Cambio al vertice di Agrinsieme, il coordinamento che rappresenta le aziende di Cia, Confagricoltura, Copagri e l’Alleanza delle cooperative agroalimentari (che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare), nata nel 2013 e oggi "voce" di oltre il 35% del fatturato agroalimentare italiano e di oltre i due terzi delle aziende agricole attive lungo la Penisola, con oltre 800mila persone occupate. Il nuovo coordinatore è Giorgio Mercuri (nella foto), presidente dell'Alleanza Cooperative Agroalimentari. Foggiano, 52 anni, imprenditore agricolo a Orsara di Puglia,, come annunciato a Roma in occasione della presentazione del "Manifesto" di Agrinsieme, succede, dopo un anno e mezzo di guida, a Dino Scanavino, presidente di CIA. Tra le nuove sfide del 2017, come dichiarato dal neo-coordinatore, Agrinsieme punterà a sostenere ogni iniziativa di lotta al caporalato chiedendo tuttavia di rivedere le regole che penalizzano le imprese sane.
Nel suo discorso di insediamento, Mercuri ha dedicato spazio al tema del rilancio occupazionale. “La strada per uscire dal tunnel nero di crisi profonda è - dichiara - la specializzazione e l'innovazione. Solo così si possono abbassare i costi, ridurre gli sprechi, ad esempio dell'acqua, ottimizzare gli interventi e ridurre l'utilizzo anche di sostanze chimiche in difesa dell'ambiente". Per quanto riguarda il tema della Pac post 2020, per Agrinsieme "Occorre una nuova valutazione dei pagamenti disaccoppiati che rischiano di sovracompensare gli agricoltori nelle fasi positive degli scambi e di non compensarli adeguatamente nei momenti di crisi. Agrinsieme proseguirà a lavorare per orientare la politica europea verso le esigenze dell'economia reale, del sistema delle imprese, dell'occupazione e di una nuova politica sociale. La Pac post 2020 non solo dovrà confermare un budget adeguato, ma dovrà essere caratterizzata da una forte discontinuità con il passato”. In questi giorni si è molto dibattuto anche sul sostanziale calo nell’utilizzo dei voucher per il settore primario. “Si tratta –ha detto Mercuri- di uno strumento che resta un valido ausilio all'emersione del lavoro sommerso, ed è di difficile strumentalizzazione: in questo senso il suo utilizzo va confermato. Essendo mirato a categorie non professionali e per importi ridotti, è difficile che se ne abusi in agricoltura, visto che i beneficiari possono essere soltanto pensionati e giovani studenti, tra l'altro impiegati esclusivamente in attività stagionali, come la vendemmia". Ma, al di là dei voucher, l'impresa agricola ha altre esigenze, "ben più serie, a partire dal bisogno di una flessibilità strutturata per tutte quelle tipologie di attività che non richiedono specializzazione ma che sono indispensabili visto l'ineliminabile andamento ciclico delle produzioni agricole. Parliamo delle grande campagne di raccolta e dell'esigenza di avere strumenti normativi e amministrativi che consentano l'impiego intenso di manodopera, in un lasso di tempo molto breve e spesso anche non programmabile".
Altro passaggio è dedicato a un’auspicabile stabilità politica, di governo e parlamentare in primo luogo perché, secondo l’associazione, le imprese ora più che mai, hanno bisogno di saldezza di politiche e di intenti. In questo quadro va riconsiderato centrale e nevralgico il settore agroalimentare che va sostenuto con interventi mirati ai mercati in crisi, al rilancio dei consumi e al rafforzamento dell'export, ma anche a rinsaldare le filiere e proporre nuove politiche di green economy e gestione del territorio. “In aggiunta vanno sviluppate –ha concluso Mercuri- misure che incrocino da una parte la domanda e l'offerta di lavoro in agricoltura, anche attraverso il ruolo della filiera cooperativa e dall'altra parte il reperimento di manodopera specializzata e qualificata".
Emiliano Raccagni