1,3% su luglio), e si assestano sui 32.153 Milioni di Euro.
Delineato tale trend, Ismea ricorda che rispetto al 2015 i finanziamenti ricevuti dalle imprese del settore agricolo rappresentano stabilmente una quota del 5,0% dei prestiti bancari complessivi, mentre cresce il peso della componente delle imprese dell’industria alimentare in termini di finanziamenti ottenuti, pari al 3,7%. Nel loro complesso, le imprese del settore agroalimentare nel 2016 assorbono una quota di credito bancario leggermente superiore al 2015, passando dall’8,5% all’8,7%.
Preso atto dei dati complessivi a livello nazionale, l’analisi di Ismea si focalizza sui diversi contesti territoriali. Ebbene, il credito bancario al settore agricolo risulta intercettato principalmente dalle imprese del Nord Est, con una quota del 35%, seguite immediatamente da quelle del Nord Ovest (28%). Il restante 37% si distribuisce tra le aziende del Centro e del Sud, incluse le Isole. Ancora una volta, pertanto, sono le imprese del centro – sud Italia a soffrire le criticità legati all’accesso al credito.
Di Antonio Longo