Fondata nel 1962 da Giancarlo Losi e da allora sotto il controllo della stessa famiglia, la pavese Mintor si è specializzata sin dalle origini nella produzione e nella commercializzazione di componenti e in particolare di tappi destinati alle più svariate applicazioni oleodinamiche. Dopo essersi trasferita alla fine degli anni Sessanta da Pavia alla vicina Cura Carpignano, l’azienda ha intrapreso un percorso di crescita che l’ha condotta ad acquisire nuovi spazi e ampliare più volte le sue strutture. La più recente opera di restyling è datata al 2014 ed è stata l’ultima - per ora - di una serie di iniziative di ampliamento che hanno toccato sia l’amministrazione sia la logistica, lo sviluppo e l’assemblaggio. Certificata UNI EN ISO 9001-2015, la società ha fatto della conoscenza delle problematiche e delle esigenze dei clienti finali e dell’attenzione alle evoluzioni tecnico-commerciali delle industrie servite due dei suoi principali punti di forza. Una missione «impegnativa», secondo la definizione del marchio lombardo, ma che se perseguita con passione consente di «mantenersi giovani» e competitivi. La longevità e il successo sui panorami nazionale e internazionale si devono poi alla completezza dell’offerta che il catalogo di Mintor presenta. Vi si ritrovano tappi di carico e scarico con testa esagonale, esagonale cava, impugnabile, in una molteplicità di forme e dimensioni diverse, e tappi magnetici per l’eliminazione dei residui ferrosi dai liquidi lubrificanti. Una varietà di soluzioni, incluse quelle a doppia valvola, caratterizza poi la gamma dei tappi di sfiato - «per normalizzare alle condizioni volute le differenze di pressione all’interno dei volumi di contenimento» - e riempimento. Questi ultimi comprendono modelli di tipo più tradizionale insieme ad altri forniti di sistema di apertura controllata con lucchetto o serratura. E ancora tappi su flangia inclinata, indicatori di livello (verticali, ad asta, con galleggiante, a vista) senza dimenticare l’importanza degli esemplari custom.
Pronti a tutto
Dal 2008, anno della scomparsa del capostipite Giancarlo, la direzione di Mintor è stata affidata ai due figli Andrea e Marco e che essi siano stati in grado di interpretare e valorizzare al meglio il lascito paterno lo dicono, più di ogni altra considerazione, i numeri. Giunta al suo 57esimo anniversario dalla fondazione è una realtà da oltre 5 milioni di fatturato annuo che conta 38 dipendenti totali. Grazie a una rete di distributori e di rivenditori accomunati da un solido know-how in materia di oleodinamica presidia pressoché tutti i continenti del globo. È presente così in India e Cina, suoi principali sbocchi nella macroregione Asia-Pacifico, ma anche in Sudafrica, Australia o Nuova Zelanda, oltre naturalmente a quell’Europa che, soprattutto a Est, si conferma sempre molto dinamica. «Fra le caratteristiche di spicco dei nostri articoli», hanno detto a Oleodinamica Pneumatica i fratelli Andrea e Marco Losi, «c’è quella di essere richiesti per applicazioni numerose e trasversali. Partiamo dalle trasmissioni meccaniche con i motoriduttori e i moltiplicatori utilizzati in particolare in ambito agricolo; per arrivare alle macchine utensili, per l’edilizia e per il movimento terra. E ancora, ci rivolgiamo ai segmenti dei macchinari per la lavorazione della lamiera; e alle macchine agricole». Trasmissioni meccaniche, moltiplicatori e riduttori industriali sono a oggi i campi di utilizzo più battuti; e intenso è altresì il dialogo con i costruttori di sistemi-cambio e assali. «Tendenzialmente», hanno proseguito Marco e Andrea Losi, «ci muoviamo in un settore tutto sommato tradizionalista e nel quale è difficile realizzare qualcosa di effettivamente innovativo, rivoluzionario. Se è difficile però intravedere novità dirompenti, una certa vivacità non manca mai. Adesso stiamo per esempio seguendo da vicino gli sviluppi della mobilità elettrica per capire le potenzialità dei nostri modelli». La convinzione è che comunque vada «tappi e indicatori conserveranno la loro rilevanza», ma l’idea è di osservare le evoluzioni della ricerca e analizzarle per poter poi procedere senza compiere azzardi.
Una nuova organizzazione
D’altra parte, non è detto che l’innovazione debba interessare esclusivamente i processi produttivi in sé e per sé. A Cura Carpignano un forte accento è stato invece posto sui miglioramenti di ordine organizzativo o gestionale. «Lavoriamo senz’altro anche sul rinnovamento della gamma», hanno osservato gli intervistati, «ma non dimentichiamo di essere in primo luogo produttori, non dei semplici commercianti. Per questa ragione stiamo dedicando sforzi importanti all’installazione di macchinari nuovi, attrezzature di magazzino e metodologie: in una parola, sull’organizzazione. La consideriamo la premessa fondamentale per poter dare impulso ad autentiche migliorie sul lato tecnico. Stiamo automatizzando le procedure dei magazzini per le materie prime e la movimentazione interna delle merci. Quanto alle macchine, i torni sono i sistemi sui quali stiamo puntando di più: sono il cuore dell’attività di Mintor e rappresentano un ritorno alle origini: siamo nati come torneria». Industria 4.0 è chiaramente il tema d’innovazione per eccellenza in questo momento storico e l’azienda ne è coinvolta a pieno titolo nonostante siano altre le priorità attuali. «Stiamo procedendo sulla strada della quarta rivoluzione industriale», hanno riflettuto gli intervistati, «per piccoli passi e sempre cercando di armonizzare le nostre esigenze interne con quelle degli utenti. Lo stesso può dirsi a buon diritto anche di metodi come il kanban che per essere adottati nella maniera più corretta ed efficace richiedono un certo tempo. Vogliamo seguire gli utilizzatori e assisterli con un approccio collaborativo e improntato alla condivisione degli aspetti operativi e di quelli strategici. La nostra politica di vicinanza al mercato è fatta di un contatto vis-a-vis, di una presenza fisica vera». Questo significa anche adattare le lavorazioni ai mutevoli bisogni espressi dai vari settori industriali. «Soprattutto in tempi recenti», hanno detto i due titolari del family business, «abbiamo assistito a un incremento della domanda di componenti realizzati in acciaio inox. Si tratta per noi di un sentiero mai intrapreso in precedenza e che costituisce un traino per l’acquisto di macchinari. Apre scenari che vanno oltre l’oleodinamica per estendersi invece al navale e all’ospedaliero o medicale. Il futuro, insomma, non è scritto. L’oleodinamica resta il core-business di Mintor ma quanto detto a proposito dei motori elettrici vale anche altrove: vogliamo farci trovare preparati al cambiamento. Siamo specializzati nella lavorazione di alluminio, ottone, acciai tradizionali e adesso per i vari gradi di acciaio inossidabili servono ulteriori risorse, tanto in termini di tecnologie quanto di addetti esperti».
Risparmio e servizi a 360 gradi
La criticità con la quale una azienda produttrice come Mintor è chiamata adesso a confrontarsi è comune e nota alla quasi totalità dell’indotto metalmeccanico italiano e non solo. La crisi delle materie prime è una delle più pesanti conseguenze della pandemia, influenzando in negativo il business di una gran parte dei player mondiali. «Il rallentamento si sente», hanno ammesso i fratelli Losi, «nonostante la crescita degli ordinativi dei nostri Clienti sia altrettanto imponente». È tempo allora di reagire e continuare a fidelizzare la clientela consolidando un’altra delle specialità societarie, ovvero il service. «Per Mintor», hanno commentato Andrea e Marco Losi, «il servizio è innanzitutto dinamismo e piena disponibilità. Sicuramente non vogliamo dimostrarci troppo sottomessi ai diktat o alle mode dei mercati, ma comportarci come veri e propri partner, alleati capaci di fornire consulenza puntuale e supportare gli utilizzatori dei nostri tappi nella realizzazione dei loro progetti e nello sviluppo delle attività, consci delle nostre prerogative e magari facendo rete con altri. Le funzioni della manutenzione predittiva 4.0 rientrano per lo più sotto la responsabilità dei clienti; dal canto nostro cerchiamo di operare, anche nell’area del maintenance, con la massima flessibilità». Il focus primario dal punto di vista delle vendite resta fisso sull’Europa e in misura maggiore su quei Paesi delle regioni orientali dove le richieste crescono «a ritmi forse superiori a quelli della stessa Asia»; e dove le tematiche legate al risparmio energetico e alla sostenibilità aumentano d’importanza. «Sono entrambe problematiche molto sentite in azienda», hanno concluso Andrea e Marco Losi, titolari di Mintor, «e per questo stiamo dedicando attenzione maggiore agli imballaggi, pienamente riciclabili, e alla razionalizzazione dei consumi, anche in sede di movimentazione interna dei colli. Senz’altro però, l’ampio uso di acciai e alluminio ci rende parte integrante dell’economia circolare».