La conoscenza delle misure contenute nel Piano Nazionale Impresa 4.0 non è particolarmente diffusa tra le imprese agricole. Infatti, soltanto il 32% dichiara di conoscere tale misura, percentuale identica a quella del settore dei servizi ma molto inferiore rispetto alle imprese manifatturiere (63%). Sono le imprese di maggiori dimensioni a dichiarare una maggiore conoscenza di queste misure (43% le imprese tra i 10 e i 49 addetti e 41% per quelle oltre i 50 addetti) e le imprese femminili (39%), mentre per quanto riguarda la localizzazione sono le imprese del Nord-ovest quelle più informate (40,3%). Si tratta di alcune delle evidenze che emergono dall’indagine “Imprese agricole e cambiamento” condotta dal Centro Studi Tagliacarne-Unioncamere.
In base agli esiti della ricerca, nel periodo 2017-2019 pre-Covid sono poche le aziende che hanno introdotto tecnologie digitali 4.0 (4% contro il 9% delle imprese di servizi e il 26% delle imprese industriali) ma bisogna considerare che solo con il passaggio da Industria 4.0 a Impresa 4.0 nel 2019 le imprese agricole (e molte di quelle di servizio) sono state ammesse a questo tipo di contributi.
Durante il Covid (2020-2021, i primi anni di Impresa 4.0) l’introduzione di tecnologie digitali 4.0 fa registrare una forte crescita, infatti il 20% delle imprese intervistate dichiara di averle adottate nella propria azienda, percentuale molto superiore a quella delle imprese terziarie (14%), ma inferiore a quella delle imprese manifatturiere (38%). Ancora in aumento la frequenza delle imprese agricole che dichiarano di volerle introdurre nella propria azienda nel periodo Post-Covid 2022-2024 (23%), a testimonianza dell’ottima capacità di reazione alla pandemia del settore agricolo, ben superiore a quella delle imprese dei servizi (17%), ma sempre inferiore delle imprese industriali (43%).
Bisogna, però, considerare il forte digital divide che penalizza le imprese agricole italiane, preso atto che dal 7° Censimento Agricoltura Istat emerge che solo il 16% usa il computer o altre attrezzature informatiche o digitali per fini aziendali, anche se questa quota risulta quadruplicata rispetto al 2010.
Tra le imprese che investiranno in tecnologie 4.0 nel periodo 2022-2024, il 25% investirà in simulazione fra macchine connesse per ottimizzare i processi produttivi, il 16% in integrazione orizzontale e verticale di filiera, l’11% in Big data, 9,4% in machine learning, il 7% in Cloud computing, il 5% in internet of things e Robotica, il 3% in Cyber security, il 2% in blockchain e circa l’1% in stampanti 3D, realtà aumentata e intelligenza artificiale.
I principali ostacoli all’introduzione di investimenti nelle tecnologie digitali 4.0 incontrati dalle imprese agricole intervistate sono stati le risorse economiche insufficienti (25%), i costi troppo elevati delle tecnologie (23%), la scarsa informazione sull’iter per investire in tecnologie digitali (21%) e la mancanza di competenze digitali interne (15%).
Le imprese agricole intervistate ritengono che i provvedimenti più importanti per supportare le aziende ad investire nella sostenibilità ambientale e nell’introduzione delle tecnologie digitali siano, nell’ordine, semplificare le procedure amministrative rispetto a incentivi e agevolazioni (31%), favorire l’accesso al credito bancario per le risorse destinate a questi investimenti (24%), sviluppare percorsi di formazione scolastica e universitaria sulle competenze digitali (23%), sensibilizzare sull’importanza di investire in questo campo (22%), incentivare la formazione aziendale sulle competenze digitali (19%).
di Antonio Longo