Sui trattori e le operatrici semoventi, il posto di guida ha subito negli ultimi 30 anni un’evoluzione davvero epocale, grazie al montaggio di abitacoli tecnicamente evoluti. Oltre agli aspetti di sicurezza (ROPS e FOPS) e a quelli prettamente ergonomici (rumore, vibrazioni, disposizione e azionamento dei comandi, visibilità, ecc.), senza dubbio una caratteristica di rilevanza assoluta riguarda il mantenimento di un microclima sano, non solo dal punto di vista del comfort termico, ma anche (e soprattutto) per ciò che concerne la salubrità dell’aria.
Infatti, in ambito agricolo sono molte e varie le minacce in tema, sia di tipo organico (ad es. la emissioni gassose delle deiezioni zootecniche), che inorganico, come le polveri derivanti dai granulati dei concimi di sintesi e soprattutto i prodotti fitosanitari. Questi ultimi, in particolare, rappresentano un pericolo ben noto, grave e molto spesso colpevolmente sottovalutato, per le sue conseguenze (talvolta anche letali) che si esplicitano in modo subdolo nel tempo, e che si evidenziano in sintomi individuabili solo quando nella gran parte dei casi è troppo tardi per porvi rimedio. In tal senso, la prevenzione gioca un ruolo chiave: in sintesi, bisogna evitare di entrare in contatto con il principio attivo del fitofarmaco perché, contrariamente a quanto comunemente si pensa, la modalità di assorbimento di gran lunga più pericolosa non è né l’inalazione né l’ingestione, bensì l’esposizione epidermica. Oltre ai dispositivi di protezione individuale (maschere e caschi con respiratore dotati di filtri, tute, guanti, sovrascarpe, ecc.) la soluzione senza dubbio più moderna e pratica è quella di dotare la cabina della macchina (motrice od operatrice semovente) destinata ad effettuare i trattamenti di un impianto di filtrazione a carboni attivi, in grado di bloccare l’entrata delle sostanze pericolose. Poiché poi l’abitacolo non è, né potrebbe ragionevolmente essere, a tenuta stagna, è anche necessario creare al suo interno una leggera pressurizzazione, in modo da essere sicuri che l’unica aria che entra in cabina sia quella preventivamente filtrata, e non quella dell’ambiente esterno circostante, inquinata dal fitofarmaco nel momento della sua distribuzione.
Il progresso tecnico ha da tempo fornito adeguate risposte a questa esigenza, e parecchi modelli di trattori specializzati (da vigneto e frutteto), nonché ovviamente tutte le irroratrici semoventi sia per colture erbacee che arboree, hanno la possibilità della pressurizzazione e soprattutto di montare filtri a carboni attivi.
I flitri a carboni attivi, abbinati ad una leggera pressurizzazione della cabina, sono in grado di mantenere l’aria all’interno dell’abitacolo esente dall’inquinamento dei fitofarmaci.
La questione riveste un’importanza generalizzata, tanto che è stata oggetto qualche anno fa dell’emanazione della normativa europea EN15695-1 e -2, che definisce una classificazione della cabina e dei relativi filtri tramite prove di laboratorio, in relazione al livello di protezione assicurato. L’attuale top è la cosiddetta “classe 4”, che assicura un’efficace protezione non solo contro le polveri, ma anche nei confronti degli aerosol e dei vapori (ovvero le forme di dispersione più adottate per l’applicazione dei fitofarmaci). Nel caso specifico, è necessario quindi che non solo il filtro stesso sia idoneo, ma anche che il suo alloggiamento e le modalità di installazione siano tali da garantire che l’aria esterna inquinata passi solo attraverso la cartuccia e non intorno. Si tratta di un aspetto delicato, generalmente oggetto di scarsa attenzione, anche considerando che i filtri a carboni attivi non sono eterni, ma si esauriscono e vanno periodicamente cambiati. L’operazione di sostituzione deve pertanto essere eseguita con la massima precisione, in modo da mantenere adeguate condizioni di sigillatura. Sarebbe quindi auspicabile che a livello costruttivo siano individuate soluzioni semplificate, ma efficaci, per l’esecuzione di questo intervento di manutenzione. Altra questione delicata riguarda gli intervalli di ricambio, che a rigor di logica dovrebbero essere variabili in relazione alla vita utile della cartuccia (funzione dell’intensità di filtrazione e del suo naturale processo di invecchiamento). Anche da questo punto di vista, sarebbe augurabile che fossero attivati sistemi univoci di segnalazione di esaurimento del filtro, in modo da procedere senza indugio e incertezza al ricambio.
Un utile passo in avanti sull’efficienza dell’intero sistema è stato introdotto da New Holland con la sua Blue Cab 4 che, oltre ad un impianto di pressurizzazione interna a circuito chiuso, sulla sua gamma di vendemmiatrici-portattrezzi compatte (ma dal 2016 anche sui trattori T4 F/N/V) è in grado di attivare in automatico una filtrazione di livello 4 (rispetto al livello 2, specifico per le sole polveri) nel momento in cui viene messo in funzione il modulo irroratore montato. In tal modo, il filtro a carboni attivi lavora solo quanto ce n’è veramente bisogno, a tutto vantaggio del prolungamento della sua vita utile. La cabina Blue Cab 4 inoltre propone altre peculiarità originali: la valvola automatica per “spurgare” l'aria nella cabina prima della pressurizzazione e dell'avviamento della filtrazione di livello 4, e la gestione dei filtri “intelligente”, che tiene traccia degli intervalli di manutenzione e del loro grado di esaurimento.
Dal 2016 la cabina Blue Cab 4 sarà montata anche sui trattori T4 F/N/V di New Holland.
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