Molti anni fa, quando ancora i trattori (anzi, più che trattori erano locomobili) andavano a vapore, era difficile entrare nei campi. Le macchine erano molto pesanti, ingombranti, lente, con ruote rigide in acciaio che affondavano rapidamente nel terreno cedevole. Per questo motivo nacquero le lavorazioni funicolari: le grosse locomobili a vapore stazionavano ai bordi del campo, azionando robusti verricelli integrati. Le funi muovevano l’attrezzatura, normalmente un aratro in grado di lavorare in entrambe le direzioni. Una delle marche più diffuse era la Fowler, spesso italianizzata in Favola (http://www.steam-up.co.uk/fowler/fowler.htm). Potevano lavorare due locomobili assieme, una per ogni lato del campo, oppure anche una unica, grazie ad una serie di rinvii a carrucola.
Con l’arrivo dei trattori testacalda prima e diesel poi, complice anche l’avvento degli pneumatici, la riduzione delle masse, l’aumento della potenza e tanti altri fattori, si è arrivati all’ingresso diretto dei trattori in campo, con una serie di ben conosciuti vantaggi, ma anche di svantaggi (anch’essi altrettanto ben noti). Tra questi il principale è il compattamento del terreno, che comporta a sua volta diversi effetti negativi: riduzione della microporosità, della permeabilità all’acqua e dell’attività microbica. E allora? Non è ovviamente possibile rinunciare a entrare più in campo con i trattori! O no?
Ora c’è un’altra soluzione!
Come parte del gruppo Omnivol, la Agrivol (http://www.agrivol.it/) ha “riscoperto” la trazione funicolare in agricoltura, naturalmente attualizzata alle tecnologie del nuovo millennio. Di fatto, si tratta di due macchine motrici collocate ai bordi del campo, che azionano un verricello al quale è collegato l’aratro. L’energia del vapore, tanto cara più di 100 anni fa, è oggi sostituita da elettricità “pulita”, prodotta da parchi di pannelli fotovoltaici. Un dispositivo di georeferenziazione, unitamente ad un elevato livello di automazione, rende l’insieme completamente automatico, in grado di muoversi autonomamente.
Grazie ad un progetto di ricerca coordinato dal CRA-ING di Monterotondo, con l’approvazione del Ministero delle politiche agrarie e forestali e l’ausilio dell’ENAMA, il progetto è allo stadio di prototipo; si sta lavorando per la pre-industrializzazione, che sfocerà nella realizzazione di 10 esemplari. Dal progetto sono già scaturiti diversi brevetti.
Secondo il costruttore, i pregi sono:
- un’elevata sostenibilità, perché si evita il transito dei macchinari sul terreno, salvaguardando la flora microbica presente;
- una spiccata naturalità, perché l’attività aerobica e la fertilità del terreno sono fortemente favorite;
- nessuna soil degradation, perché migliora la permeabilità del terreno;
- è un progetto ecologico, vista la provenienza “pulita” dell’energia, e biologico, poiché vengono eliminati combustibili, scorie, e si riduce la rumorosità;
- è un macchinario autonomo, in considerazione dell’elevato grado di automazione.
La “trazione funicolare2.0” avrà un futuro? Beh, il mondo va avanti per le idee innovative, e spesso un’idea innovativa è solo un riciclo di idee vecchie, riadattate alla disponibilità di nuove tecnologie. Potrebbe quindi effettivamente rappresentare una buona alternativa al trattore, almeno in alcune zone particolari.
Ma, come sempre, resta da sciogliere il nodo dei costi…
D3