Continua a crescere il mondo dell’agriturismo italiano. Nel 2015, ultimo anno completamente “tracciato” dalle statistiche, le presenze sono incrementate del 4,9% rispetto all’anno precedente, con oltre 11.3 milioni di visitatori, il 57% dei quali stranieri. Il giro d’affari ha toccato gli 1.2 miliardi di euro. Numeri utili a tracciare un primo quadro di questo comparto così importante per l’agricoltura italiana, ma che necessitano di una lettura più approfondita per mettere in campo strategie finalizzate a sostenere una crescita consapevole ed equilibrata. L’analisi condotta da Ismea- Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare- sulla base dei dati forniti nel marzo scorso da Istat, rileva una crescita di quasi 7.000 nuove imprese agrituristiche negli ultimi dieci anni, per un totale di 22.238, concentrate prevalentemente al Nord (10.446 aziende) e al Centro (7.642). Il Sud, nonostante il potenziale turistico evidente, non riesce a capitalizzare come dovrebbe, chiudendo i conti 2015 con 4150 aziende. Sempre fra il 2005 e il 2015, aumentano i posti letto (+87.467) e i posti a sedere (+155.018). Metà degli agriturismi italiani, inoltre, è attrezzata per offrire attività di ristorazione. La crescita del numero di agriturismi è più vivace nel Centro del Paese (+5,1%) rispetto al Nord (+1,7%), mentre nel Mezzogiorno si registra un calo (-1,1%). La parte del leone è svolta come sempre da Toscana e dalla provincia di Bolzano, dove l’agriturismo si conferma una presenza consistente e radicata rispettivamente con 4.391 e 3.125 aziende attive. "Con investimenti mirati in marketing e comunicazione, oltre che realizzando sinergie con il territorio e rafforzando i contenuti esperienziali - sottolinea Ismea -, la permanenza media negli agriturismi potrebbe crescere, considerando che gli italiani soggiornano in media 2,9 giorni, gli stranieri 5,2 giorni. Allungare anche di un solo giorno la durata media dei soggiorni significherebbe, a parità di arrivi, un incremento delle presenze del 25%". Analizzando ancora i dati forniti da Istat, emergono ulteriori aspetti che permettono di meglio evidenziare la situazione del settore. A partire dalla tendenza a diversificare i servizi, soprattutto proponendo pacchetti turistici integrati: 8.162 aziende svolgono contemporaneamente attività di alloggio e ristorazione, 10.440 offrono oltre all’alloggio altre attività agrituristiche e 1.707 svolgono tutte le tipologie di attività agrituristiche autorizzate (alloggio, ristorazione, degustazione, ecc.). Per “mappare” la presenza sul territorio, è utile sapere che l’83,9% delle aziende agrituristiche è situato in aree montane e collinari, mentre il restante 16,1% è localizzato in pianura. Più di un’azienda agrituristica su tre (36,1%), è a conduzione femminile. La maggiore concentrazione di aziende gestite da donne si rileva anche in questo caso in Toscana, con 1.791 aziende, che rappresentano il 40,8% delle aziende della regione e l’8,0% di quelle nazionali. Nelle aree interne le aziende agrituristiche sono presenti in quasi tutti i Comuni interessati (99,1%), con una densità più accentuata nell’Italia centrale e in Alto Adige, confermando il contributo dell’agriturismo al mantenimento degli insediamenti e dell’attività agricola in zone spesso svantaggiate.
Emiliano Raccagni