L’Istat ha diffuso i dati sul commercio estero: il 2012 si preannuncia nero per l’export agricolo. L’Italia rischia di perdere il primato mondiale di produttore di ortofrutta.
I prodotti agroalimentari italiani tipici, come il parmigiano reggiano, gli spaghetti e il vino continuano a registrare record oltreconfine, i prodotti agricoli freschi sul fronte dell’export non hanno, al contrario, vita facile. I dati di febbraio mostrano che le esportazioni agroalimentari hanno segnato un incremento del 12,7% tendenziale, mentre le vendite all'estero di legumi, ortaggi, agrumi e frutta fresca sono calate drasticamente del 6,8%.
Una performance, dunque, negativa che segue il segno meno di gennaio (-11,4%), come ha fatto notare la CIA, Confederazione italiana agricoltori, sulla base dei dati Istat. A trainare l’export 2011 del made in Italy sono stati soprattutto vino (+12%), formaggi (+16%) e pasta (+7,4%), mentre sul fronte dell’ortofrutta le esportazioni sono diminuite in totale del 2,3%, trascinate in basso dall'andamento degli ortaggi, che sono precipitati in giù del 9,4%.
Tra le cause di questi numeri per nulla confortanti troviamo l’emergenza Escherichia Coli, il “ batterio killer” che, insieme ai danni provocati dal maltempo e dal gelo, al blocco dei Tir, l’aumento dei costi di produzione ed il crollo delle quotazioni all’origine per l’ortofrutta, hanno fatto crollare i contratti fuori dall’Italia. Sono tutti problemi evidenziati dalla CIA, che rischierebbero di togliere il primato all’Italia di leader mondiale: una nazione che produce, all’anno, oltre 36 milioni di tonnellate di ortofrutta, per un valore complessivo di 12 miliardi di euro.
Confagricoltura, oltre ai problemi evidenziati dalla CIA, pone l’accento anche su un’altra questione: l’accordo con il Marocco, e commenta in questo modo: “L’agricoltura è in grandissima difficoltà, non riesce a preservare le sue quote di mercato ed è sempre più debole sul fronte delle importazioni, anche per scelte miopi come quella del recente accordo bilaterale dell’Unione europea con il Marocco”.
Secondo l’Organizzazione: “Occorre rafforzare la capacità delle imprese di esportare e di investire all’estero, razionalizzando le risorse, con dotazioni finanziarie sufficienti, stabilendo priorità di azioni e creando strumenti normativi che le sostengano direttamente”.