lI 1° agosto 2014 è entrata in vigore in Germania una nuova versione della legge sulle rinnovabili, dai Tedeschi familiarmente chiamata EEG. Ci interessa? A ben vedere sì, perché nel settore rinnovabile la Germania fa un po’ da laboratorio per molte Nazioni, Italia compresa. Se però spesso da Oltralpe arrivano stimoli positivi, ora arriva più che altro l’eco di un terremoto, soprattutto per il settore del biogas. La nuova EEG – la EEG 2014 – più che sviluppare sembra voler frenare lo sviluppo di questa tecnologia che in Germania – lo ricordiamo – ha creato circa 63.000 posti di lavoro (dati 2011), ha portato all’installazione di 7960 impianti (proiezioni al dicembre 2014) per una potenza di 3840 MW, fornisce corrente a circa 9 milioni di utenze domestiche risparmiando 17,6 milioni di CO2 equivalenti, fornisce circa il 4% del consumo elettrico tedesco e infine ha un fatturato di 7,8 miliardi di € nella sola Germania. Cosa è successo esattamente? L’EEG 2014 introduce innanzitutto un limite superiore alla potenza installabile per anno: non più di 100 MW; taglia molti premi prima concessi a pratiche di gestione dell’impianto virtuose (utilizzo di colture alternative; utilizzo di reflui oltre che di piante energetiche, etc.), riduce l’incentivo base e obbliga gli impianti alla vendita diretta dell’energia prodotta per ottenere gli incentivi all’energia immessa in rete. “Sommando tutte queste misure – afferma l’Associazione Tedesca del Biogas - diventa economicamente difficile installare impianti oltre una certa dimensione, perché il ritorno economico risulta molto lungo”. Infatti l’Associazione stima che quest’anno non si installeranno più di 8 MW. Un settore in stallo? No, ma quasi. L’industria continuerà nelle attività di mantenimento del parco esistente, si continueranno a installare impianti fino a 75kW e per la produzione di biogas da rifiuti urbani - le uniche categorie non toccate dalla EEG - ma di impianti nuovi se ne vedranno ben pochi. “Una possibilità sprecata” afferma l’Associazione, anche perché il biogas tra le rinnovabili è l’unica fonte programmabile e flessibile ed è l’unica che a breve termine ha possibilità concrete di riscattare il settore della mobilità dalle fonti fossili, una minaccia per l’energia convenzionale.
Cosa farà il settore? Prospettive poco rosee a breve termine per l’industria che mai, da quando è in vigore la legge sulle rinnovabili, ovvero dal 2000, ha vissuto un periodo così difficile. Tra le aziende vi sono molti casi di insolvenza e si prevede che molti posti di lavoro qualificati verranno persi, per non parlare della perdita di competenze tecnologiche. Ma a medio-lungo termine il settore è consapevole dell’importanza del suo ruolo nella transizione energetica. Per il futuro si deve puntare sulla flessibilità dell’immissione in rete e sulla possibilità di accumulare il gas quando non serve elettricità; inoltre, sebbene con molte difficoltà, è fondamentale continuare a sviluppare le tecnologie legate alla produzione del biometano, a breve termine veramente l’unica possibilità per rendere sostenibile la mobilità. Siamo ai minimi storici per il biogas tedesco e a perderci non sarà solo il settore, ma - a conti fatti - la società tutta.
Articolo di Maria Luisa Doldi