L’Italia segna il passo. Il Vecchio Continente
rallenta. L’Eima International corre.
Il paradosso è nei numeri. L’edizione 2014 -
la 41ma - si è chiusa con cifre monstre che,
visto lo scenario di riferimento, vanno oltre
ogni più rosea previsione: 235.614 visitatori,
con un incremento del 20% rispetto ai
196mila del 2012, edizione già considerata da
record. Salgono sensibilmente i visitatori esteri
(38mila provenienti da 124 Paesi, +21%),
crescono gli espositori (1.800), aumenta la
presenza degli italiani. E Massimo Goldoni,
presidente di FederUnacoma, i costruttori di
macchine agricole, può lasciarsi andare a un
po’ di retorica: «Le macchine agricole sono
frutto di un ingegno e di un talento costruttivo
molto speciali, e sono una delle espressioni
più belle della nostra civiltà».
Al di là delle parole gongolanti , Goldoni fa il
quadro della situazione mondiale, e a caduta,
di Europa e Italia, conscio del fatto che la manifestazione bolognese ha allargato definitivamente
i propri confini.
Due milioni di nuovi trattori all’anno
«Il mercato mondiale - evidenzia Goldoni - si
mostra complessivamente in crescita: nel
2013 sono state vendutI 2 milioni di trattori
(+10% rispetto al 2012), valore che si prevede
verrà mantenuto anche nel 2014. Dopo un
2013 che ha visto l’India confermarsi come il
maggiore mercato in assoluto con un assorbimento
di 620mila trattrici, che ha segnato un balzo in avanti della Cina con 584mila
macchine (+42%) e ha registrato un progresso
anche dei mercati europeo e statunitense,
entrambi con incrementi del 2% a fronte rispettivamente
di 138mila e 94mila macchine
immatricolate, il primo semestre 2014 delinea
una situazione non dissimile in termini di
volumi complessivi: il mercato delle trattrici
ha registrato nel primo semestre dell’anno
incrementi in India (+4% rispetto al primo
semestre 2013), Stati Uniti (+4), e in Paesi emergenti
come la Turchia (+14%); mentre l’Europa
comunitaria frena, con un -5%, e la Cina
registra una contrazione dell’8%, da considerare
fisiologica dopo il formidabile incremento
dell’anno scorso. La compensazione
fra l’andamento positivo di alcuni mercati e
la flessione di altri dovrebbe confermare, a
fine anno, i volumi raggiunti nel 2013, anche
in considerazione della domanda emergente
in Paesi dell’Estremo Oriente, dell’America
Latina e dell’Oceania».
Italia sotto quota 19mila
L’Italia rimane un caso problematico. «Il mercato
- sottolinea il presidente FederUnacoma
- è in calo ormai da dieci anni. Nel 2004
venivano assorbite quasi 33mila trattrici, un
numero che è andato diminuendo costantemente.
L’andamento delle immatricolazioni
(tab. 1, ndr) nei primi dieci mesi del 2014 (poco più di 16mila trattori immatricolati e un calo
dell’1,7% sul già modesto 2013, con decrementi
ancora maggiori per mietitrebbie e rimorchi)
conferma il trend negativo e rimanda
‘sine die’ le prospettive di ripresa».
«Così - continua Goldoni - possiamo stimare
che a fine anno il numero delle trattrici vendute
sul mercato nazionale possa non andare
oltre le 18.700 unità, segnando il minimo
storico dal Dopoguerra, vale a dire da 70 anni
a questa parte. Se prendiamo in esame gli
ultimi undici anni (2004-2014), il mercato italiano
ha perso il 43% di unità immatricolate,
accentuando sempre di più il differenziale
con i Paesi leader, Francia e Germania»
Specialistici in attesa di proroga
E mentre si attende l’entrata in vigore della
revisione o di qualcosa che possa scuotere
il mercato, a Bruxelles si sta giocando una
partita decisiva per il comparto dei cosiddetti
trattori “stretti” da frutteto e vigneto. Se dovessero
essere confermati nei provvedimenti
comunitari i tempi d’attuazione indicati
nelle prime formulazioni (2017 per la “fase
IV”; 2019-2020 per la “fase V”) - secondo
FederUnacoma - le industrie non sarebbero
in condizioni di adeguare la produzione nei
tempi richiesti, con gravi ripercussioni sulla
tenuta del comparto stesso.
La partita è aperta e all’Eima si sono visti
gli europarlamentari Marco Zullo, della
Commissione Agricoltura, e David Borrelli,
della Commissione Industria, per cercare
di spingere le istituzioni comunitarie a cambiare
rotta.
L’esenzione totale pare francamente un miraggio,
mentre appare più probabile l’ipotesi
di una proroga: l’obiettivo è di spostare la prima
scadenza al 2020. Per poi riparlarne.
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