Una maxi operazione di ritiro e acquisto di forme di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, da destinare attraverso le onlus ad iniziative di sostegno e aiuto agli indigenti. Questa la proposta di Regione Lombardia che, tramite il suo assessore all’Agricoltura Gianni Fava lancia l’idea, con l’intento di coinvolgere altre Regioni e il Ministro Martina, per perseguire un duplice effetto. Oltre, infatti, a rendere disponibili ai chi non se li può permettere due dei più prestigiosi prodotti DOP del settore lattiero caseario nazionale, si otterrebbe anche un effetto positivo per i produttori, rilanciando un comparto che sta attraversando un momento particolarmente difficile, ulteriormente aggravato dall’embargo alla Russia che ne rappresenta un fondamentale bacino di esportazione.
Prezzi in sofferenza. I numeri parlano chiaro e sono stati confermati nei giorni scorsi da BMTI (Borsa merci Telematica Italiana), che ha precisato come nel mese di settembre le forme di Grana Padano siano state scambiate ad un prezzo di quasi il 5% in meno rispetto ad agosto (6.27 euro al chilo); stesso trend per il Parmigiano sceso a 7,49 euro/kg (-3,1%). Entrambe le Dop mostrano poi una forte variazione negativa su base annua, con -12,3% per il Grana e -15,1% per il Parmigiano. Anche la quotazione del latte crudo spot sulla piazza di Verona ha toccato i 37 euro per 100 chilogrammi con una flessione dell'1,73% rispetto alla quotazione precedente e addirittura del 27,45% rispetto a 12 mesi fa. Nel 2009, ricorda l'assessore Fava, "l'allora ministro delle Politiche agricole Luca Zaia si attivò per ritirare 200mila forme di Grana Padano e Parmigiano-Reggiano, pagandole a prezzo di mercato e distribuendole agli indigenti attraverso la rete di onlus. Credo che il ministro Martina dovrebbe seguire le stesse orme e pianificare, insieme a Bruxelles, una strategia per il ritiro massiccio di forme. La Lombardia è pronta a fare la propria parte, per sostenere il comparto, se il governo glielo consentirà".
L’impegno del Consorzio. Per porre in essere tutte le contromisure possibili per minimizzare gli effetti della crisi, settimana scorsa l’assemblea del Consorzio Grana Padano aveva deciso di pianificare una produzione più in linea con le difficoltà del mercato e dei consumi nazionali per evitare eccedenze con effetti negativi sulle imprese, sulla qualità e nell’assoluto rispetto delle esigenze dei consumatori. Per favorire la qualità della produzione, Il Consorzio si è infatti impegnato ad acquistare importanti quantità di formaggio già marchiato, quindi stagionato 10 mesi, da immettere sul mercato nel 2016 con il marchio Riserva. Tra le misure più significative la conferma di acquisto da parte del Consorzio del 5% della produzione dei primi sei mesi, circa 115.000 forme al prezzo di 7 Euro ed altre 100.000 nei mesi successivi, conservate all’interno degli stessi caseifici e poi reimmesse sul mercato nel 2016. Una riduzione della produzione del 3% entro il 2014 e del 5% per il 2015, unitamente a varie modalità per i pagamenti. “Con queste decisioni – ha commentato il Direttore Generale, Stefano Berni - si pone rimedio alle difficoltà del post embargo russo. Confidiamo comunque che il braccio di ferro commerciale cessi quanto prima e si ripristini una sintonia, utile a tutti, tra la Russia e l’Occidente, perché l’Occidente ha bisogno della Russia e la Russia dell’Occidente”. Tanto per dare un’idea di come la Russia rappresenti un mercato decisivo per il made in Italy agroalimentare, bastino i dati forniti da Coldiretti, secondo i quali l'esportazione di prodotti lattiero caseari italiani in Russia è stata pari a 45 milioni di euro nel 2013 tra i quali un peso rilevante è rappresentato da Parmigiano Reggiano e Grana Padano per un totale di circa 15 milioni, mentre vale 1,5 milioni l'export di Pecorino e Fiore Sardo.
Articolo di Emiliano Raccagni