Robot-contadini sempre più sofisticati, "occhi" hi-tech in grado di diagnosticare le patologie delle piante, monitorarne l’eventuale stress idrico o il livello di maturazione del raccolto, sensori 4.0 e altri strumenti di precisione tecnologica. E, ancora, droni che monitorano le coltivazioni comunicando una serie di dati e parametri in tempo reale sul device dell’agricoltore, a partire da un semplice smartphone. Non siamo in qualche laboratorio o centro di ricerca ma direttamente sul campo, più precisamente in Salento. In questo angolo di Puglia, recentemente i giovani agricoltori di Coldiretti si sono dati appuntamento insieme a docenti e ricercatori delle Università del Salento, del Politecnico di Bari, dell’Università della California e del Centro ricerca e sviluppo della Bosch e sono state illustrate le soluzioni tecnologiche più all'avanguardia con cui rilanciare l'agricoltura locale, gettando le basi per sfruttarne in un futuro non così lontano tutte le grandi potenzialità ancora inespresse. Gli esempi portati all’attenzione dei giovani agricoltori non mancavano, a partire dalle etichette dei prodotti collegate a sensori che raccontano la tracciabilità in modo sistematico (qualità dell'aria, dell'acqua, del terreno di una coltivazione).
"In una provincia devastata da xylella fastidiosa – sottolinea una nota - i giovani imprenditori agricoli sono pronti a rimboccarsi le maniche e a ricostruire il paesaggio agrario. E se zappa e aratro erano gli strumenti dei nonni, oggi il successo di un'azienda è legato all'utilizzo delle nuove tecnologie".
La Puglia, insomma, punta a diventare uno dei punti di riferimento per il progresso tecnologico dell’Italia agricola, partendo da un dato: il 52% delle imprese di settore, infatti, sono condotte da giovani under 35. Anche da qui si parte per spiegare il fermento attorno a nuove opportunità per migliorare lavoro e reddito. Tra le altre novità presentate durante il convegno, un idrogel super assorbente, nato per ridurre il consumo di acqua e quindi potenzialmente molto utile in un territorio come quello pugliese, da sempre sensibile alla disponibilità idrica e alla siccità. Ma, anche, robot che lavorano nei vigneti e macchine a ultrasuoni utilizzate nella filiera dell’extravergine di oliva. Tutto ciò che, insomma, fa agricoltura 4.0. Attività a cui lavorano in modo particolare gli atenei regionali, che hanno in questi ultimi tempi avviato diversi progetti sul controllo di qualità con i big data, produzione in campo affidata ai robot, gestione intelligente della rete di distribuzione, realtà aumentata per l'impresa e nei servizi di marketing, veicoli a guida autonoma per la logistica, innovazione nelle macchine per lavorazione e raccolta.
Sfida nella sfida, superare una diffusione sporadica delle nuove tecnologie, che non devono essere confinate solo a poche imprese lungimiranti. Su questo sono tutti d’accordo: non bastano droni e robot per cambiare il volto dell’agricoltura del sud, se a fianco di un’azione tesa all’informazione e alla diffusione delle nuove opportunità non si lavorerà per un vero e proprio censimento delle aziende innovative e successivamente per far conoscere il loro esempio a chi ancora conduce i lavori totalmente in modo tradizionale.